sabato, marzo 26, 2005

LE ARMI UCCIDONO UNA PERSONA AL MINUTO

ANCHE IN ITALIA LA CAMPAGNA 'CONTROL ARMS' DI AMNESTY INTERNATIONAL, OXFAM E IANSA

«Nel mondo in cui viviamo, sono in circolazione quasi 700 milioni di armi e altri otto milioni vengono prodotte ogni anno. Ci sono aziende che le fabbricano, intermediari che le mettono in commercio, governi e privati che le acquistano e le vendono, persone che le utilizzano. E, in fondo a questa catena, le persone che ne muoiono, una al minuto» ha dichiarato Marco Bertotto, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International, presentando la campagna Control Arms. Obiettivo della campagna, promossa a livello mondiale insieme a Oxfam e Iansa (Rete internazionale di azione sulle armi leggere) e che in Italia + patrocinata dal Segretariato sociale della Rai, è l'adozione, entro il 2006, di un trattato sul commercio delle armi.
«In questo stesso mondo, con queste stesse armi, ogni anno almeno 500.000 esseri umani vengono ammazzati, 300.000 bambini soldato sono costretti a imbracciarle e usarle in guerra come se fossero giocattoli, decine di conflitti vengono sostenuti e alimentati dal traffico incontrollato dei prodotti dell'industria militare» ha denunciato Bertotto. «Milioni di persone pagano a caro prezzo le scelte sbagliate dei rispettivi governi, che preferiscono investire risorse e ingigantire il loro debito estero nella corsa agli armamenti piuttosto che sostenere programmi virtuosi, e spesso meno costosi, di sviluppo economico e lotta alla povertà».
Secondo Amnesty International, uscire da questo cortocircuito non è impossibile, ma richiede una mobilitazione costante e coordinata da parte di tutti. Le soluzioni concrete esistono e sono da tempo alla portata dei governi e della comunità internazionale: rafforzare i meccanismi di controllo nazionali, regionali e a livello globale sui trasferimenti irresponsabili di armi ed attrezzature militari, di sicurezza e di polizia; impedirne in ogni caso il commercio verso paesi in stato di conflitto o responsabili di gravi violazioni dei diritti umani; adottare quanto prima un sistema globale di identificazione e tracciatura che consenta di risalire ai paesi che gestiscono la produzione e l'intermediazione illecita di armi.

venerdì, marzo 25, 2005

IL 2 GIUGNO SIA ANCHE LA FESTA DELLA COSTITUZIONE REPUBBLICANA

Tante adesioni all'appello di Libertà e Giustizia

2 giugno 2005: una grande festa per la Costituzione repubblicana. Libertà e Giustizia si rivolge alla società civile, ai partiti che si oppongono alla riforma costituzionale approvata al Senato, ai sindacati, alle istituzioni, agli italiani tutti, affinché il 2 giugno 2005, “Festa nazionale della Repubblica”, si celebri in tutta Italia anche la “Festa della Costituzione repubblicana”. Libertà e Giustizia ricorda che l’assemblea costituente fu eletta proprio il 2 giugno 1946. Sarà così l’occasione per ricordare la nascita della nostra Carta, i suoi valori e i suoi principi messi in seria discussione dalla riforma approvata al Senato.
Le modifiche introdotte mettono a rischio l’universalità di diritti fondamentali rompendo la coesione nazionale; propongono una forma di governo basato su un premier “assoluto”, l’assenza di contrappesi e il contemporaneo annullamento delle garanzie attuali; intervengono su un arco di materie così vasto che si può parlare di un vero e proprio mutamento radicale della nostra Carta.
Non permetteremo questa demolizione e ci impegneremo perché la riforma approvata sia cancellata col referendum.
Da oltre un anno Libertà e Giustizia è impegnata per costituire una rete di associazioni, movimenti, sindacati e partiti, oggi riuniti nel Coordinamento nazionale Salviamo la Costituzione. Sono ormai più di 300 i comitati che in ogni città, da Modena a Genova a Bologna, da Milano a Sondrio, da Empoli a Parma, a Firenze, Caserta e Palermo si mobilitano in difesa della Carta che porta le firme di De Nicola, Terracini e De Gasperi.
Hanno già firmato l’appello di Libertà e Giustizia perché si celebri in tutta Italia il prossimo 2 giugno anche la “Festa della Costituzione repubblicana”:
Romano Prodi, Arturo Parisi, Piero Fassino, Gianclaudio Bressa, Nando Dalla Chiesa, Roberto Zaccaria, Gavino Angius, Giovanna Melandri, Franco Bassanini, Enrico Letta, Willer Bordon, Andrea Manzella, Lapo Pistelli, Rosy Bindi, Giuseppe Giulietti.
I candidati alle regionali: Mercedes Bresso, Riccardo Sarfatti, Massimo Carraro, Vasco Errani, Maria Rita Lorenzetti, Claudio Burlando, Claudio Martini, Nichi Vendola e Agazio Loiero, Gian Mario Spacca.
La Cgil, Federico Orlando, l’associazione Articolo 21, Mario Pirani, Carla Voltolina Pertini e la Fondazione Sandro Pertini, Paolo Serventi Longhi, Leopoldo Elia, Francesco Rosi, Luciano Pizzetti, Raimondo Ricci (Anpi), Corrado Stajano, Gian Maria Fara, Franzo Grande Stevens.
i garanti di LeG Giovanni Bachelet, Enzo Biagi, Claudio Magris.

martedì, marzo 01, 2005

REATO DI TORTURA: NUOVO APPELLO AL PARLAMENTO DI AMNESTY INTERNATIONAL

Amnesty International, Antigone e Medici contro la tortura hanno lanciato un appello a tutti i parlamentari italiani chiedendo di affrontare «la perdurante grave inadempienza del Parlamento circa l'introduzione del reato di tortura nel codice penale italiano».
L'Italia dovrebbe approvare ormai da 16 anni una specifica legge contro la tortura anche per ottemperare ai propri obblighi internazionali, derivanti soprattutto dalla ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura del 1988.
«L'inadempienza del nostro paese non è passata inosservata negli organismi intergovernativi - scrivono le tre associazioni, da sempre impegnate sul tema della tortura - tanto da essere stata stigmatizzata negli ultimi anni dal Comitato delle Nazioni Unite sui diritti umani, dal Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura, dal Comitato delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo e dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura».
Nei prossimi mesi - sottolineano Amnesty, Antigone e Medici contro la tortura - l'Italia sarà nuovamente chiamata a rendere conto dell'attuazione del diritto internazionale in materia di diritti umani davanti al Comitato sui diritti umani e al Comitato contro la tortura. In entrambi i casi, rischia di farlo senza aver introdotto la fattispecie specifica di tortura nel codice penale e senza aver ratificato il Protocollo opzionale alla Convenzione contro la tortura.
«Spiace notare - prosegue l'appello - che neanche la XIV Legislatura ha posto l'impegno contro la tortura, in Italia e nel mondo, tra le sue priorità. Nonostante la presentazione di otto progetti di legge, sottoscritti da oltre cento Deputati e Senatori di tutti i gruppi parlamentari, l'esame dei testi, iniziato alla Camera il 18 aprile 2002, è stato infatti caratterizzato da tempi inspiegabilmente lunghi e da inaccettabili tentativi di introdurre una definizione di tortura più restrittiva di quella internazionale. In particolare, quando manca ormai poco più di un anno alla fine della Legislatura, risulta difficilmente comprensibile la ragione per cui da ormai dieci mesi il nuovo testo unificato sia fermo alla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati. Se la legge non verra' approvata, il ricordo più forte sarà purtroppo associato al voto del 22 aprile 2004, quando venne approvato l'inaccettabile emendamento che intendeva limitare la nozione di tortura ai soli comportamenti ripetuti».

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