mercoledì, settembre 26, 2007

LE AZIENDE ITALIANE HANNO SEMPRE PIU' FAME DI IMMIGRATI: 228.000 NEL 2007

E’ record di richieste di lavoratori immigrati da parte delle imprese italiane. A mostrarlo è l’approfondimento specifico di Excelsior, il Sistema informativo di Unioncamere e Ministero del Lavoro sui fabbisogni occupazionali e le previsioni di assunzione delle imprese italiane.
Il fabbisogno previsto per il 2007 è compreso tra un minimo di 160.000 lavoratori stranieri (54mila in più rispetto al 2006) e un massimo di quasi 228.000 (oltre 65mila in più dell’anno scorso). Quest’ultimo dato è anche superiore al livello record del 2003 (224.400 unità). Si tratta di un incremento rilevante non solo in termini assoluti ma anche relativi, visto che le assunzioni di lavoratori immigrati a fine anno potrebbero rappresentare il 27,1% delle entrate complessive (erano il 23,3% nel 2006 e al 28,2% nel 2005).
L’andamento delle assunzioni previste prova il carattere strutturale del lavoro immigrato. Ciò non toglie che le imprese italiane appaiano sempre più orientate ad assumere stranieri che abbiano già maturato specifiche esperienze lavorative: circa la metà degli assunti dovrà infatti avere un certo livello di esperienza. In ogni caso, le imprese prevedono sia necessaria ulteriore formazione per il 75,7% delle assunzioni di immigrati, valore elevato ma in linea con gli anni precedenti (nel 2006 il 74,4% e nel 2005 il 76,1%).
Ad assumere di più si prevede siano ancora i servizi (134mila gli immigrati richiesti) rispetto all’industria (93mila). Il comparto con la più spiccata propensione a ricorrere a manodopera straniera è, anche quest’anno, quello dei servizi operativi alle imprese, dove la stima di massima (27.100 entrate) arriva a coprire oltre la metà del totale delle assunzioni programmate. Al secondo posto - in termini relativi sul totale dei flussi in entrata previsti per il 2007 - si collocano la sanità e i servizi sanitari privati (quasi 15mila), seguiti dal settore turistico (37mila). Alle spalle si ritrovano alcune attività dell’industria: non solo le costruzioni (il cui grado di “etnicizzazione” è evidente con 38mila richieste di lavoratori immigrati nel 2007) ma anche la metalmeccanica (9mila) e, a poca distanza, il legno-arredo (circa 5mila). Se si considera l’incidenza di assunzioni di stranieri sul totale, spicca anche per il 2007 il dato relativo alle industrie della gomma e delle materie plastiche (3mila le assunzioni previste), forse per una scarsa “appetibilità” dei lavori offerti (per le mansioni più a rischio dal punto di vista sanitario) e di quelle dei metalli (14mila).

Nei lavori meno qualificati immigrati preferiti agli italiani
Poche le novità per quanto riguarda la domanda di figure professionali. Sempre consistente è la richiesta di figure medio-basse. Le assunzioni di profili dirigenziali, di elevata specializzazione e di professioni tecniche superano di poco il 6% delle entrate complessive, guadagnando 1,2 punti percentuali rispetto al 2006. In leggera crescita il peso delle assunzioni di figure da inserire in attività amministrative (dal 3,0 al 5,7%), a fronte però di una flessione delle figure relative alle vendite e ai servizi (22,3% rispetto al 24,1% del 2006). Stabile il peso dei conduttori di impianti e assimilati, mentre cresce di un punto percentuale l’incidenza degli operai specializzati e diminuisce di tre punti – rispetto all’anno scorso – l’incidenza del personale non qualificato.
La sostanziale stabilità della composizione professionale dei lavoratori immigrati da assumere trova conferma nel rapporto tra assunzioni di lavoratori immigrati e assunzioni di lavoratori italiani, che evidenzia in maniera netta come il peso dei primi sia elevato e vada crescendo solo in corrispondenza di figure medio-basse: nel 2007 per ogni 100 italiani assunti e classificati come personale non qualificato si dovrebbero registrare 118,5 lavoratori immigrati (erano 83 per ogni 100 nel 2006 e 81,8 nel 2005). Appaiono ormai chiare alcune chiare tendenze verso l’etnicizzazione di una serie di professioni, non solo come conseguenza di problemi di reclutamento o delle condizioni di lavoro e retributive ritenute scarsamente appetibili dai lavoratori italiani, quanto anche per una presenza ormai già cospicua di lavoratori stranieri in corrispondenza di alcuni specifici profili. Quest’ultima circostanza ha l’effetto di rafforzare gli stereotipi in ordine alla particolare idoneità dei lavoratori immigrati a svolgere determinate mansioni, dando vita talvolta a possibili barriere all’accesso dei (pochi) lavoratori italiani ancora disponibili. In particolare, questo processo di etnicizzazione è palese per le professioni di assistenza (assistenti socio-sanitari a domicilio o presso istituzioni, infermieri, ecc.), per gli addetti alle pulizie, nonché per diverse professioni del comparto edile, dell’industria meccanica e della gomma.

Il territorio: nel Nord-Est un assunto su 3 è straniero
Il Nord-Est si conferma anche quest’anno l’area in cui si registra la maggiore incidenza, sul totale delle assunzioni, mentre il Nord-Ovest è quella con la maggior capacità di assorbimento in valori assoluti. Roma Milano e – new entry – Brescia le province che guidano la classifica delle assunzioni di immigrati previste in valore assoluto; Belluno, Forlì-Cesena e Ravenna primeggiano invece per le opportunità offerte ai cittadini stranieri in rapporto al totale delle assunzioni.

lunedì, settembre 24, 2007

RAPPORTO DI AMNESTY SULL’IRAQ: CRISI DEI RIFUGIATI SEMPRE PIU’ EVIDENTE

In un rapporto diffuso oggi, Amnesty International ha segnalato che la comunita’ internazionale non sta affrontando in modo adeguato la crescente crisi dei rifugiati dall’Iraq, lasciando ricadere l’onere maggiore sulle spalle dei principali paesi ospitanti, Giordania e Siria. Di conseguenza, questi due paesi stanno rafforzando i controlli alla frontiera e chiudendo le principali vie di fuga per chi cerca scampo dalla violenza.

Nel suo rapporto, ‘Milioni in fuga: la crisi dei rifugiati iracheni’, Amnesty International apprezza la condotta delle autorita’ di Amman e Damasco che hanno tenuto aperti i confini fino a oggi, mentre accusa altri governi di aver fatto troppo poco per aiutare Giordania e Siria a gestire l’emergenza e le necessita’ derivanti dall’afflusso di quasi due milioni di rifugiati iracheni.

‘La disperata situazione umanitaria degli iracheni, tanto dei rifugiati quanto di coloro che hanno cercato riparo in altre regioni del paese, e’ largamente ignorata dal mondo’ – ha affermato Malcolm Smart, direttore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. ‘Se la comunita’ internazionale non si impegnera’ a trovare un modo piu’ equo di suddivisione delle responsabilita’ per la protezione e l’assistenza dei rifugiati iracheni, andremo incontro a una piu’ acuta crisi umanitaria e a una maggiore instabilita’ politica della regione’.

Almeno quattro milioni di iracheni sono stati costretti a lasciare i loro luoghi di origine e il numero continua a crescere al ritmo di 2000 persone al giorno. Non c’e’ al mondo altra crisi che si sia sviluppata con tale rapidita’. La Siria ospita 1,4 milioni di rifugiati, la Giordania almeno mezzo milione. Gli iracheni che hanno cercato riparo all’interno del proprio paese sono 2,2 milioni.

‘Temiamo che le nuove regole sui visti, in via d’introduzione in Giordania e Siria, impediranno agli iracheni di ricevere la protezione di cui hanno bisogno. Amnesty International chiede a entrambi gli Stati di continuare a tenere aperti i confini a tutti coloro che fuggono per salvarsi la vita’ – ha proseguito Smart. ‘Chiediamo agli altri Stati di fare di piu’ per aiutare i governi di Amman e Damasco, fornendo loro maggiore assistenza finanziaria, tecnica e materiale e consentendo il reinsediamento di un numero maggiore di rifugiati, soprattutto di coloro che si trovano in particolare condizione di vulnerabilita’’.

Inoltre, Amnesty International chiede alla comunita’ internazionale di fornire assistenza all’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) e alle organizzazioni umanitarie nazionali e internazionali.

‘I modesti passi sin qui fatti dalla comunita’ internazionale non sono commensurabili alla gravita’ della crisi in corso’ – ha sottolineato Smart. ‘Non solo, ma alcuni Stati stanno adottando misure negative, come il rimpatrio forzato di iracheni cui e’ stato rifiutato l’asilo politico o persino la revoca dello status ad alcuni rifugiati iracheni’.

Il rapporto di Amnesty critica la lentezza dei piani di reinsediamento di rifugiati in particolare condizione di vulnerabilita’, attualmente ospitati da Giordania e Siria, come le vittime di tortura e di altre violazioni dei diritti umani. L’organizzazione sottolinea che tra il 2003 e il 2006, il numero dei rifugiati iracheni reinsediati in paesi terzi si e’ ben piu’ che dimezzato, da 1425 a 404 secondo l’Unhcr, a fronte dell’escalation della violenza politica.

‘La comunita’ internazionale deve accettare una responsabilita’ condivisa nel reinsediamento degli iracheni attualmente rifugiati in Giordania e Siria, soprattutto di quelli in particolare condizione di vulnerabilita’, con l’obiettivo di aumentare il numero complessivo dei reinsediamenti nei paesi terzi. Infine, dato il loro coinvolgimento diretto nel conflitto, gli Stati che fanno parte della Forza multinazionale a guida Usa dovranno fare ancora di piu’ per alleviare la sofferenza di coloro che sono stati costretti dalla violenza a lasciare le proprie case’.

Il rapporto ‘Milioni in fuga: la crisi dei rifugiati iracheni’ e’ disponibile in inglese all’indirizzo: http://www.amnesty.org

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