venerdì, novembre 29, 2002

====== MODENA ======


OCCUPAZIONE: SALDO POSITIVO
NEL PERIODO GENNAIO-SETTEMBRE 2002
La Cisl analizza l’andamento del mercato del lavoro modenese



Diminuiscono avviamenti e cessazioni, ma il saldo positivo è il migliore degli ultimi sette anni. Calano i lavoratori modenesi e quelli provenienti dall’Italia meridionale, ma crescono vertiginosamente gli stranieri. Aumentano le assunzioni a tempo determinato, che solo nel 10 per cento dei casi si trasformano in contratti a tempo indeterminato.
È la fotografia del mercato modenese del lavoro scattata dalla CISL, che ha analizzato i dati relativi al terzo trimestre 2002, forniti dai Centri per l’impiego della Provincia, e li ha confrontati con quelli degli anni scorsi. Nei primi nove mesi di quest’anno gli avviamenti al lavoro sono stati 66.731, in calo sia rispetto allo stesso periodo del 2001 (- 7,4 per cento) che del 2000 (- 8,1 per cento).
Le cessazioni, invece, sono state 49.028, il dato più basso dal 1998 a oggi; in virtù di ciò il saldo, positivo per 17.703 unità, risulta nettamente il migliore degli ultimi sette anni. Il settore che tra gennaio e settembre presenta il saldo più alto è il terziario, con una differenza di + 9.250 tra avviamenti e cessazioni. Seguono l’agricoltura (+5.163), l’industria (+3.149) e la pubblica amministrazione (+141). «Queste cifre rivelano, più che una crisi, un rallentamento dell’economia - afferma Maurizio Brighenti, componente della segreteria provinciale della CISL di Modena – Diminuisce il numero delle persone avviate al lavoro, ma non si deve per questo parlare di aumento della disoccupazione. Anche la stasi degli avviamenti nell’industria è dovuta al fatto che la nostra provincia si sta sempre più terziarizzando, facendo emergere nuove figure professionali».
Per quanto riguarda la tipologia degli avviamenti, prosegue irresistibile la crescita dei contratti a tempo determinato. Nei primi nove mesi dell’anno sono stati 38.806, pari al 58 per cento del totale. Per contro diminuiscono ancora le assunzioni a tempo indeterminato, per la prima volta scese sotto la soglia psicologica del 30 per cento. C’è poi da notare un dato nuovo, finora indisponibile: quello sulla trasformazione dei contratti avviati in precedenza. Risulta che nei primi nove mesi del 2002 solo 3.714 contratti sono passati dal tempo determinato al tempo indeterminato, mentre nello stesso periodo dell’anno scorso erano stati 5.352. In diminuzione anche i contratti di formazione lavoro, che rappresentano il 3 per cento del totale (dato più basso dal 1998 a oggi), mentre aumenta leggermente il part-time, passato dall’8,6 per cento del 2001 al 9,3 del 2002.
«Preoccupa la costante diminuzione dei contratti a tempo indeterminato – continua Brighenti - La crescente precarizzazione dei rapporti di lavoro riguarda soprattutto i giovani e la fasce deboli del mercato del lavoro. È un fenomeno che va arginato perché crea instabilità sociale e non giova certamente al rilancio dei consumi. Chi ha un lavoro a termine spende il meno possibile».
Analizzando la provenienza degli avviati, la CISL evidenzia che continuano a diminuire i modenesi (da gennaio a settembre sono stati 42.646, pari al 63,7 per cento del totale). In calo, per la prima volta dal 2000, anche i lavoratori provenienti da altre regioni (8.556, cioè il 13 per cento), mentre prosegue inarrestabile la crescita degli immigrati extracomunitari: nei primi nove mesi dell’anno ne sono stati assunti oltre 11 mila, pari al 16,7 per cento del totale degli avviati. Si tratta del dato più alto di sempre, sia in termini assoluti che percentuali.

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LAPAM FEDERIMPRESA E LICOM GIUDICANO
IL RAPPORTO SUL CENTRO STORICO


Il rapporto sul Centro Storico presentato dall’Amministrazione Comunale è, dal punto di vista tecnico un eccellente lavoro. Molti dati sono registrati puntualmente ed alcuni elementi forniti al dibattito cittadino sono del tutto nuovi, come nuovo è il profilo dell’abitante tipo che n’esce: non più una vecchia signora che abita sola in un grande appartamento semi vuoto ma un “single” più giovane, ricco ed istruito della media dei concittadini. Trarre da questo tipo d’elemento conclusioni di giudizio politico, nel bene o nel male, è senz’altro avventato. E’ difficile dire se si possa attribuire o no a specifiche politiche la situazione attuale. Probabilmente vari pregi immobiliari e di qualità della vita hanno attirato spontaneamente una residenza più ricca e sofisticata. Alcune conclusioni, comunque possono essere formulate, partendo da un’analisi delle cartografie di dettaglio che sono allegate allo studio comunale:
- il centro è di gran lunga di sotto alle sue potenzialità: residenza, commercio, artigianato, pubblici esercizi, professioni, servizi di pertinenza alle abitazioni, pur presenti, sono molto concentrati, si potrebbe dir compressi in alcune zone, comunque a sud del Palazzo Ducale;
- il coefficiente d’occupazione della sosta veicoli è, per la sosta di superficie, francamente inaccettabile. Per Lapam Federimpresa e Licom è premessa essenziale d’ogni intervento incisivo che le auto in sosta siano rimosse dalle vie: 7917 permessi per la Zona a traffico Limitato non stanno nei 1900 posti reali e nei 1500 garage esistenti.
E’ dunque ovvio come occorra offrire agli utenti del centro alcune grandi alternative in sotterraneo di prossimità (parco cittadino- Novi Sad) immediatamente collegate al cuore urbano da adeguati sistemi tecnologici.
Occorre inoltre non inseguire sempre, come purtroppo da cinquanta anni si è fatto a Modena, i problemi di mano in mano che si presentano: quando un immobile si vuota la città deve già esser pronta per la nuova funzione. Non sono più più pensabili attese come quella dell’ex carcere di Palazzo Solmi. Oggi sappiamo che U.S.L, Ospedale Estense, Ospedale Sant’Agostino, oltre alla Manifattura Tabacchi od al complesso Caserma Garibaldi etc, nonché molti altri edifici sono in pista per essere rifunzionalizzate. Prudenza d’equilibri e di trattative riservate non possono imporre i loro tempi alle esigenze della città. Ora è importante che il nuovo strumento di conoscenza di cui, con lo studio presentato, il Comune si è dotato, non sia un puro arricchimento culturale per qualcuno od un mero oggetto di polemiche dei partiti, ma la base di un organico piano di rifunzionalizzazione di tutto il cuore della città.

Il presidente Lapam Federimpresa
della Zona di Modena
Gianni Valentini

Il Segretario Licom
Alberto Carretti



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SPILAMBERTO PER LA PACE


Il Consiglio Comunale di Spilamberto ha approvato a larga maggioranza (un solo voto contrario) un importante ordine del giorno sui temi della pace, con il quale ha deciso di:

istituire un "Ufficio per la pace", all'interno del Ufficio Cultura, con il compito di promuovere, con quanti si renderanno disponibili, la cultura della pace e dei diritti umani mediante iniziative culturali, di ricerca, di educazione e di informazione che tendano a fare del territorio comunale una terra di pace.

aderire al "Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la pace" dandosi la denominazione di "Città di pace".

Di cosa si tratta?
Il Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace è un'Associazione che riunisce i Comuni, le Province e le Regioni impegnate in Italia a promuovere la pace, i diritti umani, la solidarietà e la cooperazione internazionale. Il Coordinamento Nazionale degli Enti ocali per la Pace, fondato il 12 ottobre 1986, ha sede a Perugia, presso l'Ufficio per la pace della Provincia.

I principali obiettivi del Coordinamento sono:
promuovere l'impegno costante degli Enti Locali a favore della pace, della solidarietà e della cooperazione internazionale, valorizzandone le iniziative;
promuovere il coordinamento nazionale e lo sviluppo di iniziative comuni, lo scambio di informazioni ed esperienze tra gli Enti Locali e le Regioni impegnati sui diversi problemi della pace;
approfondire la ricerca e la riflessione politica e giuridica sui compiti degli Enti Locali per la pace;
realizzare un archivio nazionale dell'attività degli Enti Locali per la pace;
favorire la collaborazione tra gli Enti Locali, le Regioni e le associazioni della società civile che operano per la promozione della pace, dello sviluppo e dei diritti umani;
promuovere tra la gente - e in particolare tra i giovani - dello sviluppo della cultura e di comportamenti di pace e solidarietà.


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Il settimanale diocesano Nostro tempo
lancia un appello al Comune di Modena
in occasione della Giornata Internazionale contro la pena di morte:
«Accendete la Buonissima e il Comune»


Sabato 30 novembre si celebra la Prima Giornata mondiale contro la pena di morte: l'idea arriva dalla Comunità di Sant'Egidio, con l'accordo delle principali organizzazioni non governative del mondo, impegnate nella lotta contro la pena di morte e raccolte nella World coalition against death Penalty (Wcadp). In numerose città italiane e straniere si svolge in quella data l'iniziativa "Città per la Vita": saranno illuminati, anche in modo particolare, i monumenti più rappresentativi delle città (a Roma il Colosseo, a Venezia Palazzo Ducale ad esempio) “come segno della luce della vita”. All’iniziativa aderisce anche la vicina Reggio Emilia, che illuminerà la statua del Crostolo in piazza Prampolini. E a Modena? La nostra città non compare per ora nell’elenco di quelle che hanno aderito. Allora ci permettiamo noi di suggerire che questa giornata non passi inosservata: apriamo la Ghirlandina (già ben illuminata) la sera del 30 novembre o mettiamo una luce particolare su uno dei simboli più cari ai modenesi, la statua della Bonissima (che se non sbagliamo è una sorta di summa delle “virtù” modenesi). Ci spiacerebbe se la città non cogliesse questa opportunità. Anche per ricordare che Modena, a parole sempre più proiettata verso l’Europa, appartiene proprio a questo Vecchio continente che della lotta contro la pena capitale ha fatto una battaglia nel segno del rispetto del valore della vita umana. E’ in Europa, infatti, che la pena di morte è stata completamente abrogata (l’ultimo paese a farlo è stata, lo scorso anno, la Jugoslavia). In questo, almeno, gli europei possono dire di non aver nulla da imparare, né dall’est né dall’ovest. La campagna per una moratoria universale contro la pena di morte ha visto finora quasi 5 milioni di firme raccolte in 145 nazioni. La pena capitale è stata abolita in 111 paesi (il primo fu, nel 1796, l’allora Granducato di Toscana, appunto il 30 novembre). Sono 85 invece gli Stati che la mantengono. Ancora troppi e troppo incivili.

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giovedì, novembre 28, 2002

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====== MODENA ======


COLF E BADANTI PER GLI ANZIANI:
COSA OCCORRE FARE ORA, DOPO LA SANATORIA?
Intervento di Franco Zavatti, segretario generale provinciale Spi Cgil




I dati numerici relativi alla regolarizzazione (scaduta l'11 novembre)
delle lavoratrici e dei lavoratori extracomunitari irregolari a Modena,
sono ormai noti e definitivi.
Delle 10.856 dichiarazioni consegnate, oltre 4.000 riguardano le cosiddette
"colf-badanti". Sono perciò altrettante le famiglie modenesi che hanno
finalmente compiuto un passo importante verso l'emersione e la
regolarizzazione di un essenziale lavoro di cura.
Si tratta, senza dubbio, di un lavoro di assistenza e cura rivolto quasi
esclusivamente a persone anziane che, assieme ad una consistente fetta di
"lavoro nero", fotografa il dramma della "non autosufficienza" che
coinvolge migliaia di famiglie modenesi.
Ma, chiusi i termini della sanatoria, il problema può dirsi risolto? Tutta
l'area del lavoro di cura familiare che utilizza extracomunitari non
regolari può considerarsi ora emersa? Si pongono, inoltre, altri
interrogativi: queste migliaia di situazioni familiari, da tempo certamente
note ma solo da oggi regolarizzate, come interagiscono con la rete
dell'assistenza agli anziani a rischio di non autosufficienza e del
sostegno familiare?
"Come sindacato dei pensionati - afferma Franco Zavatti segretario
provinciale dello Spi Cgil - non possiamo che esprimere alcune fondate
preoccupazioni e, nel contempo, assumere iniziative di tutela e di
sostegno. Intanto occorre essere consapevoli che il numero delle
regolarizzazioni richieste è ancora ben al di sotto del fenomeno reale.
Prescindendo pure - prosegue Zavatti - dai fenomeni gravissimi di malaffare
e di truffe legate al mercato delle false regolarizzazioni già denunciati
dal sindacato a Modena, resta una clamorosa divaricazione fra kit ritirati
(14.325) e domande effettivamente consegnate (4.015), pari al 28% dei
moduli prelevati" : vi sarà chi prudenzialmente ha richiesto più di un kit,
ma è evidente che resta ancora una vasta area che non ha compiuto il passo
della regolarizzazione, e per molteplici ragioni. Alcune, derivanti da
motivazioni soggettive delle famiglie interessate (i costi elevati; la
procedura burocratica; le incertezze sulle future responsabilità; ecc.).
Altre, più direttamente connesse ad una "tipicità" del mercato delle
badanti che tutt'ora prospera sul "nero": pensiamo alla rete organizzativa
di "trimestrali" con il permesso turistico (polacche ed altre dai paesi
dell'est) che tutt'ora ruotano trimestralmente sull'anziano bisognoso,
senza richiedere nessuna prova di emersione".
Questo è un fenomeno strutturato e ben organizzato, largamente conosciuto
da tutte le autorità locali, che difficilmente potrà continuare così e
prescindere dalla recente legge.
Restano pertanto ancora migliaia di situazioni di lavoro, per donne
straniere presso anziani soli o con problemi di parziale non
autosufficienza, ancora escluse dal percorso di emersione.
E per le 4000 badanti in via di regolarizzazione, cosa fare? "Questa
consistente realtà - afferma Zavatti - con oltre 4.000 badanti
regolarizzate nella nostra provincia, impone una sua attenta valutazione da
parte dei servizi sociali locali. Sono migliaia di situazioni - prosegue il
segretario provinciale dei pensionati - e, ovviamente, non costituiscono
tutte casi di gravità sociale. E' però una occasione senza precedenti per
conoscere questo fenomeno che deve essere rapidamente monitorato dai
Servizi Sociali dei Comuni per conoscere cosa c'è dentro a quelle 4.000
domande, quali bisogni esprimono, quale necessità vi possa essere per
ulteriori interventi, quale integrazione con altre prestazioni
socio-sanitarie". Ed ancora, conclude Zavatti, queste migliaia di donne
straniere che assistono anziani e/o famiglie bisognose pongono anche - in
molti casi - una questione di qualità e di preparazione professionale, non
solo di conoscenza della lingua (problema comunque rilevante, pensando che
molti anziani - tra l'altro - parlano spesso in dialetto). Si apre allora
un ulteriore spazio di intervento per tentare un'adeguata risposta
formativa".


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CAUSA L'EMERGENZA MALTEMPO
I VIGILI DEL FUOCO FP CGIL
SOSPENDONO LO SCIOPERO NAZIONALE



A fronte dello stato di calamità che sta interessando le regioni del Nord e
viste le previsioni per le prossime ore, le quali confermano che il
maltempo dovrebbe interessare anche il meridione, la FP CGIL Vigili del
Fuoco ha deciso di sospendere lo sciopero già proclamato per il 29 novembre
e di effettuarlo il giorno 11 dicembre 2002.
Tale determinazione scaturisce dal senso di responsabilità che da sempre
caratterizza i Vigili del Fuoco i quali, ancora una volta, faranno
prevalere le necessità della popolazione alle legittime rivendicazioni
sindacali del settore.
Una responsabilità che continua a non essere condivisa dal Ministero
dell'Interno e dal governo, i quali, nonostante gli impegni pubblicamente
assunti nei mesi scorsi, non confermano in alcun modo la sbandierata
volontà di potenziare e valorizzare il corpo nazionale dei vigili del
fuoco, tant'è vero che nella Legge finanziaria 2003, la cui discussione è
ormai nella fase conclusiva, al momento non esiste alcun riscontro.
A maggior ragione pertanto è urgente quanto necessario che il Governo,
accolga gli emendamenti che prevedono l'attribuzione di risorse
contrattuali aggiuntive per il settore operativo dei vigili del fuoco, tali
da riconoscerne la specificità professionale quale componente fondamentale
della Protezione civile, nonchè ulteriori disponibilità finanziarie per
potenziare gli organici - assunzione di almeno 5.000 unità nel triennio
2003/2005 (di cui 500 in Emilia Romagna) - rinnovare il parco automezzi ed
adeguare le attrezzature, idonee a svolgere un adeguato servizio, con
particolare riguardo ai dispositivi di protezione individuale degli
operatori.

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====== MONDO ======


LIBERTA' DI STAMPA NELLA FEDERAZIONE RUSSA
AMNESTY INTERNATIONAL INVOCA IL RISPETTO
DEGLI OBBLIGHI INTERNAZIONALI


Amnesty International ha sollecitato i legislatori russi a rispettare gli
obblighi derivanti dagli accordi internazionali e dalla Costituzione in
materia di liberta' di espressione.

"Apprezziamo la decisione del presidente Putin di porre il veto sulle
proposte di emendamento riguardanti la copertura giornalistica delle
situazioni estreme" - ha affermato Amnesty International. "Tuttavia, i
parlamentari russi devono assicurare che ogni modifica alle leggi in
vigore sui mezzi d'informazione e sulla 'lotta al terrorismo' sia in
linea con gli standard internazionali che tutelano il diritto del pubblico
a ricevere informazioni su cui formare le proprie opinioni".

I giornalisti e le organizzazioni per i diritti umani hanno elogiato il
presidente Putin per essersi opposto agli emendamenti presentati
all'indomani della vicenda del sequestro degli ostaggi del teatro
Dubrovka. Questi emendamenti avrebbero imposto un rigido freno
alla copertura giornalistica di situazioni analoghe e degli eventi in
corso o relativi alla Cecenia ed avrebbero impedito ai mezzi
d'informazione di identificare appartenenti alle forze speciali e alle
unita' di crisi senza il permesso di questi ultimi.

La liberta' d'informazione e' riconosciuta come diritto umano
fondamentale in testi ed accordi internazionali quali la Dichiarazione
universale dei diritti umani, il Patto internazionale sui diritti civili e
politici e la Convenzione europea sui diritti umani. Amnesty
International ricorda ai legislatori russi che Mosca ha sottoscritto
questi documenti internazionali, la cui supremazia sulla legislazione
nazionale e' ribadita dalla stessa Costituzione del paese.

Secondo Amnesty International, "le restrizioni nei confronti dei mezzi
d'informazione possono essere facilmente sfruttate per esercitare
pressione sui giornalisti, soffocare il dibattito pubblico e la critica e
incoraggiare l'impunita' e la corruzione".

Ulteriori informazioni

Gli emendamenti legislativi sono stati presentati in gran fretta
sull'onda del sequestro degli ostaggi nel teatro Dubrovka di Mosca,
conclusosi con la morte di circa 150 persone. Le autorita' russe
hanno criticato la decisione di alcuni mezzi d'informazione di
mandare in onda interviste con i sequestratori e con esponenti
ceceni durante il sequestro ed hanno imposto limitazioni sulla
copertura giornalistica della crisi. Gli emendamenti sono stati
criticati dalle organizzazioni per i diritti umani come un tentativo di
introdurre la censura e di minare la liberta' di espressione.

La documentazione relativa alla campagna di Amnesty International
sulla Federazione Russa "Russia. Giustizia in rosso." e' disponibile
sul sito Internet www.amnesty.it



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CINA, DENUNCIA DI AMNESTY INTERNATIONAL:
GLI UTENTI DI INTERNET
RISCHIANO DETENZIONI ARBITRARIE,
TORTURE E PERSINO ESECUZIONI



Amnesty International ha chiesto oggi alle autorita’ di
Pechino di rilasciare tutte le persone attualmente agli
arresti o condannate per aver utilizzato Internet per
esprimere pacificamente le proprie opinioni o
condividere informazioni.

“Chiunque sia detenuto solo per aver pacificamente
diffuso su Internet le proprie opinioni o altre
informazioni o per aver visitato determinati siti e’ un
prigioniero di coscienza e dev’essere rilasciato
immediatamente e senza condizioni” - ha dichiarato
Francesco Visioli, coordinatore per la Cina della
Sezione Italiana di Amnesty International.

In un rapporto diffuso oggi, intitolato Repubblica
Popolare Cinese: il controllo dello Stato su Internet,
Amnesty International segnala i casi di almeno 33
persone arrestate o condannate per reati relativi a
Internet: si tratta di attivisti politici, scrittori ed
appartenenti a organizzazioni non ufficiali, tra cui il
movimento spirituale Falun Gong.

Una delle sentenze piu’ lunghe e’ stata emessa nei
confronti di un ex agente di polizia, Li Dawei,
condannato a 11 anni di carcere per aver scaricato
articoli dai siti Internet dei movimenti democratici
cinesi all’estero. Tutti i suoi appelli sono stati respinti.

Il rapporto di Amnesty denuncia anche i casi di due
seguaci del Falun Gong, detenuti per reati relativi a
Internet, apparentemente deceduti a seguito di
torture o maltrattamenti da parte della polizia. Il
Falun Gong e’ stato bandito come “organizzazione
eretica” nel luglio 1999.

“Mentre l’industria di Internet continua ad espandersi
in Cina, il governo prosegue a intensificare i controlli
sull’informazione on-line con misure come il filtro o il
blocco di siti stranieri, l’istituzione di corpi speciali di
polizia, il blocco di motori di ricerca e la chiusura di
siti che pubblicano informazioni sulla corruzione o
articoli critici nei confronti del governo” - ha
affermato Visioli.

Alla fine di agosto, la Cina ha bloccato per un breve
periodo l’accesso al motore di ricerca Google,
deviando gli utenti su motori di ricerca locali. Nelle
ultime settimane Pechino ha cambiato ancora tattica,
consentendo l’accesso ad alcuni siti Internet
precedentemente bloccati, ma rendendo impossibile
agli utenti l’apertura dei documenti sui siti relativi alla
Cina. Secondo quanto appreso da Amnesty
International, il ministero per la Sicurezza dello Stato
ha fatto installare dei meccanismi di rilevamento sui
sistemi dei fornitori di accesso ad Internet con
l’obiettivo di controllare le caselle di posta elettronica
individuali, mentre tutti gli Internet café sono stati
obbligati a tenere un registro dei propri clienti e ad
informarne la polizia.

“Gli utenti di Internet sono sempre piu’ intrappolati in
una fitta rete di norme che limitano i loro diritti umani
fondamentali” - ha aggiunto Visioli. “Chiunque navighi
in Internet puo’ rischiare l’arresto arbitrario e
l’imprigionamento”.
Nei casi estremi, coloro che diffondono su Internet
informazioni considerate “segreti di Stato” possono
persino essere condannati a morte.

Le autorita’ cinesi hanno anche obbligato le societa’
che si occupano di Internet ad assumersi maggiori
responsabilita’ nel controllare la rete. I firmatari
dell’Impegno pubblico di autodisciplina, introdotto
nell’agosto 2002, acconsentono a non pubblicare
informazioni “perniciose” che possano “mettere a
repentaglio la sicurezza dello Stato, disgregare la
stabilita’ sociale, contravvenire alle leggi e diffondere
superstizione e oscenita’”. L’Impegno e’ stato
sottoscritto da oltre 300 societa’, compreso il noto
motore di ricerca internazionale Yahoo.

Amnesty International chiede al governo di Pechino di
rivedere i regolamenti e le misure che limitano la
liberta’ di espressione su Internet, per renderli
conformi agli standard internazionali.

L’organizzazione per i diritti umani ha anche espresso
la propria preoccupazione per il fatto che alcune
societa’ straniere avrebbero venduto alla Cina
tecnologia che e’ stata usata per censurare Internet.

“In un momento in cui il ruolo della Cina come
partner economico e commerciale e’ in crescita, le
multinazionali hanno una particolare responsabilita’
nell’assicurare che la loro tecnologia non sia utilizzata
per violare i diritti umani fondamentali” - ha
commentato Visioli.

Ulteriori informazioni

Fin dall’inizio della commercializzazione di Internet in
Cina, nel 1995, questo paese e’ diventato uno dei
mercati dalla crescita piu’ rapida nel mondo. Il
numero degli utenti a livello nazionale raddoppia ogni
sei mesi e si stanno lanciando migliaia di siti. Nel
giugno di quest’anno il numero degli utenti ha
raggiunto circa 46 milioni e gli esperti ritengono che
entro i prossimi quattro anni la Cina diverra’
probabilmente il principale mercato mondiale. Dal
1995 le autorita’ di Pechino hanno introdotto oltre 60
norme e regolamenti sull’uso di Internet.

Dopo un incendio scoppiato in un Internet café di
Pechino nel giugno di quest’anno, le autorita’ hanno
chiuso migliaia di Internet café e a quelli cui e’ stato
permesso di riaprire hanno richiesto di installare
programmi per bloccare siti considerati “politicamente
sensibili” o “reazionari”. Questi programmi
impediscono l’accesso a 500.000 diversi siti Internet
stranieri.

Il rapporto Repubblica Popolare Cinese: il controllo
dello Stato su Internet e’ disponibile presso l’indirizzo:
http://www.web.amnesty.org/ai.nsf/recent/asa17007
2002
e gli appelli sui casi citati in questo comunicato
presso:
http://www.web.amnesty.org/ai.nsf/recent/asa17046
2002



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mercoledì, novembre 27, 2002


====== MODENA ======



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I CAMBIAMENTI STRUTTURALI E LE PROSPETTIVE
DEL SETTORE DELLA MODA IN EMILIA ROMAGNA

Durante il convegno promosso dalla Filtea-Cgil Emilia Romagna a Bologna il 15 novembre è stata presentata la seguente relazione di Daniela Bigarelli.




ANALISI DEL SETTORE TESSILE – ABBIGLIAMENTO IN EMILIA ROMAGNA

Nell’ambito dell'industria italiana dell’abbigliamento l’Emilia Romagna occupa una posizione di rilievo. L’Emilia Romagna rappresenta la terza regione per numero di imprese (con il 13% delle aziende sul totale nazionale), occupati (11%), e valore delle esportazioni (15%), dopo Lombardia e Veneto.
In Emilia Romagna il tessile abbigliamento conta circa 8mila imprese e 50mila occupati. E' il terzo settore manifatturiero della regione per numero di addetti, dopo il metalmeccanico e l'alimentare, ed il terzo settore per valore delle esportazioni, dopo il metalmeccanico e il settore ceramico. Ha un ruolo importante nel mercato del lavoro regionale, occupando per il 70% forza lavoro femminile.

I caratteri strutturali

L'Emilia Romagna rappresenta un caso interessante di convivenza di modelli produttivi diversi, molto ben caratterizzati sul piano territoriale.
In Emilia Romagna sono presenti imprese di dimensioni medio-grandi, con marchi di prestigio riconosciuti dai consumatori, localizzate prevalentemente nelle province di Reggio Emilia, Bologna e Rimini/Forlì.
E’ presente una forte concentrazione di occupati nella provincia di Modena (pari al 40% degli addetti della regione), la cui struttura produttiva è influenzata dalla presenza del distretto di Carpi, specializzato nella produzione di maglieria e formato prevalentemente da imprese di piccole e medie dimensioni.

I cambiamenti avvenuti

Le aziende hanno registrato le seguenti tendenze:
· la diversificazione delle aree di decentramento;
· il posizionamento su segmenti medio-alti del mercato;
· la crescita delle esportazioni e la sperimentazione di nuovi canali distributivi.



1. La diversificazione delle aree di decentramento

Le scelte produttive effettuate dalle imprese emiliane sono le seguenti:
- le produzioni realizzate a livello locale (44,5%) (per prodotti di elevata qualità, piccole serie, produzioni veloci come il pronto moda);
- di produzioni decentrate in Italia (43,6%), prevalentemente in aree a maggiore disponibilità di manodopera e minor costo (per prodotti di media ed elevata qualità);
- di produzioni decentrate all'estero (12%), prevalentemente nei paesi dell'Est Europeo (per prodotti di fascia media, relativamente standardizzati e in serie medio-lunga).

Gli occupati interni alla regione sono:
- imprese finali (22618 addetti, pari al 48% del totale) e imprese di subfornitura (24520 addetti, pari al 52% del totale).
- A questi vanno tuttavia aggiunti altri 25000 addetti che operano in imprese di subfornitura localizzate in altre regioni italiane o all'estero e che lavorano per aziende finali della regione.

2. Il posizionamento su segmenti medio-alti del mercato

Le strategie seguite dalle aziende hanno visto un progressivo e continuo processo di qualificazione del prodotto (in termini di qualità intrinseca, stile e contenuto moda), capace di determinare un complessivo riposizionamento del settore su fasce di mercato più elevate.
Il campionario annuale dell'industria dell'abbigliamento emiliana quasi raddoppia nel decennio, da 273mila a 425mila diversi modelli. A livello di singola impresa finale il campionario annuale passa in media da 188 a 296 modelli.
L'Emilia Romagna aumenta il proprio peso sul valore dell'export italiano di maglieria e confezioni dal 12% del 1990 al 15% del 1999 , passando da quarta a terza regione per importanza nelle esportazioni italiane di questi prodotti.

3. La crescita delle esportazioni e la sperimentazione di nuovi canali distributivi

I dati relativi alle esportazioni regionali sono:
- Modena dal 49% del 1990 al 30% del 2001;
- Reggio Emilia (dal 19% al 27%);
- Forlì/Rimini (dal 10% al 17%);
- Bologna (dal 16% al 18%)

I dati incrementano la crescita delle esportazioni dell’Emilia Romagna anche all’interno dell’export nazionale. La maggiore crescita delle esportazioni vede quindi come protagoniste le aziende di dimensioni medio-grandi che operano attraverso marchi di prestigio, riconosciuti dai consumatori, e che nei confronti del sistema distributivo detengono un elevato potere contrattuale.


Le prospettive del settore

L'industria dell'abbigliamento emiliana rientra pienamente nel cosiddetto Made in Italy e full Made in Italy, avendo il baricentro della produzione in Italia. Le piccole e medie imprese che operano per i mercati finali e l'intera filiera produttiva ad esse collegata trarrebbe forti vantaggi dalla istituzione di questo marchio.
I suoi punti di forza sono riconducibili alla capacità di ideare e creare prodotti sempre nuovi, in linea con le tendenze della moda; di garantire una elevata qualità del prodotto; di offrire una gamma molto ampia di modelli.
Questi aspetti si fondano sulla diffusa capacità creativa e di innovazione che caratterizza le imprese finali della regione, ma anche sui saperi tecnico-produttivi sedimentati e radicati nella subfornitura locale.
E' attraverso la cooperazione fra questi due tipi di imprese che l'industria dell'abbigliamento dell'Emilia Romagna ha costruito e mantenuto nel tempo la propria capacità competitiva.
Le prospettive di questo settore non evocano l'immagine spesso stereotipata attribuita all'industria della moda attraverso le definizioni di settore maturo, tradizionale o in declino.
L'industria dell'abbigliamento dell'Emilia Romagna è competitiva e vitale; ha un ruolo importante nell'export regionale e nazionale; racchiude saperi creativi e tecnici di elevato profilo; offre interessanti opportunità di lavoro.
Al pari di altri settori dell'industria regionale, essa è caratterizzata da un forte intreccio fra innovazione e tradizione; fra immagine, stile e abilità artigiana; fra mercato globale e radicamento locale.
La fase di trasformazione nella quale si trova inserita fa prevedere la continuazione del processo di selezione avvenuto negli anni novanta, ma le strategie seguite dalle imprese emiliane, se sostenute da politiche e azioni mirate, possono consentire il mantenimento dei vantaggi competitivi conseguiti e del ruolo ricoperto dall'Emilia Romagna nel settore Tessile Abbigliamento italiano.


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“LA CREATIVITÀ MUSICALE GIOVANILE COME RISORSA”
UNA NUOVA RICERCA DELL’ASSOCIAZIONE MARIO DEL MONTE



Mercoledì 27 novembre (ore 17.00), presso l’Aula 2 della Facoltà di Economia (via Berengario 51, Modena), verrà presentata la ricerca “ La creatività musicale giovanile come risorsa”, promossa dall’Associazione “Mario Del Monte”.
Presenteranno l’indagine gli autori: Alberto Cottica, musicista ed economista e Tommaso Fabbri, della Facoltà di Economia.
Interverranno anche: i musicisti della scena modenese; Andrea Landi, preside della Facoltà di Economia; Gianni Cottafavi, assessore alla Cultura del Comune di Modena; Fabio Mosca, presidente dell’ARCI di Modena. L’ARCI ha contribuito alla stampa del Quaderno con i risultati dell’indagine, in distribuzione ai partecipanti all’incontro.
Dall’indagine realizzata nell’arco di tempo di un anno (fine 2001-settembre 2002), esce una fotografia aggiornata delle motivazioni e delle aspettative delle bands musicali giovanili. Nelle cantine, nei garage, dove c’è spazio, ci sono ragazzi che fanno musica. Ma chi sono, cosa fanno, dove vogliono arrivare i protagonisti della scena musicale modenese?
I dati raccolti nella prima parte della ricerca testimoniano l’esistenza nella nostra provincia di un’energia creativa giovanile forte e determinata. I 37 gruppi intervistati sui 126 rilevati dal Centro Musica del Comune di Modena, equamente ripartiti tra città e provincia, per un terzo nascono negli ultimi due anni, mentre un’esigua minoranza svolge attività da una decina d’anni. I componenti dei gruppi hanno un’età media di 26 anni e sono quasi esclusivamente maschili; i due terzi hanno raggiunto la licenza di scuola superiore; l’attività musicale non è mai a tempo pieno, rispetto a quella fondamentale dello studio o del lavoro. Più di un terzo è musicalmente autodidatta, quasi la metà ha preso lezioni private e lo strumento principe delle formazioni di musica (rock) è la chitarra; luoghi centrali d’incontro, la sala prove, di cui viene lamentata la insufficienza.
La seconda parte della ricerca propone una lettura delle dinamiche, delle iniziative autonome e delle politiche per la musica sviluppate nella metropoli inglese di Manchester, a partire dalla seconda metà degli anni settanta.
Obiettivo: “studiare Manchester per cercare di enucleare gli elementi di successo, le cose che hanno funzionato nel promuovere una scena musicale vibrante e di importanza internazionale; e…cercare, a Modena, alcune condizioni di base da confrontare con quelle presenti a Manchester all’inizio del processo”.
Ancora, dall’indagine su Manchester emergono linee di proposta di un modello della decisione politica, dove “risultati e riorganizzazione vengono immaginati, perseguiti e ottenuti a partire da una situazione iniziale in cui né gli uni né gli altri erano stati assunti come obiettivi”. E dove “le politiche pubbliche si connotano come tali non tanto perché sono di competenza delle pubbliche autorità, ma piuttosto perché sono un ‘affare’ propriamente e pubblicamente distribuito”.
La ricerca suggerisce di applicare queste politiche alle bands modenesi, interessandosene, ascoltandole e cercando di capirle davvero prima di decidere, per aiutarne lo sviluppo. Una opzione in grado di “sollevare una piccola onda”, come avviene nella pratica del surf, dove “chi è in grado di cavalcare onde piccole non sarà colto del tutto impreparato quando si tratterà di affrontare quelle grandi”.



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LICOM: CONTRARI ALLE APERTURE DOMENICALI
DEL CENTRO STORICO ASSIEME AGLI IPERMERCATI


Scrive Silvia Manicardi, presidente Licom: «Stiamo ripetendo, da mesi, nel “Tavolo sugli Orari” costituto presso il Comune di Modena, che non ci importa che il centro apra, quando aprono di domenica gli ipermercati. La ragione è semplice: - se si promuove il Centro, e si cerca di incoraggiare a venirci anche chi ha perso l’abitudine di farlo, è bene che ciò avvenga quando le alternative sono al minimo. Non ha senso che siano i commercianti, attraverso la loro rappresentanza, a chiedere, che nel giorno in cui sacrificano la festività loro ed il riposo delle loro famiglie, sia aperta anche la concorrenza. Questo fatto, se si unisce al perdurante stillicidio delle “Targhe Alterne” che penalizza il Centro e non gli ipermercati, è assolutamente autolesionista. Licom perdurerà nella posizione di chiedere aperture domenicali sfalsate fra ipermercati e Centro Storico».



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martedì, novembre 19, 2002

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CENTO ANNI DI GESTIONE DELL'ACQUA
NELLA BASSA MODENESE


Un interessante libro di Luigi Cavazzoli e Mario Pecoraro

Recensione di GIUSEPPE BERTONI

Da sempre, nella sua ricerca incessante di riparo e difesa, l’uomo ha avuto bisogno dell’acqua, che ha influenzato, pur se in maniera non determinante, le scelte del suo insediamento sulla terra. Mari, per le opportunità offerte da pesca e commercio, e fiumi, per quelle di irrigazione e comunicazione, hanno spesso favorito il sorgere di città; così come le forniture idriche per la nutrizione umana: falde sotterranee (sorgenti, fontanili, pozzi…) fino ad arrivare alle tecnologie più evolute di canali e acquedotti. Ecco dunque che il modo di dire “facile come bere un bicchier d’acqua” tace, nell’espressione che privilegia il semplice atto del bere, tutto il faticoso percorso carsico – in senso non solo letterale, ma anche figurato – che ha permesso a quell’acqua di zampillare dal rubinetto al nostro bicchiere. Un gesto quotidiano comune a tutti noi, ma che nasconde, in un certo senso, una conquista sociale.
È in parte ciò che emerge dal libro, in uscita adesso, di Luigi Cavazzoli e Mario Pecoraro 1902-2002. Dal Consorzio Acquedotto a SORGEA (per i tipi della Nuovagrafica di Carpi, 2002, pp.188, 10 €), il quale, tramite un resoconto documentario lucido e scrupoloso, ricostruisce la storia di un Consorzio sorto nel 1902, costituito da Finale Emilia e Crevalcore e in seguito Bondeno, allo scopo di rifornire capillarmente di acqua potabile un territorio le cui risorse idriche, a causa del loro ristagno, erano divenute all’epoca inquinate, malsane, perfino putride e ‘avvelenate’. Finale prese l’iniziativa, in una manciata di anni vennero condotti rilevamenti, indagini e ricerche, si susseguirono studi e progetti, alcuni col coinvolgimento di vari comuni, altri autonomi. Tutti falliti però: troppo costoso impiantare un acquedotto da soli e, d’altro canto, mettere d’accordo tutti troppo difficile. Due date fondamentali furono il 25 Ottobre 1902, giorno in cui, da un’idea concepita dal consigliere Gregorio Agnini, vide la luce il Consorzio; e il 1907, allorché Bondeno ne venne a far parte. Nuove trivellazioni di pozzi, un progetto da ampliare come pure il preventivo delle condutture, lo scoppio della guerra mondiale, problemi di tenuta d’acqua delle tubazioni, esigue risorse finanziarie a disposizione, oltre alle immancabili miopie varie di parte dell’opinione pubblica, allungano i tempi di esecuzione dei lavori. Un’iniziativa dagli ingenti risvolti economici avrebbe potuto indurre qualcuno a intraprendere azioni speculative più o meno illecite, “ma qui non si tratta di un’impresa che abbia per fine di dividere il guadagno, ma della costituzione di un Consorzio che ha per fine di provvedere ad un pubblico servizio”. Oggi chi è al governo della cosa pubblica farebbe bene a rammentare ogni tanto a se stesso parole simili a quelle pronunciate dall’allora sindaco di Finale. Con l’avvento del fascismo, cambiano gli amministratori, che non riescono tuttavia a confutare i meriti della precedente gestione socialista. Dopo tante vicissitudini, all’inizio del ’27 viene effettuato il collaudo igienico dell’acquedotto e il 22 Maggio dello stesso anno l’impianto, anche se non al meglio, è messo in funzione. Continuarono le difficoltà: problemi di tenuta delle condutture, divergenze sulla portata d’acqua ritenuta ormai inadeguata.
Alla fine della seconda guerra mondiale, si fa strada con forza la necessità di dotare i comuni di un nuovo impianto: tubazioni nuove e più capienti, tracciato diverso in quanto, ma non solo, i cingoli dei mezzi pesanti militari avevano danneggiato le condutture e nel frattempo la popolazione andava aumentando. Nel ’49 il Comune di Bondeno delibera di installare un acquedotto in proprio ed esce dal Consorzio; in compenso, nel 1950 entra Sant’Agata Bolognese. I preventivi, le cifre, i calcoli si susseguono a getto continuo per diversi anni assieme ai rilevamenti scientifici sul territorio interessato al progetto. Castelfranco rimane il bacino d’utenza, ma occorre perforare anche due nuovi pozzi artesiani. Tra epidemie, casi di tifo e di intossicazione (a volte presi a pretesto dagli avversari politici), lunghe sospensioni delle forniture alle abitazioni, accompagnate da un una crescita progressiva del malcontento popolare, il progetto venne presentato sul finire del ’57 per l’erogazione dell’acqua anche ai Comuni di Decima e Ravarino che erano stati coinvolti nell’iniziativa. Nel ’65 iniziarono i lavori e nel 1981 fu attivato il nuovo impianto, “esattamente a cinquant’anni di distanza dal suggerimento del commissario prefettizio Malaguti di un rifacimento dell’acquedotto”, rileva sottilmente Pecoraro. Ormai è storia attuale. Dovendo i consorzi ispirarsi, nella propria struttura, all’azienda speciale, nasce il Consorzio Acquedotto Foscaglia-Fontanina dotato di nuovo statuto con l’adesione di Nonantola e San Giovanni in Persiceto. Nel 1998 il Consorzio diviene SORGEA, ossia una Società Multiservizi Ambientali che si occupa dell’acquedotto, delle fognature, della depurazione delle acque, della fornitura del gas metano e dello smaltimento dei rifiuti.
Come la storia, con la sua corrente ininterrotta, fatta di acquisizioni, conquiste, perdite, dimenticanze, ritorni, curve, deviazioni, diramazioni a volte sotterranee, l’acqua, in definitiva, non smetterà mai di scorrere.

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giovedì, novembre 14, 2002

====== MONDO ======


>>>>>> Iraq, Saddam dice sì agli ispettori
Il dittatore irakeno Saddam Hussein ha dato il via libera agli ispettori dell’ONU: potranno girare liberamente nel suo Paese per verificare se ci sono davvero le armi di distruzione di massa che le amministrazioni USA e inglese denunciano. Gli ispettori non avranno un compito facile, ma il loro lavoro sarà facilitato da nuove attrezzature e metodi affinati in questi ultimi quattro anni, in cui Saddam ha chiuso le porte alle ispezioni, contravvenendo agli impegni sottoscritti con l’ONU alla fine della guerra del 1991.


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===== MODENA ======


20° Congresso Provinciale
di Legacoop Modena


Tutti positivi gli indicatori della salute cooperativa: 484.632 soci
al 31 dicembre 2001 (+ 35 % sul ’98); 19.200 occupati (+ 36 % sul ’98);
4.178 milioni di euro di ricavi 2001 (+ 17 % sul ’98)


L'assise modenese, convocata per venerdì 15 novembre 2002, presso l'Hotel Raffaello di Modena, si svolge in preparazione della 8a Assemblea Congressuale di Legacoop Emilia Romagna (prevista per il 19 novembre 2002 a Imola) e del 36° Congresso Nazionale di Legacoop, previsto per i giorni 28, 29 e 30 novembre 2002 a Roma.
I temi al centro del dibattito congressuale sono molteplici. Tra questi: i vincoli e le opportunità del nuovo diritto cooperativo, l’incerta situazione economica, il progetto e le proposte cooperative, l’evoluzione del sistema italiano della rappresentanza politica ed economica, l’esigenza di riprecisare i valori e le regole delle imprese e della struttura associativa e i cambiamenti strutturali delle stesse cooperative necessari per affrontare mercati sempre più complessi.
Al contributo modenese a queste strategie generali, e relativi programmi di iniziativa economica, il Congresso provinciale di Legacoop Modena affiancherà inoltre una serie di “Proposte della Cooperazione alla Società modenese” per contribuire ancora, con piani e progetti condivisi, alla tenuta competitiva e alle potenzialità di sviluppo del “sistema territoriale modenese”.
Un “sistema” a cui la cooperazione modenese si presenta forte di risultati concreti.
A partire dalla promozione di nuove cooperative e dalle nuove adesioni alla struttura associativa: numeri sintetizzati dalle 172 imprese aderenti nel 1998 e dalle 185 di oggi. E poi dall’aumento costante di nuovi soci alle cooperative: dai 356.848 del 1998 ai 484.632 soci (circa 255.000 sono cittadini modenesi) del 31 dicembre 2001.
Sono cresciuti considerevolmente anche gli occupati (non solo per l’espansione di Coop Estense nella regione Puglia, ma anche per la crescita nei servizi alla persona e, praticamente, in tutti i comparti di presenza cooperativa): dai 14.042 occupati del dicembre 1998 ai 19.200 dello stesso mese del 2001. Il contributo alla creazione di nuovi posti di lavoro sarebbe ancor più evidente se venisse considerata anche l’occupazione indotta dalla cooperazione: supererebbe largamente le 20.000 unità.
Altro obiettivo raggiunto è quello della “ricchezza” prodotta: quell’insieme di processi, di servizi, di innovazione e di prodotti che le imprese hanno sviluppato nei quattro ultimi anni consolidandoli nel 2001 in 4.178 milioni di euro di ricavi; erano solo 3.559 milioni di euro i ricavi del 1998.
Il merito di quanto realizzato è delle cooperative e dei cooperatori. Ma anche di quella ripresa economica e di quel “clima“ di fiducia che dalla metà degli anni ’90 ha motivato forti ricapitalizzazioni “interne ed esterne” delle maggiori cooperative, avvalendosi dei nuovi strumenti legislativi a disposizione (soci sovventori, azioni di partecipazione cooperativa ecc.) e, ancor di più, della fiducia dei soci e degli istituti finanziari nelle potenzialità di crescita delle cooperative. Da qui ingenti investimenti in qualità, tecnologia e formazione per supportare coraggiosi piani di espansione nei nuovi mercati esteri. Insomma, nel Paese si era avviato un percorso, riassumibile nell’idea-forza dell’”innovazione nella coesione sociale”, che aveva trovato attento e partecipe il movimento cooperativo: un percorso che avrebbe dovuto continuare e consolidarsi con programmi coerenti e condivisi.
Oggi, invece, molte incognite e divisioni. E meno certezze. Queste alcune delle sottolineature emerse nelle settimane scorse dalle assemblee cooperative. Tra le poche certezze quella che, almeno in province come quella modenese, i bisogni dei soci stanno sempre più evolvendosi. Non sono più i bisogni primari a dover essere soddisfatti. E i soci dovranno trovare nelle loro imprese risposte sempre più sofisticate e complesse, anche di carattere economico e finanziario.
Però, la cooperazione modenese non dimentica gli “esclusi”, da cui ha avuto origine; non dimentica le sue radici; la lotta per la dignità nel lavoro; il processo di emancipazione compiuto. E ha ben presente le “nuove povertà”, i bisogni delle categorie deboli, degli anziani, dei bambini, delle famiglie, delle persone disagiate. A queste emergenze destinerà sempre risorse e attenzione. La continua crescita della cooperazione sociale, nei servizi e nelle strutture, ne è già una prima conferma.
Poi un’altra certezza. La proposta cooperativa acquista una nuova rilevanza di fronte ai rischi introdotti da una economia globalizzata.
Le logiche finanziarie, che hanno sempre più peso rispetto alle logiche produttive e a quelle commerciali, situano gli interessi e i centri di decisione fuori dai contesti di produzione della ricchezza. Marginalizzando, quindi, il protagonismo sociale. Nel contrastare oggettivamente questo fenomeno la cooperazione produce nuova coesione sociale: perché fa coincidere produzione e distribuzione della ricchezza; perché tende a farsi carico dei bisogni delle comunità locali.

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mercoledì, novembre 13, 2002





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====== MODENA ======



SCIOPERO GENERALE UNITARIO DEI METALMECCANICI
IL 15 NOVEMBRE
INIZIATIVA REGIONALE DEI METALMECCANICI FIOM


Venerdì 15 novembre i metalmeccanici italiani incroceranno le braccia per
lo sciopero generale nazionale proclamato da Fim Fiom e Uilm, con
articolazione regionale: 8 ore per le aziende del gruppo Fiat e 4 ore di
sciopero "in uscita" per tutte le altre imprese dell'industria e
dell'artigianato.
"Le ragioni dello sciopero - afferma la Fiom regionale dell' Emilia Romagna
- vanno oltre la solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori della Fiat.
La crisi della Fiat Auto sta producendo gravi conseguenze nella nostra
regione, come nel caso della Magneti Marelli di Bologna ma anche in
numerose aziende dell'indotto", mentre aumentano le incertezze anche in
altri comparti significativi della holding, con precisi riferimenti alla
New Holland, alla Ferrari e alla Maserati. "Si aggravano anche in Emilia
Romagna - proseguono i dirigenti sindacali regionali - problemi di crisi
aziendali e di settore, ad esempio nel sistema produttivo della mobilità
(autobus, ciclo, motociclo, motoristica, componentistica) o nel settore
delle macchine agricole, dovuti principalmente ad una mancata ricerca sulla
qualità ed innovazione di prodotto". Per queste ragioni la Fiom regionale
chiede alle imprese emiliane di "non seguire la linea della Fiat, ma di
investire sull'innovazione dei prodotti e sulla valorizzazione del lavoro",
mentre invita le istituzioni pubbliche a svolgere "un ruolo attivo" di
politica industriale tesa a favorire "un processo di qualità anche in
Emilia Romagna".
Nell'ambito dello sciopero di venerdì prossimo, la Fiom regionale organizza
una manifestazione a Modena, presso l'Aula Magna dell'Istituto "J. Barozzi"
(Viale Monte Kosica, 136), con inizio alle ore 14.30, alla quale
parteciperanno Danilo Barbi (Segretario generale Cgil Emilia Romagna) e
Giorgio Cremaschi (Segreteria Nazionale Fiom) per le conclusioni. Sono
stati invitati rappresentanti della Giunta regionale dell' Emilia Romagna e
delle istituzioni locali modenesi.

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FIAT: SCIOPERO UNITARIO, MA PER LA CISL
RESTANO I PROBLEMI SINDACALI


«Nonostante lo sciopero unitario di dopodomani a sostegno della vertenza Fiat, anche a Modena restano problematici i rapporti tra i sindacati dei metalmeccanici».
Lo afferma il segretario provinciale della FIM-CISL Pasquale Coscia a proposito delle lotte decise a livello nazionale da FIM-FIOM-UILM, insieme a CGIL-CISL-UIL, per difendere l’occupazione negli stabilimenti Fiat e riaprire la trattativa con Fiat Auto.
«Dopodomani, venerdì 15 novembre, i lavoratori metalmeccanici si fermano per quattro ore. Quelli delle aziende del gruppo Fiat, invece, scioperano otto ore. Questo significa – spiega Coscia – che venerdì a Modena si blocca la produzione di Case New Holland, Ferrari-Scaglietti, Maserati e Iveco Bus. La vertenza Fiat è condotta unitariamente, ma non possiamo negare che restano molto difficili i rapporti tra le nostre organizzazioni, in particolare quelli con la Fiom. Pochi giorni fa ha proclamato uno sciopero da sola; inoltre nelle scorse settimane si sono svolte assemblee separate per preparare la piattaforma per il rinnovo del contratto nazionale, che negli ultimi quarant’anni è sempre stata unitaria. Però – dice Coscia – sono convinto che si può agire insieme se torniamo a mettere al centro i problemi concreti dei lavoratori, come dimostra proprio la vertenza Fiat».
Intanto, mentre la crisi del gruppo torinese per ora coinvolge solo indirettamente le aziende modenesi della Fiat, a Modena i sindacati sono chiamati a scelte impegnative. La Case New Holland, che nella nostra città tiene funzioni strategiche come la progettazione e le forniture meccaniche per tutta la gamma medio-bassa, vuole sfruttare meglio gli impianti degli stabilimenti modenesi. A tale scopo ha chiesto di aumentare dagli attuali 40 a circa 116 i lavoratori utilizzati con i cosiddetti turni a scorrimento (si lavora anche il sabato e si effettua il riposo durante la settimana). «Occorre un confronto serio e costruttivo tra azienda e sindacati per capire il percorso, i tempi per la realizzazione e soprattutto le condizioni proposte ai lavoratori coinvolti in questo progetto. Solo salvaguardando la loro professionalità, infatti, – conclude il segretario della FIM-CISL – questo progetto potrà contribuire ad aumentare la competitività ed efficienza degli stabilimenti modenesi di Case New Holland».


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"NESSUN LAVORO SENZA DIRITTI E TUTELE".
PER GLI ATIPICI UN NUOVO SINDACATO (NIDIL CGIL)


A Modena sono 33.863 (al 30 giugno 2002, dati INPS), oltre millecinquecento
in più in soli sei mesi rispetto a quelli registrati a dicembre 2001.
Parliamo dei collaboratori coordinati continuativi, dei professionisti con
partita iva, ai quali occorre poi aggiungere i lavoratori interinali. I
lavoratori atipici, presenti in tutti i settori, dal pubblico al privato,
nelle aziende piccole, medie e grandi, nel terziario come nei servizi,
chiedono ora visibilità come lavoratori e come persone che hanno meno
tutele e diritti degli altri. L' hanno chiesta sfilando con le maschere
bianche nelle recenti mobilitazioni organizzate dalla Cgil a sostegno
dell'art. 18. Un diritto che pure non li riguarda ma che hanno sentito
doveroso sostenere e semmai far estendere anche a loro. La Cgil già nel
1998 affiancò al Cid (Centro informazione disoccupati) una nuova struttura,
NIdiL Cgil (Nuove identità di lavoro), per offrire servizi e consulenze a
queste nuove figure del mondo del lavoro. Oggi si compie un ulteriore passo
in avanti, dando corpo alla decisione assunta dalla Cgil nell'ultimo
congresso: usare lo strumento della contrattazione per estendere i diritti
e le tutele a questi lavoratori nei luoghi di lavoro, data anche l'assenza
pressoché totale di una legislazione a loro favore. Nidil Cgil diventa così
una vera e propria categoria, cioè una struttura sindacale che, oltre ai
servizi e alle consulenze si incarica, insieme alle altre categorie, di
promuovere e svolgere contrattazione e vertenze, individuali e collettive.
A Modena, del resto, ci sono già esperienze di questo tipo: l'accordo
quadro con ARCI (esteso poi a livello nazionale), quello con Confesercenti
e con il Comune di Modena (Serdom). Dopo l' atto ufficiale del mese scorso,
che ha "promosso" NIdiL a categoria nazionale, si stanno ora svolgendo le
istanze congressuali territoriali con lo slogan: "Nessun lavoro senza
diritti e tutele".

L'appuntamento congressuale per Nidil di Modena è fissato per giovedì
prossimo 14 novembre, presso la Sala 9 gennaio (10° piano della Camera del
Lavoro) in piazza Cittadella 36, a partire dalle ore 17.00. Compito
essenziale dell'assemblea congressuale è l'elezione del Comitato Direttivo,
il quale poi eleggerà il segretario provinciale della categoria. I lavori
prevedono la relazione di Valentina Montorsi (responsabile provinciale
Nidil Cgil, e componente della stessa segreteria nazionale) e il dibattito,
che si interromperà per il buffet dalle ore 19.45 alle 20.15, per poi
riprendere fino alle votazioni previste intorno alle 22.30. Sono stati
confermati gli interventi di Domenico D'Anna (della Segreteria provinciale
Cgil e responsabile Area Mercato del Lavoro), della dott. Anna Meneghini
dell'AMSCE (Associazione Medici Specializzandi Comunità Europea)
attualmente impegnata nella dura lotta degli specializzandi e verso i quali
Nidil ha espresso solidarietà e sostegno, e di Leonardo Pastore della lista
universitaria "Avanzi di Sinistra". Le conclusioni sono affidate a
Elisabetta Ramat, della Segreteria nazionale SLC CGIL.


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martedì, novembre 12, 2002

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«LA QUESTIONE “TARGHE ALTERNE”
A MODENA, DIVENTA UNA FARSA»
DICE LA CONFARTIGIANATO-LAPAM


La situazione dell’inquinamento da traffico e dei rimedi da opporre al problema a Modena, si sta mutando in una farsa. Sarebbe divertente se non si stesse discutendo di una questione seria, come quella della salute delle persone e di limitazioni, quelle che il Comune continua ad imporre, gravemente lesive delle attività economiche ed in qualche caso tali da mandare aziende fuori mercato, con chi ci lavora e le loro famiglie, naturalmente.
Bene: sulla stampa di domenica 10 novembre è riportato che una nota del Comune afferma come “il 22% delle polveri (l’inquinante che, in questo momento, è maggiormente temuto) proviene dal traffico, il 22% dall’industria e solo il 7% da riscaldamento”. Fonte affermata dal Comune: il “ dato Arpa”. “Ciò poiché l’elevata metanizzazione d’imprese e residenza perseguita dal Comune permette di limitare in valore assoluto l’inquinamento da polveri”.
Sempre sulla stampa locale di domenica si riferiva, in contraddizione alla nota comunale, di come il professor Luciano Forlani, docente di chimica all’Università di Bologna definisse l’effetto dei provvedimenti di targhe alterne, così come sostenuti dal nostro Comune “pressoché nullo” ai fini di ridurre il temuto inquinante PM10.Si riferiva anche di come il professor Franco Battaglia, fisico all’Università di Roma e Coordinatore Scientifico dell’Agenzia Nazionale Protezione Ambiente, affermi che “la riduzione dello smog con le targhe alterne è, al massimo dell‘1 o 2 %”.
Qualcosa non torna nei conti: il Sole 24 Ore di lunedì 4 novembre ha pubblicato, in prima pagina, un grafico, relativo alla città di Firenze, un luogo non troppo disomogeneo da Modena, dove si parla d’autovetture che contribuiscono all’inquinamento per il 4% e di riscaldamento che inquina per il 47 %.A Modena, a rigore di logica, dovrebbe esser ancor più alto la quota attribuibile al riscaldamento, perché la città è più fredda di Firenze. Posto anche che Firenze sia meno “metanizzata” di Modena, ciò, in ogni modo, dovrebbe compensare.
Fin qui una semplice deduzione logica. Lapam Federimpresa della Zona di Modena aveva affermato, nei giorni scorsi, di come sarebbe bene sapere se in Modena esistano ancora Enti Pubblici che scaldano a gasolio pesante.
Nessuna risposta diretta ma i dati “Arpa” citati dal Comune, così disomogenei, rispetto a quelli delle fonti scientifiche, accademiche e d’altre Amministrazioni, (compreso il Ministero Italiano dell’Ambiente), da disorientare. E adesso? A chi dobbiamo credere? Esiste un livello tecnico che possa dire ai cittadini come stanno le cose?

Il presidente Lapam Federimpresa
Della Zona di Modena
Gianni Valentini



>>>>>> Che le valutazioni degli esperti siano così diverse è certamente un problema, ma proprio per questo mi sembra che ci si debba attenere ad un criterio di precauzione, che privilegi il diritto alla salute dei cittadini.


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VERTICE UNIONE EUROPEA ­ PUTIN:
LA CREDIBILITA’ DEI QUINDICI E’ MESSA ALLA PROVA,
SECONDO AMNESTY INTERNATIONAL



In occasione dell’incontro, in programma oggi a
Bruxelles, con il Presidente russo Vladimir Putin,
Amnesty International ha rivolto un appello
all’Unione Europea affinche’ rompa il silenzio sulla
Cecenia e torni a riconoscere ai diritti umani un
ruolo centrale nelle relazioni con Mosca.
Alla fine di ottobre, Amnesty International ha
lanciato una campagna mondiale per la giustizia
nella Federazione Russa, denunciando il circolo
vizioso di abusi e impunita’ che colpisce i diritti
fondamentali di ciascun individuo in tutto il
paese.

“In termini di abusi dei diritti umani, la Cecenia e’
la piaga contagiosa che influenza molto di quanto
sta accadendo in Russia” - ha dichiarato Dick
Oosting, Direttore dell’Ufficio dell’Unione Europea
di Amnesty International.
“Ambedue le parti in conflitto commettono
atrocita’, ma e’ di vitale importanza che l’Unione
Europea affronti le politiche portate avanti dalla
Russia in Cecenia. Il vertice di oggi fra Unione
Europea e Russia rappresenta una prova
decisiva, soprattutto perche’ si svolge nel
momento in cui l’Unione Europea sta discutendo
su come affermare il proprio ruolo globale di
comunita’ basata sui valori”.
“Un’Unione Europea che rinuncia a premere
affinche’ la Russia ponga fine alla clamorosa
impunita’ per le piu’ gravi violazioni dei diritti
umani e del diritto internazionale umanitario,
possibili crimini di guerra compresi, non puo’ ne’
potra’ essere considerata un soggetto credibile
nella promozione di riforme volte a rafforzare il
primato della legge nella Federazione Russa” - ha
aggiunto Oosting.

All’indomani dei tragici eventi relativi alla crisi
degli ostaggi, Amnesty International nutre grandi
preoccupazioni per le conseguenze del cosiddetto
giro di vite “antiterrorismo”, in particolare per le
pressioni esercitate sui profughi a rientrare in
Cecenia, nonostante vi siano seri rischi per la loro
sicurezza; le vessazioni nei confronti dei ceceni
residenti a Mosca; le notizie di un aumento delle
operazioni militari in Cecenia; le proposte di
legge restrittive in materia di liberta’ di stampa;
le proposte di legge che permettono la sepoltura
di persone “non identificate” considerate
terroristi.
Amnesty International ha esortato oggi l’Unione
europea a sottoporre al governo russo una serie
di richieste, tra le quali:
* assicurare che i civili siano protetti
dall’impatto delle operazioni delle forze di
sicurezza;
* condurre indagini esaurienti ed imparziali
sulle denunce di violazioni del diritto
internazionale umanitario e dei diritti
umani, inclusi i crimini di guerra, e
consegnare i responsabili alla giustizia;
* garantire pieno accesso ai detenuti da
parte del Comitato Internazionale della
Croce Rossa;
* garantire accesso al Relatore speciale delle
Nazioni Unite sulla tortura e al Relatore
speciale delle Nazioni Unite sulle esecuzioni
extragiudiziali, sommarie e arbitrarie e
concedere accesso illimitato alla stampa
indipendente e agli osservatori sui diritti
umani;
* rendere pubblici i nomi, e i luoghi di
detenzione di tutte le persone arrestate e
le accuse nei loro confronti;
* avviare un’indagine indipendente ed
imparziale sugli eventi verificatisi al teatro
Dubrovka ­ comprese le circostanze di tutti
i decessi ­ e pubblicare i risultati.


L’appello Diritti umani in Cecenia ­ una prova
decisiva per le relazioni tra Unione europea e
Russia e’ disponibile presso il sito Internet
www.amnesty-eu.org


Presso l’indirizzo Internet
www.amnesty.it/primopiano e’ disponibile il
materiale della campagna mondiale di Amnesty
International sulla Federazione Russa

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lunedì, novembre 11, 2002



====== MODENA ======


>>>>> Troppi i grandi centri commerciali a Modena, dice la Licom

Il presidente della Licom Silvia Manicardi interviene in occasione dell’esame, da parte del Consiglio Provinciale, dello schema generale delle aree destinate alle grandi strutture di vendita (superiori a 2500 mq): «Licom deve ancora una volta notare come di fronte al problema della riconversione o della “messa a reddito” delle superfici immobiliari, vi sia un ancor troppo costante ricorso alla facile soluzione di prevedere destinazioni d’uso commerciali. Certo, soluzioni differenti comportano sforzi di fantasia, idee, nel campo magari della produzione ad alto contenuto tecnologico, del tempo libero, dei servizi alla persona etc.
Proporsi sempre, però di riconvertire le aree ricorrendo alla definizione delle superfici per commerciali, se può esser opzione facile sul piano progettuale, non sempre è coerente con un equilibrato modello di sviluppo urbano e delle reti distributive. Infatti, la rete commerciale è dimensionata ed assolutamente idonea al servizio del pubblico.
Non vi è alcuna dimostrazione scientifica del binomio, che spesso è spacciato per vero, “moderno = grande superficie”. Anzi moltissima piccola e media superficie dimostra, nel nostro ed in altri paesi, di sapere rispondere in modo puntuale e tempestivo alle richieste ed ai mutamenti della clientela. Almeno dal 1995 le migliori scuole economiche del mondo hanno segnalato di come le grandissime superficie siano elefanti obsoleti, economicamente lenti a adattarsi, costosissimi, generatori di flussi di traffico etc. E’ anche ormai dimostrato come la complessità dei grandi sistemi distributivi annulli i vantaggi delle economie di scala.
Pertanto i numeri che la Provincia di Modena si appresta ad esprimere sono almeno preoccupanti. Ad una stagione di generale assalto alla rete distributiva dei generi alimentari potrebbe seguire, nel cuore di una crisi che già sottopone le aziende del commercio familiare a forte stress, un'azione, si può immaginare anche d’origine industriale, di capovolgimento della situazione presente anche nel tessile abbigliamento, nelle pelletteria etc».




venerdì, novembre 08, 2002

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====== MONDO ======


>>>>> L’ONU chiede a Saddam la rinuncia alle armi di distruzione di massa
La richiesta è stata votata all’unanimità dal consiglio di sicurezza, 15 voti favorevoli tra cui quelli di Francia, Cina, Russia e Siria. Il testo della risoluzione approvata lascia a Saddam una settimana per accettare il ritorno degli ispettori, che dovranno redigere il loro rapporto finale entro il 21 febbraio 2003. Il presidente americano Bush ha seguito la strada della diplomazia e dell’accordo internazionale all’unilateralismo predicato dai falchi repubblicani che lo consigliavano.

>>>>> Dopo la vittoria elettorale i repubblicani USA affilano le armi
L’amministrazione Bush esce rafforzata dalla prova elettorale, stavolta non ci sono state le incertezze del voto in Florida che hanno macchiato l’elezione di Bush due anni fa, stavolta il mandato degli elettori è stato chiaro, anche se non travolgente, e preparato meticolosamente. Taglio alle tasse (ancora) e nuovo dipartimento per la difesa interna al primo posto dell’agenda presidenziale. Ma da diverse parti, anche da ambienti repubblicani, si alza l’invito a non strafare, e a rispettare la minoranza degli elettori.

>>>>> I democratici USA alla ricerca della propria anima
Mentre i capigruppo parlamentari si fanno da parte e nuovi leader si fanno avanti, si moltiplicano le analisi del cattivo risultato dei democratici. Da parte repubblicana Peggy Noonan e Charles Krauthammer sottolineano la stanchezza e la mancanza di idee nuove del partito democratico, afflitto da semplice lotta per il potere. Da parte democratica, due sono almeno le letture della sconfitta: troppa sottomissione ed arrendevolezza rispetto alla propaganda repubblicana, oppure mancato presidio del centro politico. In ogni caso, la sconfitta sul terreno delle idee. E c’è infine chi, come John Judis, sostiene che mai i democratici avrebbero potuto battere i repubblicani di Bush impegnati nella lotta al terrorismo...



====== ITALIA ======


>>>>> La legge Cirami e la stampa straniera
Quel che scrivono della legge “salva Berlusconi” alcune testate straniere: Los Angeles Times, BBC News, The Guardian, The New York Times.



====== MODENA ======


>>>>> Targhe alterne, c’è chi vuol gassare i modenesi
Categorie economiche ed AN vogliono che l’amministrazione rinunci alle targhe alterne il giovedì e la domenica adottate per ridurre i gas nocivi presenti nell’aria. Un convegno organizzato per dimostrare che tali provvedimenti sono inutili: che i modenesi respirino aria sporca e che le auto circolino senza restrizioni! Ma l’amministrazione, per ora, non ci sente.


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giovedì, novembre 07, 2002

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CUBA: NONOSTANTE ALCUNI RILASCI,
LA LIBERTA’ DI ESPRESSIONE E’ ANCORA
SOTTOPOSTA A LIMITAZIONI



Amnesty International ha denunciato oggi che alcune
persone che esprimono posizioni critiche nei confronti
del governo cubano continuano a subire vessazioni e
arresti per l’espressione non violenta delle proprie
opinioni politiche.
Pur apprezzando il recente rilascio dell’ex prigioniero
politico Oscar Elias Biscet, che l’organizzazione
aveva adottato come prigioniero di coscienza, in un
nuovo rapporto pubblicato oggi Amnesty International
segnala diversi casi di persone imprigionate in
relazione alle loro attivita’ politiche.
Due di loro, Leonardo Bruzón Avila e Carlos
Alberto Dominguez González, sono considerati da
Amnesty International prigionieri di coscienza,
detenuti solo per l’esercizio non violento del loro
diritto alla liberta’ di riunione e di espressione.
Entrambi sono stati arrestati il 23 febbraio di
quest’anno e da allora sono detenuti senza processo.
“La liberta’ e’ il prezzo che questi due uomini sono
costretti a pagare per l’esercizio dei loro diritti
fondamentali” ­ ha affermato Amnesty International.
“Per questo, devono essere rilasciati immediatamente
e senza condizioni”.
Leonardo Bruzón sarebbe stato arrestato per
impedirgli di prendere parte a iniziative della
dissidenza. Le sue condizioni di salute si sono
deteriorate a seguito di uno sciopero della fame da lui
effettuato per protestare contro la detenzione e che
ha determinato il suo ricovero in ospedale. Il motivo
dell’arresto di Carlos Alberto Dominguez González
non e’ chiaro, anche se nei giorni precedenti egli
aveva partecipato a messe cattoliche a sostegno dei
prigionieri politici.
Il rapporto di Amnesty International illustra diversi
casi di persone arrestate in tutta evidenza a causa del
loro coinvolgimento in attivita’ pacifiche della
dissidenza: tra queste, Emilio Leyva Pérez e
Lázaro Miguel Rodríguez Capote, a loro volta agli
arresti senza processo da febbraio.
Inoltre, l’organizzazione sta rivedendo i casi di
numerosi dissidenti arrestati all’indomani del 27
febbraio, quando un gruppo di giovani cubani entro’
con un autobus all’interno dell’ambasciata del Messico
a L’Avana, con l’apparente obiettivo di lasciare Cuba.
Questi dissidenti sono ancora in attesa di ricevere una
incriminazione formale.

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mercoledì, novembre 06, 2002

====== MONDO ======


>>>>> La tripla vittoria di Bush

I repubblicani mantengono la supremazia alla Camera, negli Stati, e conquistano il Senato. Per la terza volta nella storia degli USA le elezioni di mezzo non indeboliscono il partito del presidente in carica. I repubblicani vittoriosi, trainati dalla popolarità del presidente Bush, pensano a rilanciare le loro battaglie, mentre i democratici si interrogano sul mancato successo. C’è chi fa notare che ha votato solo il 39% degli aventi diritto, con gran parte della popolazione indifferente o disgustata dalla bassezza delle polemiche politiche, e che la maggioranza repubblicana non è rilevante, tanto che gli USA rimangono un paese profondamente diviso a metà. E anche gli analisti si dividono tra chi prevede un futuro predominio repubblicano e chi prevede un futuro roseo per i democratici. A patto che questi ultimi si facciano sentire nelle battaglie politiche, e non siano semplici spettatori.

>>>>> Tutti pazzi per Predator
Una nuova era si apre nella storia militare con l’apparizione del drone Predator, che spia e colpisce guidato da lontano.
Dopo l’utilizzo in Yemen, con la collaborazione del governo yemenita, l’uso della nuova arma contro gruppi di terroristi vedrà un grande successo, cambiando le modalità di lotta contro il terrore.
La licenza di uccidere è stata decisa dal presidente Bush, e anche se il primo colpo è andato a buon fine, non mancano rischi per il futuro
né dubbi sulla legittimità di tali azioni.



====== ITALIA ======

>>>>> Partecipazione e serenità al Social Forum di Firenze
La prima giornata del Social Forum fiorentino si è conclusa senza incidenti, da molti temuti, e la città toscana ha accolto festosamente i molti giovani partecipanti. Stamane sul Corriere della sera la scrittrice Oriana Fallaci si era esibita in una delle sue ormai solite incontinenti sfuriate infarcite di luoghi comuni e di insulti ad personam.


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IL PROGRAMMA DELLE ATTIVITA’
DI AMNESTY INTERNATIONAL
NELL’AMBITO DEL FORUM SOCIALE EUROPEO



“I Forum Sociali rappresentano occasioni di ampio
incontro tra associazioni, movimenti, organizzazioni
non governative e di volontariato che si occupano di
giustizia sociale e diritti umani a livello internazionale”
­ ha dichiarato oggi Marco Bertotto, Presidente della
Sezione Italiana di Amnesty International. “Prendervi
parte costituisce, per il nostro Movimento, una
opportunita’ unica per diffondere il proprio messaggio
a un ampio pubblico di persone sensibili, per formare
e influenzare opinioni sui temi della giustizia sociale e
per confrontare e scambiare idee”.
Nell’ambito del Forum Sociale Europeo di Firenze,
Amnesty International sara’ rappresentata da una
delegazione internazionale composta da soci
provenienti da vari paesi europei e guidata dalla
Vicesegretaria Generale Kate Gilmore.
Amnesty International partecipera’ con propri relatori
alle seguenti conferenze:
Il mercato della guerra (sabato 9, ore 9.00)
L’Europa civile contro la guerra infinita (sabato 9, ore 9.00)
Amnesty International organizzera’ inoltre i seguenti
seminari e workshop:
Protezione dei rifugiati: il ruolo dei diritti
economici, sociali e culturali
(giovedi’ 7, ore 14.00)
Il seminario intende sviluppare una piena
consapevolezza sul ruolo che i diritti economici, sociali
e culturali assumono nei fenomeni migratori e nella
protezione dei rifugiati. Verranno prese in
considerazione diverse esperienze in merito
all’impatto di questi diritti sulla vita dei rifugiati e dei
richiedenti asilo e saranno infine identificate strategie
per modificare le politiche sull’asilo e sui rifugiati
affinché vengano riconosciuti i loro diritti economici e
sociali.
Niente armi per le atrocita’ (venerdi’ 8, ore 14.00)
Argomento di questo seminario sara’ il trasferimento
globale di armamenti, equipaggiamenti e personale
militare, di sicurezza e di polizia dall’Unione Europea a
paesi che si suppone possano usarli per violazioni dei
diritti umani.
Il vero costo dei diamanti (venerdi’ 8, ore 14.00)
La comunita’ internazionale ha proprio oggi adottato
un sistema di certificazione (il Kimberley Process)
che, pur rappresentando un significativo passo avanti
in direzione di un efficace controllo sulla provenienza
dei diamanti, presenta ancora numerose carenze. Il
seminario rappresentera’ dunque una tempestiva
occasione per fare il punto della situazione.
Campagna Russia: diritti umani per tutti (giovedi’ 7, ore 14.00)
Verra’ presentata la campagna che Amnesty
International ha lanciato il 29 ottobre sulla
drammatica situazione dei diritti umani nella
Federazione Russa, dove chiunque subisca violazioni
dei diritti umani ha scarsissime probabilita’ di ottenere
giustizia. Il rischio di ritorsioni e’ elevato, l’impunita’
regna sovrana. A farne le spese sono soprattutto i
bambini, gli appartenenti alle minoranze etniche e le
donne, vittime di abusi e violenze sessuali fuori e
dentro le mura domestiche.

Durante le giornate del Forum Sociale Europeo, sara’
disponibile materiale di Amnesty International su:
- la situazione dei diritti umani in Iraq e l’impatto su di
essa di un intervento militare;
- diritti umani e relazioni economiche;
- asilo politico;
- sicurezza, legislazione antiterrorismo e diritti umani;
- uccisione di bambini in Israele e Territori Occupati;
- la situazione dei rifugiati in Afghanistan.

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martedì, novembre 05, 2002


====== MONDO ======


>>>>> Le compagnie petrolifere fanno progetti sul dopo Saddam
Il petrolio irakeno fa gola a molti, e il capo dell’opposizione irakena in esilio Chalabi è corteggiato da tutti i dirigenti delle compagnie petrolifere. Lord Brown, capo della British Petroleum, si lamenta che le compagnie europee sarebbero già state tagliate fuori dai futuri accordi che privilegerebbero le compagnie americane. L’ex ministro del petrolio saudita Zaki Yamani sostiene che la strategia di diversificazione di approvvigionamento degli USA richiede tempi abbastanza lunghi, e l’Iraq non è decisivo. E intanto Saddam in questi anni ha fatto affari, nonostante le sanzioni decise dall’ONU.


>>>>> Ucciso in Yemen leader di Al Qaeda da un missile USA
Il capo di Al Qaeda in Yemen, Qaed Salim Sinan al-Harethi, è stato ucciso da un missile lanciato da un aereo senza equipaggio, il Predator, in volo nei cieli mediorientali. Ma l’azione apre interrogativi sull’uccisione di nemici da parte di servizi segreti, e sulle conseguenze per la democrazia.


>>>>> Israele alle urne il 4 febbraio
Il premier Ariel Sharon, dopo l’abbandono del governo degli alleati laburisti, non volendo accettare le richieste dei partiti clericali di estrema destra, opta per le elezioni anticipate. E il suo nemico di partito Netanyahu accetta di diventare ministro degli esteri del nuovo governo elettorale al posto di Shimon Peres.


>>>>> L’avanzata elettorale degli islamici
Prima ci fu il Marocco, poi il Pakistan, ora la Turchia. I partiti d’ispirazione islamica vincono in libere elezioni nei paesi filo occidentali, mettendo in discussione la reazione militare americana ai fatti dell’11 settembre. Ma c’è chi vede un possibile matrimonio tra islamismo e democrazia, con una promessa di ulteriori sviluppi positivi nei paesi musulmani.


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====== MODENA ======


>>>>> META, un futuro regionale?
Dopo le tante disavventure gestionali, l’azienda municipalizzata del comune di Modena potrebbe allearsi con altre “sorelle” emiliane, sotto la guida politica del presidente della Regione Vasco Errani. Ma intanto prosegue anche sulla via della quotazione in Borsa...




====== ITALIA ======


>>>>> Berlusconi prosciolto per il “caso Lentini”
Il Tribunale di Milano ha prosciolto “per intervenuta prescrizione” Silvio Berlusconi, Adriano Galliani e l’avv. Berruti dall’accusa di falso in bilancio legato all’acquisto del giocatore Lentini, dopo aver rigettato l’eccezione di costituzionalità della nuova legge sul falso in bilancio avanzata dal PM Colombo, con la motivazione che i tribunali non possono riscrivere le leggi votate dal Parlamento, ma debbono applicarle. Principio costituzionalmente ineccepibile. Così il premier si trova assolto per l’ennesima volta non perché non ha commesso il fatto, ma solo perché il processo è durato troppo e quindi l’imputato non è più penalmente perseguibile. Intanto la Camera approva definitivamente la legge Cirami sul legittimo sospetto, studiata per far saltare il processo di Milano a Cesare Previti. Ma dopo questa sentenza sarà difficile affermare che a Milano la magistratura è prevenuta contro gli imputati...

>>>>> Terremoto, i danni superano i 300 milioni di euro
La Regione Molise calcola che i danni provocati dal tragico terremoto sono 5-6 volte superiori alla somma stanziata dal governo per fronteggiare l’emergenza. Aumentano gli sfollati, e crescono le lamentele, mentre il tempo si mette al brutto. In corso le indagini per stabilire responsabilità nel crollo della scuola. Ma non dimentichiamo, scrive Giorgio Bocca su la Repubblica, che tutta la comunità nazionale porta la colpa del degrado territoriale ed urbanistico del Belpaese.

>>>>> Il presidente Fresco ritiene che la FIAT non sia in malora
Con una lettera al direttore del Corriere della sera il presidente della Fiat Paolo Fresco fa luce sulle tante chiacchiere sul futuro della casa automobilistica torinese. Scrive: «sulla situazione della Fiat e, in particolare, di Fiat Auto si sono dette e scritte tante cose in questi giorni. (...) Non voglio far polemica con nessuno, ma una riflessione sul momento attuale mi sembra doverosa. (...) Per quanto riguarda l'indebitamento, visto che per il momento Fiat Auto non sta portando ancora flussi di cassa operativi, abbiamo realizzato un massiccio piano di interventi finanziari che ha permesso di ottenere nuove disponibilità per 7,5 miliardi di euro. Il tutto anche con il contributo diretto degli azionisti, quegli oltre 300 mila investitori che, con la loro fiducia nel Gruppo, affiancano la famiglia Agnelli. Pensiamo che queste risorse siano sufficienti per rispettare gli obiettivi di rientro dal debito sui quali ci siamo impegnati con le banche e con le agenzie di rating. (...) Per quel che riguarda Fiat Auto, (...) per ripristinare l'equilibrio reddituale dell'azienda c'è bisogno di una cura energica. E' quella che abbiamo adottato con il piano di rilancio e di ristrutturazione presentato ai sindacati e alle autorità politiche. Nel piano noi crediamo. E ci credono i nostri partner finanziari, le banche. Ora dobbiamo portarlo avanti perché Fiat Auto torni ai livelli di competitività necessari per riprendere un cammino di sviluppo. E per questo abbiamo deciso di immettere nella società nuove risorse finanziarie con un aumento di capitale. Il piano punta a vendere di più e meglio. Stiamo facendo importanti investimenti per nuovi modelli e per migliorare la nostra capacità commerciale. Per finanziare, anche se parzialmente, gli investimenti, dobbiamo procedere a tutta una serie di risparmi sui costi, fra i quali quelli riguardanti le persone sono certamente i più dolorosi. Risolvere la questione dei costi è un imperativo al quale non possiamo sottrarci. Se i volumi di vendita scendono, dobbiamo ridurre la capacità produttiva, pronti a farla crescere appena riprenderà la domanda per i nostri prodotti. Questo, d'altra parte, è ciò che è sempre stato fatto in casi del genere, in Europa come negli Stati Uniti, perché è l'unica risposta possibile a un forte calo delle vendite: è una cura che, se energica e tempestiva, ha sempre funzionato. A fronte di questa situazione, la soluzione meno penalizzante per le persone è il ricorso alla cassa integrazione straordinaria, che non comporta una perdita permanente del posto di lavoro. E' una medicina amara, ma non prenderla significherebbe mettere a rischio il futuro stesso dell'azienda. (...) L'idea, poi, di una Fiat che si sarebbe improvvisamente convertita all'assistenzialismo è del tutto fuori luogo. Come lo è quella, assai diffusa, secondo cui sia una forma di sussidio pubblico il ricorso alla cassa integrazione, che è invece un fondo alimentato dai versamenti delle imprese al quale tutti quelli che partecipano possono accedere. A questo fondo il Gruppo Fiat ha contribuito tra il 1997 e il 2001 con 310 milioni di euro, utilizzandone meno di un terzo. (...) Condivido al cento per cento il patriottismo di chi riconosce nella Fiat un bene nazionale da difendere. E lo apprezzo ancor di più ben sapendo che per natura noi italiani siamo notoriamente esterofili, come ci conferma il mercato dell'auto. D'altra parte, se il 65% dei tedeschi e il 60% dei francesi acquistano vetture di marchi nazionali, questo vuol dire che ci sono anche per noi ampi spazi per recuperare almeno un po' delle posizioni perse. (...) La scelta di General Motors come partner industriale è stata fortemente influenzata dalla sua disponibilità al fatto che, qualunque potesse essere in futuro l'evoluzione della proprietà, non solo l'attività produttiva, ma i centri di competenza, il management, la ricerca, insomma la «testa pensante» di Fiat Auto, rimanessero in Italia. (...) una campagna che ingigantisce i problemi e identifica ogni intervento esterno - ieri il prestito delle banche, oggi il presunto sostegno pubblico - come l'ennesimo «salvataggio» (...) non fa che alimentare una spirale negativa: perché disorienta i potenziali acquirenti dei nostri prodotti; e perché demotiva i nostri collaboratori e i nostri partner industriali e commerciali, minandone l'orgoglio e la consapevolezza che, come tante altre volte in passato, supereremo con successo tempi difficili».
E intanto la Fiat presenta un nuovo modello, la Stilo MPV Wagon.

>>>>> Si apre a Firenze il forum dei no-global
L’auspicio di tutti è che si svolga pacificamente e non si ripetano gli incidenti dello scorso anno a Genova. Arrivano delegazioni da 105 Paesi del mondo, comprese Micronesia e Cina, con 20 mila iscritti al forum, mille volontari, 426 associazioni aderenti e più di 200 mila persone attese per il corteo contro la guerra di sabato 9 novembre. In programma quattro giorni di convegni ed assemblee per affermare che "Un'altra Europa è possibile. Contro il neoliberismo, la guerra e il razzismo". Il nuovo quotidiano il Riformista chiede un corteo pro-global, e Giampaolo Pansa su L’espresso critica la sinistra che corre dietro ai no-global.





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