giovedì, febbraio 27, 2003



====== MODENA ======


MINORI STRANIERI, IL PIANETA INVISIBILE

Una ricerca del Comune sui minori stranieri che clandestinamente entrano in Italia. Si stima siano più di 20 mila. Un fenomeno in crescita anche a Modena. Gli interventi dei servizi sociali e gli ostacoli della normativa


Tecnicamente si chiamano “minori non accompagnati sul territorio italiano”. Una sigla apparentemente neutra dietro alla quale si cela il drammatico fenomeno, in costante e allarmante espansione, fatto di ragazzini che, sempre più spesso anche al di sotto dei 14 anni, emigrano clandestinamente in Italia in cerca di “fortuna”. Nel nostro paese questi ragazzi sono sicuramente più di 20 mila e vengono per quasi il 50% dall’Albania (oltre 9000), poi da Marocco (circa 1800), Romania (circa 1200) e via via altri paesi segnati da forti migrazioni verso l’Italia.
A questi adolescenti, alle problematiche che il fenomeno si porta dietro, il Comune di Modena ha dedicato una ricerca che, oltre a tentare di fotografare la situazione, cerca anche di individuare risposte e percorsi dal punto di vista delle politiche sociali.
Modena scoprì i minori come protagonisti (e vittime) dell’ondata migratoria nel 1997, quando venne sgominato un racket che costringeva 32 ragazzi marocchini a fare i lavavetri agli incroci di giorno ed a vivere chiusi in porcilaie la notte. Agli arresti (i primi con l’accusa di riduzione in schiavitù) e all’azione repressiva, seguì l’attivazione da parte dei servizi sociali di percorsi di sostegno e aiuto. Percorsi cresciuti e affinati, anche con buoni risultati, ma che si sono scontrati con due problemi di sempre maggior consistenza negli ultimi mesi.
Il primo è quello della crescita quantitativa del fenomeno. I minori stranieri non accompagnati, in carico all’assessorato a Modena (ma il trend nazionale è identico), sono passati da 10-12 casi dei primi anni ’90, a 28-30 nel 2000. Nel 2001 l’impennata con 74 assistiti e ben 170 minori arrivati ai centri di prima accoglienza che diventano 180 nel 2002.
Un boom confermato anche dai dati nazionale del Cms (Comitato minori stranieri) con 50413 segnalazioni nel 2000 e ben 8250 segnalazioni nei primi 6 mesi del 2002. Dati che in proiezione evidenziano un raddoppio del fenomeno in due anni e una stima complessiva di circa 20.500 ragazzi stranieri presenti a novembre 2002, di cui una metà ancora minorenne e l’altra metà divenuta maggiorenne durante la presenza in Italia.
Il secondo grande problema che caratterizza la presenza dei minori non accompagnati, e di conseguenza il tipo di risposte che i servizi sociali possono dare, è legato alle normative presenti. Infatti sino alle circolari ministeriali del 2000 e del 2001, per i minori risultava “conveniente” affrontare il percorso di sostegno e inserimento coi servizi (anche se non garantiva reddito). Ciò in vista dell’ottenimento di un permesso di soggiorno al compimento dei 18 anni ed unito a percorsi formativi. Tale possibilità è però venuta meno per le nuove disposizioni del Ministero, col risultato di vanificare in molti casi ed interrompere i percorsi portati avanti dai servizi sociali stessi. Ora la legge Bossi-Fini lega la possibilità di rilasciare permessi di soggiorno ai ragazzi che diventano maggiorenni, solo nel caso abbiano seguito per tre anni un percorso di integrazione e formazione.
Risultato di queste scelte è che la disponibilità dei ragazzi a lavorare coi servizi sociali è in evidente calo. Si preferisce cioè un percorso di clandestinità a una prospettiva che non ha sbocchi di inserimento. L’indagine del Comune evidenzia poi come una delle conseguenze della Bossi-Fini sia quella di indurre a lasciare il proprio paese ragazzi sempre più giovani, al fine di poter completare i tre anni di percorso di inserimento prima della maggiore età.
“Il quadro di problemi che emerge dalla ricerca che abbiamo svolto ­ spiega l’assessore alle politiche sociali del Comune di Modena Alberto Caldana ­ è estremamente serio e complesso. C’è un fenomeno in espansione che le attuali norme rischiano di spingere sempre più in una zona d’ombra. Le attività ed i progetti di integrazione che Modena ha portato avanti, assieme a poche altre città italiane, oggi hanno bisogno di essere aggiornate, per capire in quale prospettiva collocarsi. C’è da lavorare su ciò che si fa qui, per dare risposta a un numero sempre maggiore di casi. Ma l’obiettivo di far tornare a casa i ragazzi, dando loro la prospettiva di un futuro, deve diventare la priorità e il punto di riferimento delle nostre politiche. Ma per far ciò, all’azione qui deve sempre più affiancarsi un’opera di prevenzione con interventi formativi e di sviluppo fatti nei paesi d’origine, a cominciare da Albania e Marocco. Ciò apre il tema del ruolo degli organismi nazionali che operano in questo campo, come il Cms, ma anche quello delle relazioni tra enti non governativi ed enti locali. E’ una sfida complessa e difficile, ma che intendiamo portare avanti con convinzione. Le decine di ragazzi che abbiamo aiutato in questi anni sono già un fatto significativo, ma occorre aumentare la capacità di aiuto, entro un progetto rivolto al futuro. E non è pensabile che anche verso ragazzini e adolescenti si pensi di far valere solo risposte repressive o di espulsione”.


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====== MONDO ======



“BASTA ALLA VIOLENZA SESSUALE NEI CONFRONTI DELLE DETENUTE!”
PRESENTATO UN NUOVO RAPPORTO
DI AMNESTY INTERNATIONAL SULLA TURCHIA



Istanbul ­ Le donne che si trovano in stato di detenzione in Turchia rischiano la violenza sessuale da parte delle forze di sicurezza: e’ questa la denuncia lanciata da Amnesty International in occasione della presentazione del rapporto Basta alla violenza sessuale nei confronti delle detenute!
Secondo il rapporto, donne di ogni origine sociale e culturale sono sottoposte ad abusi, aggressioni e stupri durante la detenzione. Particolarmente a rischio sono le donne curde e coloro che hanno idee politiche inaccettabili dal punto di vista delle autorita’ o dell’esercito.
Il rapporto di Amnesty International si basa su ricerche condotte nel corso del 2002 e su due visite compiute in Turchia a giugno e settembre dello stesso anno. L’organizzazione sottolinea che, dopo la stesura del rapporto, il governo in carica e’ cambiato.
“Le conclusioni del rapporto rappresentano una sfida per il governo, che deve trasformare in realta’ le proprie dichiarazioni di intenti sui diritti umani” ­ ha dichiarato Patrizia Carrera, responsabile del coordinamento Europa occidentale della Sezione Italiana di Amnesty International. “Il nuovo governo non deve proseguire sulla strada del precedente, ma prendere misure concrete per risolvere il problema della violenza sessuale nei confronti delle donne”.
Le donne che hanno subito violenza sessuale riescono con estrema difficolta’ a parlare e a ottenere giustizia: l’ostracismo nei loro confronti, la discriminazione da parte della societa’ e il concetto di “onore” costringono al silenzio molte di esse.
Quando gli autori della violenza sessuale sono rappresentanti dello Stato, il loro comportamento rafforza quella cultura della violenza e della discriminazione che pone tutte le donne in pericolo. Amnesty International teme che essi ricorrano alla tortura, sotto forma di stupri e aggressioni sessuali, sapendo che le sopravvissute difficilmente vorranno denunciare l’accaduto.
Secondo le denunce ricevute da Amnesty International, le detenute vengono spesso denudate da agenti di sesso maschile durante gli interrogatori che si svolgono nelle stazioni di polizia o in prigione. In questa situazione le donne rischiano fortemente di subire violenze e umiliazioni.
Le detenute vengono anche costrette a sottoporsi a “test della verginita’”, allo scopo di punirle ed umiliarle. Le conseguenze di questi test su molte donne esaminate e il cui imene risulta non piu’ integro, sono devastanti: violenze, umiliazioni e in alcuni casi la morte. La semplice minaccia di un test puo’ essere sufficiente a provocare traumi psicologici; il rifiuto di un test puo’ essere considerato come una “offesa all’onore” ed essere causa di ulteriori abusi sessuali.
Amnesty International e’ a conoscenza di casi di donne sottoposte a violenza sessuale di fronte ai propri mariti o familiari per costringere questi ultimi a “confessare” o, strumentalizzando il concetto di “onore”, per ledere la reputazione della famiglia o della comunita’ di origine della vittima.
Dopo aver intervistato oltre cento detenute a Diyarbakir, Mus, Mardin, Batman e Midyat, la Commissione delle avvocate di Diyarbakir ha concluso che praticamente tutte le donne erano state sottoposte a “test della verginita’” e che quasi tutte avevano subi’to abusi sessuali, sia verbali che fisici, mentre si trovavano in custodia della polizia.
“Allo stupro e alla violenza sessuale si aggiunge l’assenza di protezione e di risarcimenti nei confronti delle vittime” ­ ha affermato Carrera.
Le donne che hanno subito violenza sessuale devono spesso fare i conti con un diffuso ostracismo. Altre sono costrette a lasciare le proprie case, con o senza la famiglia. Molte, spesso, non denunciano l’accaduto perche’ ritengono che gli autori non saranno puniti.
Coloro che denunciano le violenze sessuali commesse da rappresentanti dello Stato rischiano di subire ulteriori abusi, azioni legali, minacce ed arresti. Le avvocate che le rappresentano, a loro volta, vengono perseguitate dalle autorita’, dai mezzi d’informazione e dai propri colleghi.
Ottenere un risarcimento e’ particolarmente difficile nei casi in cui gli autori della violenza sessuale siano rappresentanti dello Stato, tanto per la scarsita’ delle inchieste quanto a causa di una legislazione assai protettiva nei confronti dei pubblici ufficiali sotto inchiesta. Secondo la legge, trascorso un certo periodo di tempo dal compimento di un reato, una persona indagata non puo’ piu’ essere condannata: diversi procedimenti, nei confronti di poliziotti accusati di tortura, sono terminati in quanto gli imputati non si sono presentati alle udienze, i loro avvocati hanno rimesso il mandato oppure non hanno fornito le prove richieste entro i termini stabiliti.
“I rinvii nei procedimenti non solo ritardano la giustizia ma fanno si’ che gli autori della violenza sessuale, alla giustizia, non siano proprio chiamati a rispondere” ­ ha sottolineato Carrera.
La discriminazione nei confronti delle donne e la violenza sessuale sono fenomeni correlati. Quando un rappresentante dello Stato assume un comportamento discriminatorio, non solo dimostra di non voler rispettare i diritti delle donne ma contribuisce anche a perpetuare una cultura della violenza nei confronti di tutte le donne.
“Commettere violenza contro le donne, da parte di chi rappresenta le istituzioni dello Stato, significa trasmettere un chiaro messaggio di indulgenza verso atti di violenza in ogni settore - nelle istituzioni, all’interno della famiglia, nei rapporti individuali ­ e mettere in pericolo ogni donna. Questa situazione non puo’ rimanere cosi’!” ­ ha concluso Carrera.
Amnesty International chiede al governo turco di intraprendere profonde riforme per porre fine alla violenza sessuale nei confronti delle donne, tra cui:
- porre fine alla prassi di bendare e denudare le detenute durante gli interrogatori;
- porre fine alle perquisizioni corporali delle detenute da parte di personale maschile;
- vietare l’uso delle bende intorno agli occhi nelle stazioni di polizia;
- portare di fronte alla giustizia coloro che compiono e che ordinano le violazioni dei diritti umani.

Il rapporto Basta alla violenza sessuale nei confronti delle detenute! e’ disponibile
presso il sito Internet di Amnesty International all’indirizzo: www.amnesty.org



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“RILASCIARE IMMEDIATAMENTE I PRIGIONIERI DI COSCIENZA”:
RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL SU CUBA



Amnesty International ha diffuso oggi un rapporto in cui chiede l’immediato e incondizionato rilascio dei prigionieri di coscienza cubani, detenuti solamente per l’esercizio pacifico delle liberta’ fondamentali.
“A tutti i cittadini di Cuba dev’essere garantito il diritto alla liberta’ di associazione, riunione ed espressione. Siamo estremamente preoccupati per gli arresti di massa che hanno avuto luogo a febbraio e a dicembre del 2002 e soprattutto per il fatto che molti degli arrestati sono tuttora in carcere, talora senza imputazione. Nella maggior parte dei casi, si tratta di persone imprigionate per aver esercitato il proprio diritto alla liberta’ d’espressione, associazione o riunione e che pertanto consideriamo prigionieri di coscienza” - ha affermato Amnesty International.
Amnesty International ha chiesto alle autorita’ cubane di porre fine alla prassi di arrestare le persone impegnate in pacifiche attivita’ di dissenso e di rivedere le leggi che limitano le liberta’ fondamentali in violazione degli standard internazionali in materia di diritti umani.

Tutte le informazioni sulle persone arrestate sono contenute nel rapporto Cuba: continued detentions following mass arrest in February and December 2002, disponibile su www.amnesty.org


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lunedì, febbraio 24, 2003

CONFESERCENTI OFFRE SERVIZI VIA INTERNET

“Confesercenti ribadisce la scelta di essere partner delle imprese commerciali e artigiane mettendo a loro disposizione strumenti, servizi di innovazione e tecnologie che costituiscono la forza delle grandi imprese – ha dichiarato Francesco Rubbiani, presidente provinciale Confesercenti Modena - Oggi presentiamo un portale che mette a disposizione un sistema facile da usare, economicamente vantaggioso e propone soluzioni gestionali, come il servizio paghe, completamente on-line”.
“Per un lungo periodo “Piccolo è bello” è stato lo slogan dell’economia italiana e di quella emiliana in particolare – sottolinea il direttore generale Tamnara Bertoni - Ora non è più così, perché l’accesso al credito, gli acquisti, la ricerca e gli investimenti favoriscono le imprese di maggiori dimensioni. Il mercato invece richiede prodotti diversificati basati sull’economicità, sulla qualità, sulla facilità di accesso, sulla flessibilità, sulla personalizzazione. In questa articolazione della domanda va individuato il nuovo ruolo economico e sociale che le piccole imprese possono svolgere e che le associazioni debbono sapere interpretare con scelte strategiche innovative.
Pur avendo sempre presente la fondamentale necessità di politiche a sostegno delle piccole e medie imprese, Confesercenti vuole fare fino in fondo la propria parte sul versante del sostegno all’innovazione affinché le piccole imprese possano accedere ai servizi e alle opportunità delle grandi senza perdere le loro caratteristiche, e pone la propria forza aggregativa al servizio di ogni suo associato.
Infatti, l’alto valore aggiunto di Confesercentiweb.com, deriva dall’unione delle competenze di una software house, la Rds, e della nostra associazione, che è in grado di supportare l’imprenditore con un modulo di interazione personalizzato, sostituendosi a chi non ha tempo, a chi non ha le competenze, a chi vuole utilizzare il proprio tempo in azioni strategiche per la propria azienda. Con debita autorizzazione, Confesercenti può intervenire completando le registrazioni complesse, chiudendo il bilancio, preparando gli adempimenti fiscali ecc. In ogni momento l’imprenditore può effettuare qualsiasi verifica contabile o finanziaria. La tecnologia ASP (Application Service Provisioning) rende disponibile l’uso di software attraverso Internet; ciò significa potervi accedere da un qualsiasi luogo, a qualsiasi ora, con un normalissimo computer delegando al sistema le spese di investimento, aggiornamento e sicurezza informatica”.
L’illustrazione tecnica è stata svolta da Guerrino Conti e Claudio Pistoni. Alla base c'è una semplice considerazione: le imprese devono automatizzare o informatizzare il maggior numero di operazioni per potersi concentrare sul proprio business e per restare sul mercato. Le grandi aziende lo hanno capito e non esitano a dotarsi dei computer più potenti, dei programmi più efficienti e delle adeguate competenze tecniche. Alla portata delle piccole imprese restano solo soluzioni parziali, spesso inadeguate.
La tecnologia ASP supera questi limiti perché fornisce, eroga, distribuisce e rende disponibile l'uso di software attraverso Internet. I programmi possono essere i più disparati: la gestione del magazzino, anagrafica articoli, carichi/scarichi, con bollettazione/fatturazione, contabilità clienti/fornitori, amministrazione, controllo gestione, ed anche paghe, rilevazione presenze, acquisizione e stampa cedolini; e poi i programmi per l'ufficio, per l'agenda, la gestione dei rapporti coi clienti... etc.
Sono tutti programmi il cui uso nella maniera tradizionale richiede l'acquisto di computer particolarmente dotati, delle licenze, dei contratti per la manutenzione, l'assistenza e l'aggiornamento. Con la soluzione ASP si demanda tutto questo al fornitore del servizio, l'Application Server Provider, con cui si stipula un semplice contratto di fornitura del servizio. La piccola media impresa, attraverso un canone mensile di utilizzo, viene a disporre di programmi estremamente evoluti e sofisticati, prodotti da aziende leader di mercato, difficilmente proponibili, per costi e dimensioni, alle piccole aziende. L'accessibilità attraverso Internet significa non essere vincolati a nessun posto lavoro, giorno della settimana e orario. Anche i consulenti Confesercenti, su autorizzazione dell’impresa, possono accedere ai dati e completare o sostituirsi al lavoro degli addetti o dell’imprenditore.
Confesercentiweb comprende inoltre: consulenza personalizzata per la scelta di computer e collegamenti Internet; acquisto agevolato di PC di marca, con tre anni di garanzia; interessanti proposte per ridurre i costi telefonici; connettività Internet ADSL, di qualità, a prezzi vantaggiosi.

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Il futuro dell’autotrasporto europeo sta nell’aggregazione.
Presentato a Modena il Progetto CITRO


Saranno la tecnologia e l’organizzazione a salvare il “padroncino” europeo ? Per il singolo autotrasportatore e le piccole e medie imprese del settore non c'è probabilmente futuro in Europa e l’unica via d’uscita è l’aggregazione.
Il progetto CITRO (Clustering Individual Truck Owners), finanziato dalla UE con un milione di euro, serve proprio a dotare i “padroncini” indipendenti associati di strumenti informatici e organizzativi che li rendano più efficienti.
Modena è coinvolta in prima persona in questo progetto UE, visto che l’ANCST Emilia Romagna e la Legacoop provinciale hanno organizzato venerdì 14 febbraio 2003 un convegno su CITRO e alcune imprese modenesi sono partner dell’iniziativa: innanzitutto Movitrans Group, Movitrans Line, CMA, la software house Sata, che con partner dei Paesi Baschi spagnoli e dell’Ungheria stanno sperimentando le applicazioni pilota individuate dal progetto, curato nella parte metodologica da SCS Azioninnova di Bologna.
CITRO potrà significare ad esempio meno viaggi a vuoto e una gestione più snella dei carichi, grazie alla creazioni di un network con le aggregazioni di autotrasportatori spagnoli e ungheresi, i cui rappresentanti venerdì hanno partecipato al Convegno. “Diamo un giudizio nettamente positivo di questa esperienza.” - spiega Giorgio Prampolini vicepresidente di Legacoop Modena – In occasione di questo Convegno e della successiva Tavola Rotonda abbiamo verificato con i partner esteri del progetto l’opportunità di avviare una collaborazione in nome dell’efficienza logistica, funzione strategica dello sviluppo. Da qui l’impegno a realizzare a breve un protocollo d’intesa per concrete collaborazioni sulle direttrici di traffico del corridoio meridionale della U.E.”.

venerdì, febbraio 14, 2003

SAN VALENTINO
AMNESTY INTERNATIONAL RICORDA
CHE I DIAMANTI
COSTANO SANGUE



L’anno scorso la Sierra Leone, quest’anno la Repubblica Democratica del Congo: in
occasione della ricorrenza di San Valentino, Amnesty International ricorda che il vero
costo dei diamanti rimangono le uccisioni, i ferimenti, l’impunita’, i conflitti armati di cui
fanno le spese centinaia di migliaia di civili..
Il movimento per i diritti umani segnala in particolare il caso della Repubblica
Democratica del Congo. “Il sangue scorre ogni giorno nelle zone diamantifere di
Mbuji-Mayi e la comunita’ internazionale gira la testa dall’altra parte per non vedere,
per non intervenire” ­ ha dichiarato Umberto Musumeci, responsabile del
coordinamento diritti economici e sociali della Sezione Italiana di Amnesty
International.
Nello scorso ottobre, una delegazione di Amnesty International ha potuto visitare la
zona di Mbuji-Mayi, verificando l’esistenza di gravissime violazioni dei diritti umani,
soprattutto ai danni di minatori illegali, in cerca di qualche piccola pietra con cui
risolvere il problema della loro assoluta poverta’. Queste persone vengono uccise
oppure, nei casi piu’ fortunati, gettate senza alcuna accusa ne’ condanna in prigioni
affollate e fatiscenti.
“La Repubblica Democratica del Congo possiede immense ricchezze naturali che ne
potrebbero fare un paese ricco e felice” ­ ha affermato Musumeci. “Cio’ nonostante, il
paese e’ in coda alla classifica mondiale dello sviluppo umano. I responsabili di
questa situazione ora gestiscono anche il commercio dei diamanti”.
Cio’ che accade nella zona diamantifera di Mbuji-Mayi e’ sintomatico: le istituzioni
governative e giudiziarie sono inadeguate, corrotte e inefficienti, e cio’ rende piu’
facile l’appropriazione delle ricchezze del paese a spese dello sviluppo economico e
sociale collettivo. Le peggiori violazioni dei diritti umani, commesse in questo clima di
illegalita’ da forze di sicurezza spesso assoldate nello Zimbabwe, sono coperte da un
clima generale di impunita’.
Amnesty International si appella alla comunita’ internazionale, all’industria della
gioielleria, alla MIBA ­ la compagnia mineraria della Repubblica Democratica del
Congo - e ai consumatori, perche’ vengano tutelati i diritti umani cosi’ gravemente e
palesemente violati.
L’organizzazione per i diritti umani chiede in particolare che sia bloccato il commercio
dei diamanti illegali attraverso l’applicazione rigorosa del Procedimento Kimberley, il
sistema di certificazione per i diamanti grezzi entrato in vigore il 1° febbraio scorso,
ma che va tuttavia integrato - pena la sua inefficacia - da altre norme che richiedano
controlli severi, la trasparenza e l’uniformita’ delle statistiche.
L’accordo prevede che i paesi firmatari sottopongano la produzione, l’importazione e
l’esportazione di diamanti grezzi ad un controllo basato su appositi certificati di
origine che permettano di riconoscere e rintracciare la localita’ di estrazione. La
maggior parte dei paesi firmatari (soprattutto i piu’ forti produttori ed i maggiori
acquirenti) ha dichiarato di essere pronta ad applicare la nuova regolamentazione,
ma non si conosce ancora la posizione di Cipro, Giappone, Malta, Thailandia,
Ucraina. Inoltre, il corretto funzionamento di questo sistema dovrebbe eliminare le
triangolazioni finora avvenute con il coinvolgimento di svariati paesi africani e
chiudere cosi’ degli importanti canali di smistamento dei diamanti provenienti da
estrazione illegale.
“Un diamante, anche piccolo, deve restare un pegno d’amore e non puo’ essere il
frutto di sofferenze inimmaginabili. Chi lo compra, chi lo commercia, dovrebbe
assicurarsi della sua provenienza e della legittimita’ della sua estrazione e del suo
commercio in tutto il mondo, per non diventare involontariamente un complice.
Soprattutto nel giorno di San Valentino!” ­ ha concluso Musumeci.

Il rapporto di Amnesty International Democratic Republic of Congo: Making a Killing
e’ disponibile presso il sito Internet: www.amnesty.org


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R.C.AUTO:
IL GOVERNO SALVACOMPAGNIE
CAMBIA LE REGOLE SUI RICORSI
E ATTACCA I DIRITTI DEI CONSUMATORI


E' entrato in vigore ieri il Decreto varato dal Governo che modifica
le competenze dei Giudici di Pace sui contratti "di massa", cioè quei
contratti predisposti su formulari e moduli prestampati, ormai di
larghissima diffusione ed utilizzati dal "contraente forte" per proporre
prodotti e servizi quali i telefoni, trasporti, banche, luce, acqua, gas,
ecc. La motivazione addotta dal Governo è la presunta necessità di
uniformare i giudizi emessi dai Giudici di Pace, spesso difformi fra loro,
in modo da renderli univoci rispetto alla grande quantità di contratti
simili tra loro.
In realtà, i tempi scelti dal Governo stanno ad indicare la volontà di
colpire milioni di cittadini, e fra questi molti modenesi, che avevano
fatto riferimento ai Giudici di Pace per ottenere giustizia rispetto a
quanto indebitamente versato alle compagnie assicuratrici nel periodo
1995/2000 per effetto del "cartello" costituito dalla quasi totalità delle
stesse compagnie cosi come accertato e giudicato in ordine cronologico
dall'Antitrust, dal TAR del Lazio, dal Consiglio di Stato e dal recente
intervento della Cassazione.
Il Governo, con un atto inopportuno ed illegittimo, è intervenuto per
dare una grossa mano alle compagnie nel momento in cui l'azione delle
associazioni dei consumatori e dei cittadini le aveva obbligate a discutere
degli inammissibili aumenti, 94,65% negli ultimi sei anni, a fronte di
un'inflazione non superiore al 14,45%.
Dopo l'intervento governativo, i cittadini si trovano di fronte ad un
percorso giudiziario più complesso e costoso, dall'esito finale più
incerto. Di certo permette alle compagnie di ricorrere più facilmente in
tribunale, mentre prima potevano ricorrere solo in Cassazione, la quale
comunque, non entrava nel merito della decisione, ma si limitava a
valutarne la liceità.
Di fronte allo stravolgimento delle regole del confronto in "corso
d'opera", le scriventi associazioni dei consumatori intendono promuovere
una serie di iniziative tendenti a neutralizzare gli attacchi ai diritti
dei consumatori. In particolare nell'immediato si propone:
1. Nei procedimenti avviati davanti ai Giudici di Pace impugnare
immediatamente il Decreto "salvacompagnie" per palese incostituzionalità
davanti alla Corte Costituzionale e alla Corte Europea dei diritti
dell'uomo.
2. Promuovere incontri di sensibilizzazione nei confronti dei
parlamentari modenesi di tutti gli schieramenti politici, chiedendo loro di
non votare questa legge-truffa evitando cosi di trasformare in legge il
decreto o quantomeno di modificarlo radicalmente.
3. Volantinaggi e presidi di protesta. Invio di e-mail e fax di
sdegno alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministri delle Attività
Produttive e Giustizia, Gruppi Parlamentari, ANIA e ISVAP.
4. Incentivare al massimo le richieste di rimborso a mezzo
raccomandata da inviare alle compagnie assicuratrici, per dimostrare con
forza la volontà di difendere i propri diritti e creare le condizioni per
una soluzione negoziata a livello nazionale

Federconsumatori, Adiconsum,
Movimento Consumatori



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mercoledì, febbraio 12, 2003

NAZIONI UNITE/IRAQ:
IL CONSIGLIO DI SICUREZZA
HA PAURA DI AFFRONTARE I COSTI UMANI
DEL CONFLITTO IN IRAQ



“Il Consiglio di Sicurezza ha paura di affrontare i costi umani del conflitto in Iraq?” ­
ha chiesto oggi Irene Khan, Segretaria Generale di Amnesty International.
“Il Consiglio di Sicurezza deve dare alta priorita’ alle conseguenze della guerra per la
situazione umanitaria e per i diritti umani. Quando si parla di una guerra contro un
paese la cui popolazione sta soffrendo a causa delle gravi violazioni dei diritti umani
commesse dal proprio governo e di oltre dieci anni di sanzioni, la necessita’ di una
valutazione del genere diventa ancora piu’ importante” ­ ha aggiunto Irene Khan.
Alla fine della settimana scorsa, Amnesty International ha scritto al presidente del
Consiglio di Sicurezza esprimendo il timore che il probabile impatto sui civili di una
possibile azione militare contro l’Iraq non stia ricevendo l’attenzione che merita;
l’argomento dovrebbe essere invece esaminato in una sessione aperta, alla presenza
di tutti i membri delle Nazioni Unite.
Amnesty International ha manifestato apprezzamento per la decisione del Sudafrica
di richiedere tale dibattito: una richiesta, ha sottolineato l’organizzazione per i diritti
umani, che “e’ indispensabile che il presidente del Consiglio di Sicurezza accolga. E’
urgentemente necessario che il Consiglio di Sicurezza dibatta in maniera esauriente,
informata ed aperta, sulle conseguenze, per la situazione umanitaria e dei diritti
umani, di un’azione militare. Se il Consiglio di Sicurezza intende adempiere in modo
adeguato alle responsabilita’ derivanti dalla Carta delle Nazioni Unite, tali
conseguenze dovranno essere attentamente analizzate e messe a confronto con la
minaccia che l’Iraq si ritiene costituisca per la pace e la sicurezza”.
Amnesty International inoltre teme profondamente che l’attuale situazione dei diritti
umani in Iraq possa peggiorare in caso di un’azione militare. In particolare, vi e’ il
rischio di rinnovati abusi da parte delle autorita’ irachene, dei gruppi armati di
opposizione e di altre parti coinvolte nelle operazioni militari, nonche’ quello di
rappresaglie per motivi etnici o di altra natura. Vi e’ dunque la necessita’ di verificare
da vicino, avvalendosi anche della consulenza di esperti, la situazione dei diritti
umani in Iraq. “Purtroppo, le preoccupazioni per i diritti umani in un contesto del
genere non sono state prese in esame dal Consiglio di Sicurezza”, ha denunciato
Irene Khan.
“La presenza di osservatori sui diritti umani apporterebbe un significativo contributo
alla protezione dei diritti umani, non solo nelle attuali circostanze, ma anche in ogni
futuro scenario”, ha aggiunto la Segretaria Generale di Amnesty. “Il loro mandato
dovrebbe riguardare gli abusi dei diritti umani commessi da ogni parte in territorio
iracheno e i loro rapporti dovrebbero fornire al sistema delle Nazioni Unite
informazioni autorevoli sulla situazione dei diritti umani e indicazioni sui rimedi
necessari”.
Amnesty International e’ conscia del fatto che le Nazioni Unite stanno valutando i
rischi umanitari di un conflitto in Iraq. “Il Segretario Generale Kofi Annan ha
intenzione di discutere l’impatto umano di un conflitto in Iraq in un incontro informale
del Consiglio di Sicurezza, ma questo e’ un argomento troppo importante per poterlo
esaminare a porte chiuse. Ci vuole un dibattito formale, aperto e trasparente.” ­ ha
precisato Khan.
Da oggi i soci di Amnesty International nel mondo si mobilitano per esercitare
pressione sul Consiglio di Sicurezza affinche’ venga svolto un dibattito esauriente
all’interno delle Nazioni Unite.
Amnesty International ha inoltre invitato il Consiglio di Sicurezza a chiedere al
Segretario Generale una relazione pubblica e urgente sull’impatto di una azione
militare sulla popolazione civile dell’Iraq e di altri paesi.
In modo particolare, l’organizzazione per i diritti umani chiede al Consiglio di
Sicurezza di esaminare:
(a) i probabili effetti di un’azione militare sulla complessiva situazione umanitaria e dei
diritti umani della popolazione irachena, gia’ esposta a gravi violazioni ad opera del
suo governo ed agli effetti delle sanzioni economiche, specialmente in caso di gravi
interruzioni nella distribuzione del cibo e di danni alle infrastrutture essenziali;
(b) il rischio che l’azione militare possa provocare una crisi di spostamenti di massa
simile a quella del 1991, con la necessita’ di assicurare l’apertura dei confini e la
solidarieta’ internazionale per fornire efficace protezione ed assistenza ai rifugiati e
agli sfollati interni;
(c) il rischio di gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, tra cui attacchi
contro civili, uso di scudi umani, attacchi indiscriminati e attacchi contro obiettivi civili.
E’ inoltre necessario valutare l’impatto del possibile uso di armi chimiche, biologiche e
nucleari - armi di per se’ indiscriminate.
(d) i modi per assicurare l’immediato invio di osservatori sui diritti umani, secondo
quanto richiesto dalla risoluzione 57/232 approvata dall’Assemblea Generale lo
scorso dicembre.
Amnesty International ha apprezzato e sostenuto le iniziative assunte negli ultimi anni
dal Consiglio di Sicurezza, in cui si e’ sottolineata l’importanza di garantire la
massima protezione dei civili nelle situazioni di conflitto armato e di assicurare che i
responsabili degli abusi siano chiamati a risponderne, come espresso nelle risoluzioni
1265 (1999), 1296 (2000) e 1460 (2003).
“Chiedo al Consiglio di Sicurezza di applicare alla situazione irachena, adesso, gli
standard che ha elaborato” ­ ha concluso Irene Khan.


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12 FEBBRAIO: ANNIVERSARIO DEL TRATTATO ONU
SUI BAMBINI SOLDATO
I BAMBINI NON DEVONO COMBATTERE
LE GUERRE DEGLI ADULTI



Alla vigilia del primo anniversario dell’entrata in vigore del trattato
internazionale che vieta l’utilizzo dei bambini soldato, la Coalizione
“Stop all’uso dei bambini soldato!” ammonisce che il problema
dell’impiego dei bambini nei conflitti armati, lungi dall’essere risolto,
e’ ancora molto diffuso.
“I minori continuano ad essere impegnati nei conflitti non solo come
soldati, ma anche come facchini, vedette, schiavi sessuali. Il
problema non sta diminuendo e in ogni nuovo conflitto i bambini
rischiano di essere coinvolti nelle ostilità” - ha dichiarato Casey
Kelso, coordinatore della Coalizione “Stop all’uso dei bambini
soldato!”. La Coalizione esorta la comunità internazionale a non
trascurare il problema dei bambini soldato confidando che gli Stati
rispettino il divieto ora sancito dal diritto internazionale.
Sebbene 111 paesi abbiano ora siglato il “trattato sui ‘bambini
soldato” riconoscendo che reclutare con la forza i bambini in un
conflitto e’ sbagliato, solo 46 paesi si sono attualmente impegnati
legalmente per ratificare il Protocollo opzionale. “Il primo
anniversario del Protocollo opzionale non deve essere una
celebrazione, ma un’occasione per appellarsi agli altri paesi affinche’
si uniscano alla comunità internazionale nel condannare questa
pratica spaventosa” - ha aggiunto Davide Cavazza, coordinatore
della Coalizione Italiana “Stop all’uso dei bambini soldato!”.
In Myanmar circa 70.000 bambini sono impiegati negli eserciti
regolari ­ molti sono costretti con la forza mediante rapimento o
sotto minaccia di carcerazione dall’età di 11 anni. In Colombia la
Coalizione stima che vi siano 14.000 bambini soldato ­ ragazzi e
ragazze anche di 10 anni ­ reclutati nei gruppi armati paramilitari e
nelle milizie. In Nepal alcune fonti indicano che il 30% dei
combattenti del Partito comunista del Nepal sia rappresentato da
bambini e il numero aumenta di mese in mese. In Iraq, sin dal 1991,
almeno 23.000 minori, di età compresa tra i 12 e i 17 anni, sono stati
oggetto di programmi di addestramento militare da parte
dell’esercito, con il nome di “Gioventù di Saddam”.
Nel dicembre 2002, il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi
Annan ha presentato al Consiglio di Sicurezza un rapporto che
identifica 23 parti in conflitto in 5 paesi che utilizzano bambini
soldato: Afghanistan, Somalia, Burundi, Repubblica Democratica del
Congo e Liberia. In questi ultimi tre paesi, oltre ai gruppi di
opposizione, anche le forze governative hanno fatto ricorso ai
bambini soldato.
Alla fine di gennaio, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha
adottato una nuova risoluzione sui bambini e i conflitti armati
appellandosi al segretario generale affinche’ includa informazioni
sulla protezione dei bambini in ogni suo rapporto su paesi specifici.
“E’ essenziale che il Consiglio di Sicurezza si impegni ad assumere
la responsabilità di adottare misure appropriate contro coloro che
utilizzano o reclutano bambini soldato” ha affermato Kelso.

Ulteriori informazioni

La Coalizione Internazionale “Stop all’uso dei bambini soldato!” e’
nata nel 1998. Fra i suoi soci fondatori figurano Amnesty
International, Human Rights Watch, Jesuit Refugee Service, Quaker
United Nations Office ­ Ginevra, Rädda Barnen per International
Save the Children Alliance, Terre des Hommes. Successivamente
Defence for Children International, World Vision International e
numerose ONG regionali in America Latina, Africa e Asia si sono
unite alla Coalizione.
Della Coalizione Italiana “Stop all'uso dei bambini soldato!”, nata il 19
aprile 1999, fanno parte Amnesty International, Unicef-Comitato
Italiano, Società degli Amici-Quaccheri, COCIS, Terre des Hommes-
Italia, Jesuit Refugee Service-Centro Astalli, Coopi-Cooperazione
Internazionale, Volontari nel mondo-FOCSIV, Telefono Azzurro,
Alisei, Save the Children-Italia, Intersos.

Per ulteriori informazioni, approfondimenti ed interviste:
Coalizione Italiana "Stop all'uso dei bambini soldato!" Sito Internet:
www.bambinisoldato.it E-mail: coalizione.bambini@amnesty.it

Coalizione Internazionale "Stop all’uso dei bambini soldato"
Sito Internet: www.child-soldiers.org


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giovedì, febbraio 06, 2003


====== MODENA ======


MODENA, SEMPRE PIU' DIFFICILE
TROVARE MANO D'OPERA


Disoccupazione al 2,5%, ormai su livelli quasi fisiologici

Offerta di lavoro in calo a Modena. Lo rivela la terza "Lettera sull'occupazione" dell'Assessorato alle politiche economiche del Comune di Modena interamente dedicata ai dati censiti nel luglio 2002.
Rispetto allo stesso mese del 2001, infatti, l'ammontare totale delle forze di lavoro ha registrato un calo del 4,6%, corrispondente a quasi quattromila unità. All'origine di questa diminuzione dell'offerta di lavoro ci sono i cali tendenziali sia del numero di occupati (-3,4%) sia del numero delle persone in cerca di occupazione (-35,6%). L'occupazione, ancora in calo, registra comunque un'attenuazione dell'andamento negativo degli ultimi trimestri con un recupero su aprile 2002, anche se bisogna considerare il fattore stagionalità. Il calo delle persone in cerca di occupazione rappresenta, invece, la conferma del trend cominciato a inizio d'anno.
A fronte di una diminuzione su base annua dell'occupazione sul territorio comunale, sembra quindi di poter riscontrare un atteggiamento in qualche modo "passivo" di coloro (soprattutto i maschi) che in precedenza alimentavano le fila delle persone in cerca di lavoro: questa tendenza potrebbe, in conclusione, evidenziare la "saturazione" di un mercato del lavoro che, come vedremo, si mantiene a tutti gli effetti di pieno impiego.
Gli elementi fin qui esaminati contribuiscono a spiegare il comportamento dei tre principali macro-indicatori che riassumono i dati raccolti tramite l'indagine trimestrale sulle forze di lavoro, ossia il calo tendenziale riscontrato sia nel tasso di attività (-2,3%) sia nel tasso di occupazione (-1,3%), e l'ulteriore diminuzione del tasso di disoccupazione che si attesta su un virtuoso 2,5% (-1,3% rispetto a dodici mesi fa). A livello nazionale, secondo quanto rilevato dall'ISTAT a luglio 2002, gli stessi indicatori presentano negli ultimi dodici mesi un andamento sostanzialmente differente che coincide con un lieve aumento del tasso di attività (+0,5%) e del tasso di occupazione (+0,7%), mentre il tasso di disoccupazione diminuisce, ma in misura minore rispetto alla situazione modenese (-0,5%). Da notare come anche l'offerta di lavoro totale aumenti, seppur di poco, guardando all'aggregato nazionale (+0,7).

A livello aggregato diminuisce soltanto il lavoro autonomo
Un aspetto che colpisce l'attenzione, relativamente all'indagine comunale sull'occupazione modenese di luglio 2002, riguarda sicuramente il fatto che la perdita occupazionale rispetto a dodici mesi fa sia interamente attribuibile ad un calo delle posizioni lavorative autonome. A fronte, infatti, di una assoluta stabilità del lavoro dipendente assistiamo ad un sensibile calo degli indipendenti che raggiunge il -12,9%. La conferma di questa tendenza arriva non solo dai settori che rispetto ad un anno fa hanno manifestato un calo del totale occupati (come l'industria in senso stretto ed il commercio, nei quali il numero di occupati autonomi è calato del 30,4% e del 7,6%, rispettivamente), ma anche - ed è quel che più conta - dai settori in crescita occupazionale. Basti pensare, ad esempio, agli "altri servizi" (ossia quelli diversi dal commercio) che, pur evidenziando un aumento tendenziale del 6,2% nel numero totale di occupati, ha assistito comunque ad un calo sensibile degli autonomi pari al 10,5%.
Questo comportamento dell'occupazione modenese (per altro differente dal dato nazionale rilevato dall'ISTAT nello stesso trimestre del 2002: +2,1% per l'occupazione dipendente a fronte di un -0,9% per quella autonoma) sembrerebbe confermare come, in periodi di calo occupazionale, il segmento più a rischio sia proprio quello dei lavoratori autonomi. A tale riguardo è importante precisare che questo aggregato comprende, oltre ad imprenditori e liberi professionisti, anche i sempre più numerosi lavoratori c.d. "atipici" (collaboratori coordinati e continuativi ed occasionali) che più di altri pagano nelle congiunture sfavorevoli il minore potere contrattuale e la maggiore precarietà di impiego.

L'industria e il manufatturiero in difficoltà
Il settore dell'economia comunale che negli ultimi dodici mesi ha registrato la maggior perdita occupazionale è senza dubbio quello industriale (-12,4%), all'interno del quale bisogna però distinguere la dinamica in buona crescita delle costruzioni (+3,6%) da quella in forte calo relativa all'industria in senso stretto, ossia quella manifatturiera (-14,2%). Tiene invece, sempre in termini di variazione tendenziale, il settore terziario nel suo complesso (+1,6%), anche se bisogna separare il commercio (in diminuzione sensibile, con una perdita pari al 9,7%) dagli altri servizi (in buona espansione con un +6,2%). In forte riduzione (-22,2%) anche il numero di occupati nell'agricoltura.
L'andamento negativo dell'occupazione industriale a Modena (non in linea con il +1,8% rilevato dall'ISTAT a livello nazionale), sembrerebbe direttamente correlato alle difficoltà manifestate negli ultimi tempi da alcuni dei principali settori d'attività locali. La ceramica ed il tessile/abbigliamento, ossia i settori maggiormente rivolti alle esportazioni, hanno, infatti, risentito non poco della flessione della domanda mondiale, limitando ad un +0,8% la crescita tendenziale della produzione industriale. Proprio queste considerazioni potrebbero contribuire a spiegare il fenomeno esaminato nel paragrafo precedente: di fronte ad una congiuntura internazionale e ad un ciclo economico sfavorevoli le imprese locali hanno rinunciato ad apporti "esterni" (consulenti e collaboratori, ossia lavoratori autonomi) senza procedere all'assunzione di nuovi dipendenti.
Da segnalare, infine, una nota positiva: le variazioni congiunturali dell'industria nel suo complesso (+2,8%, moderato da un calo del settore edilizio rispetto al dato di aprile 2002) e di quella manifatturiera (+6,8%) segnano una netta inversione di tendenza rispetto alla congiuntura precedente (-17% l'industria e -15,6% il manifatturiero, fra gennaio e aprile 2002).

Fra i giovani meno occuparti ma più studenti
Un dato che può sembrare assai negativo a livello comunale, soprattutto se si osserva la sua variazione tendenziale fra luglio 2001 e luglio 2002, è quello riguardante il numero di occupati compresi nella fascia d'età 15-24 anni (-14,8%). A questo si aggiunge la contemporanea diminuzione dei giovani in cerca di lavoro, il cui numero è calato del 51,6%. Tutto ciò è all'origine della complessiva riduzione (-18,2%) delle forze di lavoro giovanili che negli ultimi dodici mesi ha caratterizzato il mercato del lavoro locale. L'apparenza non deve trarre però in inganno: i dati appena citati, infatti, sono in gran parte spiegabili da un sensibile aumento del numero di studenti, il quale presenta una variazione tendenziale pari al +10,6%. Ecco spiegato, quindi, perché ad un anno di distanza la composizione per condizione della popolazione giovanile a Modena si è modificata non poco.
Alla luce di quanto sopra evidenziato si spiega più facilmente l'andamento del tasso di disoccupazione giovanile che si attesta su un positivo 5,6% (Nord Italia 10,4%, Nord-Est 7,5 secondo l'ISTAT): diminuiscono di 1100 unità le forze di lavoro, aumenta di 930 unità la popolazione scolastica.

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DISOCCUPAZIONE AL 2,5%:
MERCATO DEL LAVORO TESO
IN CASO DI RIPRESA
Nota di Raffaele Giardino, Responsabile Ufficio studi Camera di Commercio di Modena


Nonostante la difficile fase congiunturale attraversata dall'economia dell'area di Modena, i segnali provenienti dalle varie indagini locali sul mercato del lavoro persistono nel segnalare una situazione di sostanziale full employment. Certamente il rallentamento del tasso di sviluppo economico ha determinato un arresto dell'ampliamento della base occupazionale, che invece ha registrato saldi positivi fino al 2001, come risulta anche dalle analisi della Camera di Commercio.
Questa frenata tuttavia è stata accompagnata da una ulteriore discesa del tasso di disoccupazione, oramai fermo su livelli fisiologici.
Nella prima metà del 2002, contemporaneamente, si rileva anche una diminuzione del tasso di attività, il quale in gran parte può essere ricondotto al graduale processo di invecchiamento della popolazione che caratterizza da diversi anni le dinamiche demografiche del comune. Infatti, in base agli ultimi dati forniti dall'osservatorio demografico provinciale, nel 2001 l'indice di ricambio generazionale nel comune di Modena (ossia il rapporto tra la popolazione con età compresa tra 60 e 64 anni - uscenti - e la popolazione con età compresa tra 15 e 19 anni - entranti) ha raggiunto un valore pari a 176,9.
In altre parole, per ogni giovane che entra nel mercato del lavoro, mediamente ci sono 1,8 persone che escono per andare in pensione. Nella prospettiva di una futura ripresa economica, ciò comporta per le imprese una serie di difficoltà non solo nel fronteggiare i nuovi fabbisogni occupazionali, ma persino il normale turnover.

Raffaele Giardino
Responsabile Ufficio Studi
Camera di Commercio di Modena



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mercoledì, febbraio 05, 2003


====== MONDO ======


CORTE PENALE INTERNAZIONALE, APPELLO DI AMNESTY INTERNATIONAL:
I CITTADINI DEGLI STATI UNITI NON DEVONO OTTENERE L’IMPUNITA’ PER
GENOCIDIO, CRIMINI CONTRO L’UMANITA’ E CRIMINI DI GUERRA



‘A nessuno deve essere garantita l’impunita’ per i peggiori crimini conosciuti
dall’umanita’’, ha dichiarato Amnesty International, presentando una petizione a
tutti i governi per chiedere che non firmino alcun ‘accordo dell’impunita’’ con gli Stati
Uniti d’America.
La petizione, sottoscritta da 84.598 persone in tutto il mondo, e’ stata lanciata nel
settembre scorso in risposta alla campagna lanciata dagli Usa contro la Corte penale
internazionale. Le firme raccolte sono state consegnate alle Ambasciate di tutti i
paesi aventi rappresentanza diplomatica a Londra. In Italia, alla petizione hanno
aderito 6119 firmatari.
Gli Stati Uniti stanno chiedendo a tutti i paesi di sottoscrivere accordi per garantire ai
cittadini americani l’impunita’ davanti alla Corte penale internazionale. In molti casi, gli
Usa hanno minacciato di interrompere il sostegno militare o altro tipo di assistenza
agli Stati che rifiuteranno gli ‘accordi dell’impunita’’.
‘Si tratta di ‘accordi dell’impunita’’ ­ ha affermato Marco Bertotto, presidente della
Sezione Italiana di Amnesty International ­ ‘perche’ gli Stati firmatari violerebbero i
loro obblighi, stabiliti dal diritto internazionale, di portare davanti alla giustizia persone
accusate di aver commesso i crimini particolarmente gravi previsti dallo Statuto di
Roma. La legislazione americana, infatti, non contempla tutti questi crimini. Inoltre gli
‘accordi dell’impunita’’ non includono alcun obbligo per gli Stati Uniti di sottoporli a
inchiesta e perseguirli o di estradare le persone sospettate di averli commessi in altri
paesi che possano e intendano farlo o di consegnarli alla Corte penale
internazionale’.
‘I timori degli Stati Uniti che la Corte penale internazionale possa diventare uno
strumento per la persecuzione politica dei propri cittadini sono infondati’ - ha aggiunto
Bertotto. ‘In realta’, lo Statuto di Roma contiene importanti salvaguardie e garanzie di
processi equi, tali da assicurare che una situazione del genere non si possa
verificare’.


Ulteriori informazioni


Lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale, ratificato finora da 87 paesi, e’
entrato in vigore il 1° luglio 2002. La Corte dovrebbe iniziare ad operare entro il 2003.
Le elezioni dei 18 giudici della Corte avranno luogo tra il 3 e il 7 febbraio 2003 presso
le Nazioni Unite a New York.
Il 29 gennaio 2003 18 Stati (Afghanistan, El Salvador, Gambia, Gibuti, Honduras,
India, Israele, Isole Marshall, Mauritania, Micronesia, Nepal, Palau, Repubblica
Dominicana Romania, Sri Lanka, Tagikistan, Timor Est e Uzbekistan) hanno firmato
‘accordi dell’impunita’’. Nessuno di essi li ha ratificati. Amnesty International,
nell’ambito della Coalizione per la Corte penale internazionale di cui fa parte insieme
ad altre 1.000 organizzazioni in tutto il mondo, ha lanciato una campagna affinche’ i
parlamenti di questi paesi non ratifichino gli accordi.
Amnesty International ha pubblicato due documenti, disponibili presso il sito Internet
www.amnesty.org, che illustrano le motivazioni per le quali gli accordi di impunita’
degli Stati Uniti sono contrari al diritto internazionale:
- International Criminal Court: US efforts to obtain impunity for genocide, crimes
against humanity and war crimes (AI Index: IOR 40/023/2002)
- International Criminal Court: The need for the European Union to take more
significant steps to prevent members from signing US impunity agreements (AI Index:
IOR 40/030/2002)

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====== MODENA ======


MOBILITA' IN CITTA', OLTRE 700 MILA SPOSTAMENTI AL GIORNO

I dati degli ultimi rilevamenti finalizzati a completare il dossier sul progetto di metrò modenese. Gallerani: "Ora tocca al ministero fare la sua parte"

Oltre 700 mila spostamenti al giorno complessivi, di cui 585 mila che avvengono usando l'automobile. Sono queste le stime che emergono dal documento finale, consegnato nei giorni scorsi all'Amministrazione comunale dall'ingegner Franco Righetti, che costituisce la base dati, aggiornata al 2002, sulla mobilità automobilistica privata e sulla mobilità pubblica. Le elaborazioni illustrate costituiscono le risultanze delle indagini sui flussi di traffico e sui passeggeri della rete di trasporto urbana ATCM condotte nello scorso mese di novembre.
Le origini e le destinazioni degli spostamenti in auto sono state verificate su un campione di automobilisti in transito in corrispondenza di tre cordoni concentrici che muovono dai confini comunali sino al centro della città.
La distribuzione dei passeggeri del sistema di trasporto collettivo è stata invece ottenuta registrando su ciascuna delle 19 linee urbane le fermate di salita e quelle di discesa degli utenti.
Le nuove informazioni rese disponibili consentono di definire la distribuzione attuale della mobilità urbana: sono circa 700.000 - 720.000 i movimenti che quotidianamente, con tutti i mezzi di trasporto e per tutte le motivazioni, interessano il territorio comunale. Di questi:
· circa 360.000 spostamenti avvengono in autovettura internamente ai confini comunali;
· circa 225.000 costituiscono i movimenti di scambio bidirezionale, sempre in autovettura, tra le aree esterne e territorio comunale;
· circa 35.000 spostamenti vengono compiuti sulla rete di trasporto collettivo urbano ATCM internamente ai confini comunali;
· circa 15.000 sono effettuati sulla rete di trasporto collettivo extrurbano ATCM come scambio bidirezionale tra le aree esterne e la città;
· circa 10.000 spostamenti risultano polarizzati sulla stazione FS;
· circa 42.000 spostamenti vengono effettuati a piedi, 20.000 in bicicletta e 20.000 in ciclomotore.
"L'amministrazione comunale - spiega l'assessore alle politiche per la mobilità Nerino Gallerani - con questa rilevazione di dati, ha così completato la propria documentazione che sarà necessaria ai promotori per l'elaborazione del progetto preliminare di sistema di trasporto rapido in sede fissa, cioè di metropolitana leggera. Tale intervento deve ora essere inserito nell'elenco delle opere strategiche sull'apposito sito ministeriale. L'auspicio è che il governo faccia celermente la propria parte, pubblicando l'invito ai promotori ad avanzare proposte di progetto, rispettando annunci e promesse che indicavano l'intervento modenese una priorità. Ciò in coerenza con la scelta del Comune di dare alla città un sistema di trasporto moderno e capace, puntando su una modalità che coinvolga i soggetti privati nella progettazione esecutiva e nella gestione".
E' da ricordare che la pubblicazione del progetto modenese sul sito ministeriale avvierà di fatto l'iter che consentirà ai soggetti interessati di concorrere per la realizzazione di tale progetto.
I dati sulla mobilità contenuti nel documento indicato saranno anche utilizzati dall'ufficio traffico del Comune per la sua attività di pianificazione, per la redazione del Piano urbano della mobilità.


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QUANDO MODENA ERA "BEAT"

Rivivono in un libro gli anni Sessanta e il Bar Grande Italia, dove si incontravano Francesco Guccini e Bonvi, Dodo Veroli e Pier Farri, Tony Verona e Carlo Savigni

Un brivido di chitarre e batterie, di occhi truccati con la matita e di minigonne, di capelli lunghi e di pantaloni a tubo. Il cuore era a Londra, o a Liverpool, il resto - tutto il resto - a Modena, in quel Bar Grande Italia che negli anni Sessanta era il punto di riferimento o, come direbbe Guccini, la "préda ringadora", di studenti turbolenti e di giovani creativi.
C'erano Roman Rock, Gianni Borelli, i Monelli, i Gatti, i Giovani Leoni. E in un attimo le carte si mescolarono e spuntarono l'Equipe 84, i Nomadi, i Marines di Johnny e le Gatte di Ambra, alchimie concepite con l'apporto di altri avventori del Bar: Dodo Veroli e Pier Farri, Tony Verona e Francesco Guccini, Bonvi e Carlo Savigni.
Quegli anni rivivono ora nelle 128 pagine del volume "Seduto in quel caffè: fotocronache dell'era beat", che a cura di Massimo Masini raccoglie fotografie di Carlo Savigni, Franco Vaccari e Oscar Goldoni e testi di Edmondo Berselli, Giò Barbieri, Franco Fini Storchi, Francesco Guccini, Maria Roberta Olivieri, Carlo Savigni, Franco Tedeschi e Franco Vaccari. Realizzato in collaborazione con Sottomarino Gialloblu e con il contributo degli assessorati alla Cultura e agli Interventi economici del Comune e della società di promozione del centro storico Modena Amore Mio, il libro è pubblicato dalle Raccolte fotografiche modenesi Giuseppe Panini ed è in vendita a 25 euro.
"Eravamo appena usciti dalla convenzione del melodico moderno di Gianni Morandi e dai sussurri e le grida di Rita Pavone, dal ballo del mattone, dal pullover, dal barattolo, dal cane di pezza, da giovane-giovane-giovane, dal cha-cha-cha: e davvero la deflagrazione mondiale di 'Please Please Me' aveva scompigliato le nebbie della provincia", ricorda Edmondo Berselli. "Era decollata un'altra epoca, e la capitale del mondo riconosciuto era ovviamente Londra con le sue cavern. La modernità era un brivido di chitarre e batterie: c'era in giro un'eccitazione mai sentita prima".
Era venuto il momento in cui si potevano indossare "le giacchettine striminzite, i pantaloni a tubo, i berrettini, le camicie eccentriche, e farsi crescere moderatamente o smodatamente i capelli, e comprare religiosamente ogni settimana Ciao Amici o Giovani". I segni di una disinvoltura nuova.
"Quando il nostro gruppo (allora si diceva la compagnia) cominciò ad occupare uno spicchio di quel territorio, alla fine dei '50, quel bar presentava parecchi vantaggi", ricorda Franco Tedeschi: "era talmente vasto che potevamo posizionarci ai margini senza essere costretti a consumare; ci si poteva scindere in sottogruppi secondo gli affetti del momento; era una comoda sosta fra una 'vasca' e l'altra o, verso le 12 e 30, al ritorno da scuola; c'era un gran passeggio di ragazze, da lì si vedeva quasi tutto e, soprattutto, ci si faceva vedere".
I giovani avventori del Grande Italia leggono Steinbeck, Salinger, Camus, Kafka, Orwell, ma anche fumetti, fantascienza, Wodehouse e un po' di poesia: Pavese, Lorca, Ungaretti, Dylan Thomas e, più tardi, Corso e Ginsberg. Amano anche la prosa e il cabaret, vanno a Municipale e allo Storchi per vedere Glauco Mauri e la Moriconi, Romolo Valli e Alberto Lionello, Lina Volonghi e Franco Parenti, gli spettacoli di Strehler, Visconti, Dario Fo, di Paolo Poli. Ma la vera passione è la musica, soprattutto il pop americano e i suoi territori adiacenti.
Il più autorevole del gruppo è Francesco Guccini, poeta e scrittore in erba, ma soprattutto grande animatore di gruppi musicali dilettanti che spaziano dal repertorio di Modugno e Buscaglione al rock&roll. Con Alfio Cantarella e Victor Sogliani, Guccini suona con successo alle terme di Salvarola con "I Gatti". Poi parte per il servizio militare e viene sostituito da Maurizio Vandelli. Con l'arrivo di Franco Ceccarelli, sul finire del 1963 i ragazzi si ribattezzano "Equipe 84" e, in pochissimo tempo, complice l'onda d'urto Beat proveniente d'oltremanica, raggiungono la celebrità.
"Il gruppo (allora però si diceva 'complesso') ottenne in poco tempo un successo incredibile", ricorda Carlo Savigni. "Io cominciai a seguirli ovunque: nei concerti, nella villa di Via Bodoni a Milano dove erano andati a stare e, per un intero mese al mare, a San Felice Circeo". Scattava foto a centinaia, che venivano pubblicate su spartiti, giornali copertine di dischi.
La cronologia che Masini ha ricostruito si arresta annunciando il 1967: un po' perché la preziosa ed esclusiva documentazione fotografica di Carlo Savigni si arresta improvvisamente; ma soprattutto perché dall'anno seguente il Beat, che ha raggiunto l'apice, si trasforma. "D'ora in poi ci chiameremo Hippies, o Figli dei Fiori".
Già nel maggio '68 si partiva dal Bar Italia alla volta della storica "Liberté de Parole", manifestazione dell'avanguardia artistica che si svolgeva al Colombier di Parigi, "mentre gli artisti stranieri che facevano tappa nella Modena del Grand'Italia - racconta Giò Barbieri - si sentivano a casa propria: stesse idee, musica, argomenti, interessi e aspirazioni, tanto da sentir definire la nostra città una piccola Londra".
Prima del giro di boa, il Beat modenese nel 1967 snocciola "Dio è morto", la discesa in campo di Guccini e "29 settembre"."La musica leggera - spiega Masini - corre ora verso un orizzonte d'impegno sessantottino, oppure d'individualismo intimista 'mogolbattistiano'. Quando avrà voglia d'impegnarsi, ovviamente. In un'Italia che musicalmente s'è finalmente desta grazie anche al Grand'Italia, restandosene comodamente 'seduto in quel caffè' il Beat si congeda".
I miti degli anni Sessanta si materializzano nel megaconcerto di Woodstock. "L'onda d'urto dell'evento - ricorda Franco Vaccari - fece diverse volte il giro del pianeta ed al suo passaggio sull'Europa produsse il Pop Festival dell'Isola di Wight. In agosto partii anch'io col sacco a pelo d'ordinanza per partecipare al grande rito collettivo. Non immaginavo, allora, che quell'esperienza non sarebbe stata mai più possibile".


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