Modenapiù
Una Città e il Mondo: politica, cultura, economia, società a cura di Roberto Gazzotti.
martedì, marzo 01, 2005
REATO DI TORTURA: NUOVO APPELLO AL PARLAMENTO DI AMNESTY INTERNATIONAL
Amnesty International, Antigone e Medici contro la tortura hanno lanciato un appello a tutti i parlamentari italiani chiedendo di affrontare «la perdurante grave inadempienza del Parlamento circa l'introduzione del reato di tortura nel codice penale italiano».
L'Italia dovrebbe approvare ormai da 16 anni una specifica legge contro la tortura anche per ottemperare ai propri obblighi internazionali, derivanti soprattutto dalla ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura del 1988.
«L'inadempienza del nostro paese non è passata inosservata negli organismi intergovernativi - scrivono le tre associazioni, da sempre impegnate sul tema della tortura - tanto da essere stata stigmatizzata negli ultimi anni dal Comitato delle Nazioni Unite sui diritti umani, dal Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura, dal Comitato delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo e dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura».
Nei prossimi mesi - sottolineano Amnesty, Antigone e Medici contro la tortura - l'Italia sarà nuovamente chiamata a rendere conto dell'attuazione del diritto internazionale in materia di diritti umani davanti al Comitato sui diritti umani e al Comitato contro la tortura. In entrambi i casi, rischia di farlo senza aver introdotto la fattispecie specifica di tortura nel codice penale e senza aver ratificato il Protocollo opzionale alla Convenzione contro la tortura.
«Spiace notare - prosegue l'appello - che neanche la XIV Legislatura ha posto l'impegno contro la tortura, in Italia e nel mondo, tra le sue priorità. Nonostante la presentazione di otto progetti di legge, sottoscritti da oltre cento Deputati e Senatori di tutti i gruppi parlamentari, l'esame dei testi, iniziato alla Camera il 18 aprile 2002, è stato infatti caratterizzato da tempi inspiegabilmente lunghi e da inaccettabili tentativi di introdurre una definizione di tortura più restrittiva di quella internazionale. In particolare, quando manca ormai poco più di un anno alla fine della Legislatura, risulta difficilmente comprensibile la ragione per cui da ormai dieci mesi il nuovo testo unificato sia fermo alla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati. Se la legge non verra' approvata, il ricordo più forte sarà purtroppo associato al voto del 22 aprile 2004, quando venne approvato l'inaccettabile emendamento che intendeva limitare la nozione di tortura ai soli comportamenti ripetuti».
L'Italia dovrebbe approvare ormai da 16 anni una specifica legge contro la tortura anche per ottemperare ai propri obblighi internazionali, derivanti soprattutto dalla ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura del 1988.
«L'inadempienza del nostro paese non è passata inosservata negli organismi intergovernativi - scrivono le tre associazioni, da sempre impegnate sul tema della tortura - tanto da essere stata stigmatizzata negli ultimi anni dal Comitato delle Nazioni Unite sui diritti umani, dal Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura, dal Comitato delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo e dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura».
Nei prossimi mesi - sottolineano Amnesty, Antigone e Medici contro la tortura - l'Italia sarà nuovamente chiamata a rendere conto dell'attuazione del diritto internazionale in materia di diritti umani davanti al Comitato sui diritti umani e al Comitato contro la tortura. In entrambi i casi, rischia di farlo senza aver introdotto la fattispecie specifica di tortura nel codice penale e senza aver ratificato il Protocollo opzionale alla Convenzione contro la tortura.
«Spiace notare - prosegue l'appello - che neanche la XIV Legislatura ha posto l'impegno contro la tortura, in Italia e nel mondo, tra le sue priorità. Nonostante la presentazione di otto progetti di legge, sottoscritti da oltre cento Deputati e Senatori di tutti i gruppi parlamentari, l'esame dei testi, iniziato alla Camera il 18 aprile 2002, è stato infatti caratterizzato da tempi inspiegabilmente lunghi e da inaccettabili tentativi di introdurre una definizione di tortura più restrittiva di quella internazionale. In particolare, quando manca ormai poco più di un anno alla fine della Legislatura, risulta difficilmente comprensibile la ragione per cui da ormai dieci mesi il nuovo testo unificato sia fermo alla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati. Se la legge non verra' approvata, il ricordo più forte sarà purtroppo associato al voto del 22 aprile 2004, quando venne approvato l'inaccettabile emendamento che intendeva limitare la nozione di tortura ai soli comportamenti ripetuti».
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