mercoledì, aprile 30, 2003

RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL
SUL KOSOVO/KOSOVA:
“MINORANZE PRIGIONIERE
IN CASA PROPRIA”



A quasi quattro anni dalla fine della guerra, le
minoranze del Kosovo/Kosova (*) sono ancora a
rischio di subire uccisioni ed attacchi a sfondo etnico:
è quanto ha denunciato oggi Amnesty International,
presentando un nuovo rapporto dal titolo “Prigionieri
nelle nostre case”.
Il rapporto descrive come le minoranze in
Kosovo/Kosova non abbiano modo di ottenere
giustizia per gli atti di violenza e le minacce alla
propria integrità fisica e psicologica da loro subiti.
L’impunità per questi abusi dei diritti umani costituisce
un effettivo impedimento alla libertà di movimento e
una limitazione al godimento dei diritti fondamentali,
come quelli al lavoro, alla salute e all’istruzione.
“Fino a quando questi diritti non potranno essere
garantiti, i rifugiati e i profughi interni che si trovano
all’estero o in altre zone della Serbia-Montenegro non
saranno in grado di rientrare nelle proprie terre” ­ ha
osservato Amnesty International. “Ora che si sta
discutendo sul futuro dell’Iraq, la comunità
internazionale deve tener presente le lezioni del
passato e assicurare l’adozione di misure efficaci per
proteggere i diritti umani dei gruppi vulnerabili e
assicurare che non vi sarà alcuna impunità per gli
autori degli abusi dei diritti umani”.
Nel suo rapporto, Amnesty International afferma che
l’amministrazione internazionale del Kosovo/Kosova si
è trovata impreparata ai massicci abusi dei diritti
umani contro le minoranze, seguiti al rapido rientro
della comunità albanese. Sebbene gli atti di violenza
contro le minoranze siano sensibilmente diminuiti
rispetto ai mesi immediatamente successivi alla fine
della guerra, essi continuano tuttavia ad avere luogo.
Il fatto che in larga parte i reati a sfondo etnico
restino impuniti rafforza la sensazione che i loro autori
rimarranno liberi di compiere ulteriori attacchi e
contribuisce ad alimentare un clima di paura.
L’impunità per gli abusi presenti e passati nega alle
minoranze del Kosovo/Kosova i diritti fondamentali
garantiti dalle leggi nazionali e dalle norme del diritto
internazionale applicabili in questo territorio.
“Le quotidiane intimidazioni subite da serbi, bosniaci,
gorani, rom, ashkali ed egiziani (**) limitano la loro
libertà di movimento. Il timore di avventurarsi fuori
dalle enclavi monoetniche rafforza la percezione di
prigionia e di esclusione e nega alle minoranze il
godimento dei fondamentali diritti umani” ­ ha
aggiunto Amnesty International. “L’impossibilità di
avere accesso a cure mediche adeguate ha
determinato un aumento dei tassi di mortalità e delle
malattie all’interno dei gruppi minoritari. In alcune
zone, questi non hanno accesso alle medicine di
base”.
Nei casi di emergenza, i pazienti devono rivolgersi alla
Kfor (la forza multinazionale a guida Nato presente in
Kosovo/Kosova) o recarsi a un posto di blocco della
Kfor e attendere di essere scortati a un ospedale:
spesso questi ritardi hanno conseguenze fatali.
All’interno delle enclavi monoetniche vi è una grande
difficoltà di reperire insegnanti qualificati. Per i
bambini che vivono al di fuori di queste enclavi,
andare a scuola spesso significa un viaggio di diversi
chilometri sotto scorta della Kfor. Ad esempio, venti
bambini serbi di Pristina/Prishtin¸ devono recarsi sotto
scorta della Kfor a una scuola elementare di Llapje
Selo/Llaplasell¸, a otto chilometri di distanza.
Un’insegnante delle elementari di Prizren viene presa
ogni lunedì mattina dalla Kfor e accompagnata nel
villaggio in cui lavora, dove rimane fino al venerdì,
quando sempre sotto scorta viene riaccompagnata a
casa.
L’impiego è a sua volta sottoposto a forti restrizioni. Si
calcola che fino al 90% dei serbi e dei rom siano
ufficialmente disoccupati. Nel giugno 1999 tutti i serbi
sono stati licenziati dalle industrie statali e dai servizi
pubblici.
In base alla risoluzione 1244/99 del Consiglio di
Sicurezza, la Unmik (la polizia civile delle Nazioni
Unite) ha la responsabilità di proteggere e
promuovere i diritti umani. Amnesty International
chiede alla Unmik e all’Istituzione provvisoria di
autogoverno di affrontare seriamente il problema
dell’impunità e prendere misure adeguate a
proteggere i diritti delle minoranze che già vivono in
Kosovo/Kosova. Queste misure serviranno a garantire
alle minoranze che vivono all’estero o in altre zone
della Serbia-Montenegro l’esercizio del proprio diritto a
tornare in Kosovo/Kosova in condizioni di sicurezza e
dignità.
Mentre la possibilità di rientrare continua a dipendere
dalla presenza della Kfor, Amnesty International
chiede alla comunità internazionale di assicurare che
nessun membro dei gruppi minoritari sia fatto
rientrare con la forza in Kosovo/Kosova.

(*) Tutti i nomi di luogo contenuti in questo comunicato
sono scritti in lingua serba e in lingua albanese.


(**) I gorani sono slavi musulmani. Gli ashkari e gli
egiziani sono albanofoni musulmani e si considerano
gruppi distinti dai rom



Il rapporto in lingua inglese, Kosovo/Kosova -
“Prisoners on our own homes”, è reperibile sul sito
www.amnesty.org



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giovedì, aprile 24, 2003

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"USO DI DROGHE,
PERCHE’ DICO NO
ALLA PROPOSTA-FINI"


Un intervento dell’assessore alle politiche giovanili del Comune di Modena Mauro Tesauro

“In occasione della recente conferenza ONU sulle droghe svolta a Vienna, il vicepresidente del consiglio italiano Gianfranco Fini ha presentato le linee essenziali di un disegno di legge che il consiglio dei ministri sarebbe in procinto di varare: a) nessuna distinzione tra droghe leggere e pesanti (resterebbe solo la distinzione tra droghe naturali ed artificiali); b) sanzioni amministrative (fino ad una certa soglia) e penali (al di sopra di quella soglia) per chi viene trovato in possesso di qualsiasi stupefacente; c) non sarebbe più prevista la dose personale o minima giornaliera, ma la dose massima detenibile; d) possibilità di entrare in cura nei servizi pubblici o privati per evitare le sanzioni; e) le tabelle delle sostanze da sei sarebbero ridotte a due.
Il concetto di fondo su cui insiste il disegno di legge è che l'uso di sostanze non è ammissibile e lo Stato non può rimanere indifferente di fronte al consumo da parte degli individui. Per impedire l'uso è necessario ricorrere a sanzioni per il bene delle persone in particolare di quelle più giovani.
La mia contrarietà a simili proposte è netta e dettata da diverse ragioni:
1) come hanno già sottolineato vari esperti, la prima e tragica conseguenza sarebbe un aumento delle carcerazioni di giovani. Si dimentica che all'indomani dell'entrata in vigore della legge 162/1990, che conteneva un principio "attivo" simile a quello attualmente proposto, si verificarono vari episodi di carcerazione (e anche alcuni suicidi) di giovani accusati di detenere "spinelli. Intervenne poi nel 1993 il referendum, il cui risultato sancì in maniera eclatante un concetto opposto a quello che ora la proposta della tolleranza zero di Fini vorrebbe cancellare.
2) Che risultati si possono ottenere da un massiccio impiego delle forze dell'ordine per reprimere adolescenti e giovani per uso di sostanze? Credo sia più conveniente concentrare l'attività repressiva su chi si arricchisce dallo spaccio delle sostanze, in particolare di quelle pesanti come eroina e cocaina.
3) Accomunare sostanze leggere e pesanti significa non distinguere gli effetti delle singole sostanze che i consumatori invece considerano. I cambiamenti intervenuti indicano che il consumo di eroina, da alcuni anni a questa parte non aumenta, calano i decessi per overdose ad esso collegati, aumenta il consumo di cocaina, di droghe sintetiche e il loro mix con alcol; la cannabis assume il primato di sostanza illegale più consumata. In questa contesto è bene ricordare che molti adolescenti familiarizzano con le sostanze iniziando con il legale tabacco e apprendono lo sballo attraverso l'abuso dell'altrettanto legale e pubblicizzato alcol. E' ormai risaputo quanti danni producono il tabacco e l'alcol; anche il loro uso sarà punito? e sarà prevista la dose massima detenibile o la "dose massima sostenibile" (come ha precisato a Vienna il sottosegretario Alfredo Mantovano)?
4) E' basilare pensare al rapporto che le persone possono instaurare con le sostanze e al significato che esse assumono. L'attenzione va concentrata sulle azioni che possono rendere il consumo il meno dannoso in tutti i sensi, dal punto della salute psicofisica e dei rapporti sociali. La nostra società offre un'ampia gamma di sostanze legale e illegali. Non è certo con la repressione del singolo consumatore che si migliora la situazione. Possiamo vincere la madre di tutte le battaglie contro le droghe (illegali e legali), ovvero eliminarle dalla faccia della terra? Nessuno lo pensa possibile e va considerata la complessità del fenomeno che vogliamo affrontare; la proposta del vicepresidente Fini tende a ridurre in brani l'approccio di riduzione del danno e, conseguentemente, a semplificare e a percorrere la strada della repressione che non può che produrre conseguenze negative che il nostro Paese ha già conosciuto nel suo recente passato. Nonostante l'ampio intervento delle Forze dell'Ordine e della Magistratura, trovare sostanze illegali sulle piazze italiane è relativamente facile; significa che oltre all'offerta c'è una domanda; non pensiamo che gli spacciatori cattivi siano i soli responsabili della loro diffusione. Esiste una fetta consistente di popolazione, non solo giovanile, che non possiamo considerare tossicodipendente, che ricerca il piacere e intende sperimentare sensazioni nuove e intense. Ciò può essere più o meno condivisibile, ma non è pensabile uno Stato che punisce chi consuma una droga. E' altro il livello di comunicazione e confronto da sostenere con i giovani nel rispetto della loro autonomia e nella convinzione di preservare la loro salute. Se qualcuno pensa che questo possa essere un atteggiamento che porta alla corruzione della gioventù, lo invitiamo ad andarsi a leggere, ad esempio, sul sito internet stradanove.net la rubrica dedicata al consumo di sostanze, curata da operatori del progetto Buonalanotte e da medici del SERT di Modena. Potrà rendersi conto delle tante lettere di giovani che accusano la rubrica di essere troppo dura con la cannabis L'importante è essere consapevoli di cosa può comportare l'uso e abuso di ogni singola sostanza, gli effetti piacevoli e quelli indesiderati, i rischi che si corrono.
Sono numerose le iniziative che - come Assessorato alle Politiche Giovanili - organizziamo proprio per comunicare con i giovani su questi aspetti della vita e lo facciamo nei luoghi di aggregazione, nelle discoteche, nei pub, nei gruppi giovanili, nelle scuole. Per comunicare occorre una fiducia reciproca, anche se i punti di vista possono essere diversi. Con la minaccia del carcere per l'uso di una qualsiasi sostanza illegale è difficile avviare o continuare una comunicazione di attenzione, rispetto e fiducia. La comunicazione si interrompe: o fai come ti dico io (non usare alcuna droga) o ti sbatto dentro. "O ci sei o ti fai", non recita così la più recente campagna ministeriale? Questo noi intendiamo, per quanto ci è possibile, contrastare. Con il proibizionismo - e con quello più ipocrita in particolare -, infatti, si perde solo tempo e denaro, si causa sofferenza e non si risolve nulla.
E' molto impegnativo ed imbarazzante chiamarsi Casa delle Libertà quando si propongono interventi repressivi per l'uso di sostanze e nello stesso tempo si fanno leggi accomodanti come i recenti condoni. Per tutti coloro che incappano nel sistema penale, comunque, c'è pur sempre un rimedio: anche i giovani che saranno processati per uso di cannabis potranno avvalersi del legittimo sospetto”.


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lunedì, aprile 21, 2003

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MUTUI AGEVOLATI: IL GOVERNO
BEFFA I CONSUMATORI
CON IL DECRETO "SALVABANCHE"



Dopo la bocciatura del TAR del Lazio delle singolari pretese dell'ABI e
delle banche che non volevano dare applicazione alla legge n° 133/99 che le
obbligava a rinegoziare i 500000 mutui agevolati per l'acquisto della prima
casa; ora il governo è intervenuto in loro soccorso con l'emanazione di un
decreto che stabilisce il tasso di riferimento per la rinegoziazione degli
stessi ad un tasso del 12,61%, un tasso superiore di 5 punti all'attuale
tasso di usura definito trimestralmente dal governo e 2 volte e mezzo più
alto rispetto agli attuali tassi di mercato sui mutui a tasso fisso.
Un 2° favore scandaloso alle banche che si aggiunge a quello recentissimo
denominato "salvacompagnie" per le assicurazioni.
Ancora una volta il governo dopo aver respinto le nostre proposte e
richieste, avanzate dalle stesse regioni e da diversi parlamentari, di
fissare il tasso al valore del 7%- 8% così come è avvenuto per legge con la
rinegoziazione dei mutui "ordinari" nel 2002, ha scelto il sostegno ai
poteri forti delle lobby bancarie.
Il decreto procurerà danni ingenti alle famiglie mutuatarie ed all'erario
delle regioni che avrebbero potuto impiegare i risparmi con la
rinegoziazione per attività di pubblico interesse e per il rifinanziamento
dell'edilizia agevolata per l'acquisto della prima casa.
Come associazioni dei consumatori dell'Intesa chiediamo al governo la
modifica del decreto con un tasso dell'8% come avvenuto per i mutui
ordinari.
Invitiamo tutte le parti interessate regioni, parlamentari, cittadini a
sottoscrivere la petizione in allegato ed o.d.g per la modifica del decreto
per un tasso dell'8% da inviare al governo ed al parlamento e alla
conferenza stato regioni.
Federconsumatori Modena


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giovedì, aprile 17, 2003

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RIVISTE CULTURALI
E SOVVENZIONI PUBBLICHE
A MODENA


È sempre sgradevole parlare di sé e delle proprie attività, ma stavolta proprio non posso esimermi. Ho letto sulla Gazzetta che esce un mensile culturale a Modena, assemblato e stampato a Parma, distribuito gratuitamente in 10mila copie, con un budget di 200 milioni «coperti dalle donazioni di Comune, dalle Fondazioni Cassa di Risparmio Modena, Emilia Romagna Teatro e Teatro Comunale». Bene. Per tre anni ho editato Modenapiù, un quindicinale culturale distribuito gratuitamente in 50.000 copie in città e provincia, su cui hanno scritto alcuni dei più prestigiosi nomi della cultura e del giornalismo locale (ricordo tra gli altri Renato Bertacchini, Giuseppe Bertoni, Nazario Boschini, Franco Focherini, Mario Pecoraro, Sergio Poletti, Tito Taddei, Carlo Federico Teodoro) e non ho mai ricevuto un centesimo dalle citate istituzioni, nemmeno come semplice inserzione pubblicitaria. Mentre auguro buon lavoro e buon successo alla nuova iniziativa, non posso che rimarcare la differenza di trattamento, e chiedermene le ragioni.

Roberto Gazzotti


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MODENA, PASQUA E PASQUETTA
TRA MOSTRE E MUSEI


Aperte le raccolte civiche e le esposizioni su Lana, Caponigro e Graziosi. Lunedì 21 si sale sulla Ghirlandina e si accede alle stanze del Palazzo comunale

Dai dipinti di Ludovico Lana, pittore della "peste manzoniana" del 1630, alle immagini del fotografo americano Paul Caponigro, dai nudi e dai paesaggi rurali di Giuseppe Graziosi alle raccolte dei Musei civici, dalla torre Ghirlandina ai duecento anni del Consiglio comunale. Sono queste, in sintesi, le principali visite a mostre e monumenti proposte a Modena nei giorni di Pasqua e Pasquetta. Ecco, nel dettaglio, luoghi e orari.
Ludovico Lana. Nei giorni di Pasqua e Pasquetta resta aperta nella Chiesa del Voto (dalle 10 alle 19) e alla Galleria Estense (dalle 8.30 alle 19.30) la mostra "L'amorevole maniera", dedicata al pittore Ludovico Lana e alla pittura emiliana del primo Seicento. L'esposizione, organizzata dall'assessorato alla Cultura del Comune, dal Museo civico d'arte, dalla Soprintendenza per il patrimonio storico, artistico e demoetnoantropologico di Modena e Reggio Emilia e dalla Banca Popolare dell'Emilia-Romagna, propone dipinti di soggetto religioso e profano, ritratti e incisioni, opere di Guercino, Reni, Scarsellino, Bononi, Schedoni, Loves e Stringa (ingresso 6 euro, ridotto 4, informazioni al numero 059 200125 e al sito internet www.comune.modena.it/palazzodeimusei). Il giorno di pasquetta, dalle 15 alle 19, si può visitare anche il gonfalone del Comune dipinto da Lana e la sezione storico-documentaria della mostra allestita dall'Archivio storico nella Sala del Vecchio Consiglio del Palazzo comunale.
Giuseppe Graziosi. Alla Palazzina dei Giardini, in corso Canalgrande, resta aperta nei giorni di Pasqua e Pasquetta dalle 11 alle 19 la mostra "Giuseppe Graziosi dalla fotografia al quadro", che propone un centinaio di opere (oli, incisioni, sculture) realizzate nei primi quarant'anni del Novecento sui temi del nudo, del paesaggio rurale, della veduta e della vita contadina. La mostra è organizzata dalla Galleria civica, dal Museo civico d'arte, dalle Raccolte fotografiche Panini in collaborazione con il Comune di Savignano Sul Panaro e con il contributo della Banca Popolare dell'Emilia Romagna (ingresso 4 euro, ridotto 2 euro, gratuito per chi ha meno di 18 e più di 60 anni, informazioni in orario di mostra: 059 22 20 62). Il giorno di Pasqua alle 16 è in programma una visita guidata a cura dell'Associazione Arianna. Per partecipare è sufficiente presentarsi davanti alla Palazzina poco prima delle 16 (ingresso 3 euro, prenotazioni al numero 329 6198421).
Paul Caponigro. Nei giorni di Pasqua e Pasquetta, dalle 11 alle 19, si può visitare nella Sala grande di Palazzo santa Margherita la mostra "Paul Caponigro. Le forme della natura", prima retrospettiva in Europa sull'opera del fotografo americano. Centotrentasette immagini in bianco e nero presentano mezzo secolo di attività dai primi paesaggi e still life degli anni Cinquanta alle raffinate ed essenziali nature morte dei nostri giorni (ingresso 4 euro, ridotto 2 euro). Sempre dalle 11 alle 19 si può visitare nella sala piccola di Palazzo Santa Margherita la doppia personale di Claudia Ascari e Leonardo Greco, organizzata nell'ambito del ciclo "Passaggi", realizzato dalla Galleria civica in collaborazione con Giovani d'arte dell'assessorato comunale alla Cultura (ingresso gratuito).
Musei civici. I Musei civici di Modena restano aperti nei giorni di Pasqua e Pasquetta e osservano l'orario festivo. Dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19 (ingresso 3,30 euro, gratuito per chi ha meno di 18 e più di 60 anni) si possono visitare le collezioni comunali, composte dal Museo archeologico e dal Museo d'arte. Le sale delle raccolte civiche ospitano inoltre una mostra dedicata al pittore, decoratore e scenografo Camillo Crespolani (1798-1861). Il pubblico può ammirare i quindici bozzetti acquerellati di costumi teatrali recentemente acquisiti dalle raccolte comunali e tre grandi tele dipinte intorno al 1840 e acquistate dall'Università: si tratta di vedute del Duomo, del Palazzo ducale e del Foro Boario.
Ghirlandina. Il lunedì di Pasqua modenesi e turisti potranno salire sulla torre Ghirlandina dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 19. Il biglietto d'ingresso è di 1 euro (1,5 euro il tagliando cumulativo che consente anche la visita alle sale di rappresentanza del Palazzo comunale). Fondata nella prima metà del XII secolo da maestranze attive nel cantiere della cattedrale di Modena, la torre è stata portata a termine dai Campionesi nei primi decenni del XIV secolo e ha sempre svolto la duplice funzione di campanile del Duomo e di torre civica.
Ducento anni di Consiglio. Il giorno di Pasquetta, dalle 15 alle 19, resta aperta nella Sala del Fuoco del Palazzo comunale la mostra "25 novembre 1802. Il Consiglio comunale al governo della città". L'esposizione celebra i 200 anni del Consiglio, istituito da Napoleone Bonaparte, attraverso documenti dell'Archivio storico del Comune, che conserva carte e verbali di assemblee e riunioni. Ingresso gratuito.

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martedì, aprile 15, 2003

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CUBA: LE ESECUZIONI
SEGNANO UN’INGIUSTIFICABILE EROSIONE
DEI DIRITTI UMANI



In un altro colpo nei confronti del rispetto dei diritti umani, le autorita’ cubane hanno
posto termine a una moratoria di fatto di tre anni sulle esecuzioni mandando tre
uomini davanti al plotone d’esecuzione.
“All’indomani degli arresti di massa e dei processi sommari di almeno 75 dissidenti ­
molti dei quali hanno ricevuto condanne incredibilmente lunghe, fino a 28 anni ­
queste esecuzioni segnano una grave erosione dei diritti umani di Cuba” ­ ha
dichiarato Amnesty International.
“Le esecuzioni rappresentano uno sviluppo estremamente preoccupante per i diritti
umani, non solo perche’ pongono fine a tre anni di moratoria. Quello che e’ altrettanto
preoccupante e’ che i tre prigionieri mandati a morte hanno subito un processo
sommario e che i loro appelli alla Corte suprema e al Consiglio di stato sono stati
trattati in modo offensivo e completamente inadeguato” ­ ha aggiunto
l’organizzazione per i diritti umani. “Sono stati fucilati dopo che erano trascorse
neanche tre settimane dall’inizio del processo”.
I tre uomini, Lorenzo Enrique Copello Castillo, Barbaro Leodan Sevilla Garcia e Jorge
Luis Martinez Isaac, facevano parte di un gruppo di persone accusate di aver
dirottato una nave cubana con diverse decine di passeggeri a bordo, lo scorso 2
aprile, e di aver tentato di dirigerla verso gli Stati Uniti. L’incidente, il terzo
dirottamento in due settimane, era terminato dopo alcuni giorni in modo incruento.
I tre prigionieri erano stati accusati di terrorismo, ai sensi della Legge 93 del 1991,
che aveva ampliato le misure antiterrorismo vigenti all’epoca e ribadito l’uso della
pena di morte nei casi piu’ estremi. Quattro dirottatori sono stati condannati
all’ergastolo ed altri quattro a pene detentive.
Sono almeno 50 i prigionieri in attesa di esecuzione a Cuba. Poiche’ la moratoria e’
terminata, Amnesty International teme che queste persone possano essere a rischio
imminente di esecuzione e ha lanciato iniziative per chiedere alle autorita’ di
commutare con urgenza tutte le condanne a morte.
L’11 aprile, commentando le esecuzioni, il governo cubano ha dichiarato che il paese
era stato sottoposto a gravi provocazioni e a minacce alla sicurezza nazionale
provenienti dagli Stati Uniti.
“Non puo’ esservi alcuna giustificazione per le esecuzioni, specialmente se al termine
di un processo sommario” ­ ha ribadito Amnesty International. “Nelle ultime quattro
settimane, Cuba ha rinnegato gli importanti passi avanti fatti recentemente nel campo
dei diritti umani. Si tratta del ritorno a misure estremamente repressive, in vigore
decenni fa, che non possono essere giustificate e che in definitiva rappresentano un
danno nei confronti del popolo cubano”.


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====== MODENA ======


CITTANOVA 2000:
AMMESSI IN TRE,
PARTE LA PROGETTAZIONE


Ultimata la verifica sull’idoneità dei soggetti in gara. Entro il 31 ottobre andranno presentati i progetti sulla sistemazione dell’area di 147 mila metri

Tutti e tre i soggetti che avevano presentato candidature per concorrere al bando di realizzazione dell’intervento su Cittanova 2000 sono stati dichiarati idonei e quindi ammessi alla gara vera e propria che prevede ora l’avvio della fase di progettazione. Il termine fissato per la presentazione degli elaborati è quello del prossimo 31 ottobre 2003.
E’ questo il risultato del lavoro dell’apposita commissione che ha ultimato la verifica della complessa documentazione presentata, verifica che ha consentito di evidenziare sia la solidità economico-finanziaria che la qualità delle esperienze già realizzate da parte dei tre raggruppamenti.
Delle tre candidature presentate la prima è quella di un raggruppamento misto inglese, spagnolo e italiano, condotto da Feasibility East Limited con sede in Kent e composto da Magyar-Marsoni Architects/Hunter & partners di Londra, Pmp Consultancy con sede in Chesire, Pradera Management International Business Centre, con sede in Lussemburgo, Assetalia Development con sede in Madrid, Chini Costruzioni SpA di Trento. Il raggruppamento ha alle spalle la realizzazione di grandi progetti in diversi Paesi ed in città quali Atene, Madrid, Barcellona e Budapest.
Il secondo candidato è la società Hines Italia di Milano, affiliata italiana di una delle maggiori società di sviluppo immobiliare del mondo, che ha sede negli Stati Uniti e che ha già sviluppato oltre 650 grandi progetti in diversi Paesi.
Il terzo candidato è il gruppo di grandi imprese emiliano romagnole, cooperative e private, composto da Consorzio Cooperative di Costruzione con sede a Bologna, Cooperativa di Costruzioni con sede a Modena, CMB Cooperativa Muratori e Braccianti di Carpi, CESA Costruzioni di Modena, CME Consorzio Imprenditori Edili di Modena, Co.M.Api Consorzio Medieimprese Api di Modena.
Ora si entra nella fase di progettazione vera e propria. Le società avranno infatti tempo sino al prossimo 31 ottobre per elaborare e presentare una proposta di sviluppo dell’area che si estende per 147 mila metri quadrati, assieme a una offerta economica per l’acquisto del terreno ora di proprietà del Comune di Modena.
A valutare i progetti sarà la stessa commissione che ha lavorato in queste settimane, composta da tecnici interni all’Amministrazione comunale ed esterni. L’aggiudicazione è prevista entro la fine dell’anno.
Il bando del Comune, che mira a fare di Cittanova 2000 un nuovo polo di sviluppo dell’economia modenese, prevede di caratterizzare quest’area all’insegna dell’innovazione, con l’insediamento di imprese a tecnologia avanzata, di strutture polifunzionali sul tema “Modena città dei motori” e “Modena città della musica”, oltre che con moderne strutture ricettive per il turismo d’affari. L'area di Cittanova è infatti collocata in posizione strategica, alla convergenza tra Autostrada del Sole e AutoBrennero, a un passo dalla via Emilia e dal quartiere fieristico modenese.
Per il decollo del progetto Cittanova 2000 il Comune ha scelto la via di un bando internazionale che consente di individuare un unico investitore il quale, anziché essere chiamato a realizzare un progetto già definito, acquisti ed elabori le ipotesi di sviluppo dell’area, traducendo in progetti operativi le funzioni indicate dall'Amministrazione.
La stima complessiva dell'investimento per i lavori edilizi e urbanistici è di 300 milioni di euro. Il prezzo base per l’acquisto della sola area è di 25 milioni di euro.
“Con l’avvio della progettazione ­ spiega il sindaco Giuliano Barbolini ­ l’iter di Cittanova 2000 entra in una fase ancor più concreta. E’ da sottolineare come Modena stia tentando di portare avanti un intervento che, per dimensioni, per innovazione nella metodologia di sviluppo e per contenuti, ha pochi precedenti in Italia e comunque in città, anche straniere, di queste dimensioni”.
“Siamo soddisfatti di come sta procedendo lo sviluppo di un progetto che è una grande sfida per l’Amministrazione e per la città ­ aggiunge il vicesindaco ed assessore alle politiche economiche Ennio Cottafavi ­ E’ da sottolineare come anche grandi raggruppamenti, di assoluto valore internazionale, in una fase non semplice per l’economia globale, confermino il loro interesse ad investire nella nostra realtà su funzioni innovative e di grande potenzialità”.

Ulteriori informazioni e immagini sono disponibili all’indirizzo www.comune.modena.it/cittanova2000


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lunedì, aprile 14, 2003

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AMNESTY INTERNATIONAL
PRESENTA I DATI SULLA PENA DI MORTE
NEL 2002: PIU’ DI 1526 ESECUZIONI



Amnesty International ha presentato oggi a Ginevra i dati relativi all’applicazione della
pena di morte durante il 2002: secondo l’organizzazione per i diritti umani, sono state
messe a morte piu’ di 1526 persone in 31 paesi.
Amnesty International ha chiesto alla Commissione delle Nazioni Unite sui diritti
umani di intraprendere, nella sua sessione annuale attualmente in corso a Ginevra,
una incisiva azione contro la pena di morte e di stabilire una moratoria universale
sulle esecuzioni.
“La Commissione sui diritti umani, auspicabilmente, adottera’ un’altra forte risoluzione
in cui verra’ rinnovata la richiesta di un’immediata moratoria sulle esecuzioni in tutto il
mondo e verra’ chiesto agli Stati di rispettare le disposizioni del diritto internazionale,
compreso il divieto di mandare a morte minorenni al momento del reato” ­ ha
dichiarato l’organizzazione per i diritti umani. “Le Nazioni Unite devono assumere
l’iniziativa e prendere misure concrete e positive per proteggere coloro che rischiano
la pena di morte”.
Amnesty International ha sottolineato che i dati resi noti oggi sono relativi ai soli casi
conosciuti dall’organizzazione. “E’ impossibile fornire il totale completo, poiche’ molti
paesi mantengono volutamente il segreto sul numero effettivo delle esecuzioni,
smentendo in questo modo il presunto effetto deterrente della pena di morte”.
Sempre nel 2002, Amnesty International ha registrato oltre 3248 condanne a morte in
67 paesi.
“In molti casi la pena di morte e’ stata applicata in palese violazione delle disposizioni
del diritto internazionale” - ha precisato l’organizzazione. “Vi sono state condanne a
morte inflitte a seguito di processi irregolari e tre esecuzioni, tutte negli Stati Uniti, di
persone che avevano commesso il reato quando avevano meno di 18 anni”.
Amnesty International ha ottenuto informazioni su 1060 esecuzioni in Cina e 113
esecuzioni in Iran, ma ritiene che in entrambi i casi il dato effettivo sia molto piu’
elevato. Negli Stati Uniti sono state eseguite 71 condanne a morte, cinque in piu’
rispetto al 2001.
“Le cifre relative a Cina, Iran e Stati Uniti costituiscono l’81% di tutte le esecuzioni
registrate nel 2002,” ha affermato Amnesty International.
Amnesty International evidenzia che anche nel corso del 2002 vi sono stati progressi
verso l’abolizione della pena di morte. Alla fine dell’anno, 111 paesi avevano
rinunciato alla pena di morte per legge o di fatto.
Durante l’anno, Cipro e la Repubblica Federale di Jugoslavia (ora Serbia-
Montenegro) hanno abolito la pena di morte per tutti i reati. La Turchia l’ha abolita di
fatto.
Amnesty International ha inoltre accolto favorevolmente la decisione del presidente
della Tanzania di commutare le condanne a morte di 100 persone accusate di
omicidio e la commutazione di 17 condanne in Arabia Saudita.
Piu’ recentemente, il governatore dell’Illinois (USA), George Ryan, ha concluso il
proprio mandato commutando le sentenze di tutti i 167 prigionieri nel braccio della
morte dello Stato. Una sospensione delle esecuzioni e’ stata annunciata in
Guatemala, nelle Filippine e nel Maryland (USA). Nel Kirghizistan, nel gennaio 2003,
il presidente ha annunciato la proroga di un altro anno della moratoria sulle
esecuzioni.
Inoltre, nel 2002 Gibuti, Lituania e Sudafrica hanno ratificato il II Protocollo Opzionale
al Patto internazionale sui diritti civili e politici. Il Protocollo stabilisce l’abolizione
totale della pena di morte ed attualmente risulta ratificato da 49 paesi.
In Europa, il XIII Protocollo alla Convenzione europea sui diritti umani, un nuovo
trattato che prevede l’abolizione totale della pena di morte senza alcuna eccezione, e’
stato adottato e aperto alla firma degli Stati. Alla fine dell’anno era stato ratificato da 5
paesi e firmato da altri 34.
Un’altra positiva novita’ del 2002 e’ stata rappresentata dalla nascita di una
Coalizione mondiale contro la pena di morte, comprendente sindacati, associazioni
legali, governi locali e regionali e organizzazioni dei diritti umani. La Coalizione si sta
battendo per l’abolizione universale della pena capitale. Amnesty International ha
ricevuto l’appoggio degli altri membri della Coalizione nelle sue richieste alla
Commissione delle Nazioni Unite sui diritti umani.
“La pena di morte e’ l’estrema punizione crudele, inumana e degradante e costituisce
una violazione del diritto alla vita”, ha affermato Amnesty International. “E’ giunto il
momento di liberarsi di questa barbara pena per sempre”.


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UNA NUOVA REALTA' PRODUTTIVA
NELL'AGRICOLTURA MODENESE


Dalla fusione di AIPROCO di S. Martino Spino di Mirandola in AGRA di Vignola è nata la “nuova” AGRA soc. coop a r.l.
Ed è subito “grande”: 1.100 produttori agricoli associati, 470 mila quintali di frutta e ortaggi lavorati e 30 milioni di Euro di fatturato annuo


Millecento soci produttori delle zone maggiormente vocate dell’Emilia Romagna (Mo,Fe,Bo,Re), Veneto e Lombardia; 470.000 quintali di prodotti ortofrutticoli lavorati; 200 lavoratori occupati; 30 milioni di Euro di fatturato. Portando in dote questo “patrimonio” collettivo, si è formalizzato giorni fa l’annunciato matrimonio tra AIPROCO di S.Martino Spino di Mirandola e AGRA di Vignola: le due maggiori cooperative ortofrutticole modenesi aderenti a Legacoop.
Un matrimonio annunciato, si diceva, e, infatti, durante il lungo fidanzamento era già nata dalla volontà delle due cooperative la Organizzazione di Produttori “Solemilia Modena scarl”: un marchio commerciale che contraddistingue da anni le produzioni ortofrutticole delle due cooperative sui mercati nazionali ed europei.
Anche per questo motivo la nuova impresa è già operativa e sono già stati definiti il progetto industriale e i vertici aziendali.
La struttura produttiva è articolata negli stabilimenti di Vignola (Mo), di San Martino Spino (Mo) ed Ostiglia (Mn). Nello stabilimento di Vignola (in Via Garofolana, 636) vengono conservati e lavorati i prodotti frutticoli: ciliegie, susine, albicocche, pere e mele. In quello di S. Martino Spino (in Via Valli, 445) vengono lavorate le produzioni ortive destinate al mercato (melone, cocomero, cipolla) mentre quello di Ostiglia (in Strada Industriale C n.1) funge esclusivamente da centro di ritiro della materia prima conferita dai soci. Di importante rilievo sono anche gli ortaggi a destinazione “industriale”: pisello, fagiolino e pomodoro da industria.
“Con questo progetto – sottolineano Claudio BIONDI e Giuseppe CENACCHI, rispettivamente Presidente e Vice Presidente della nuova AGRA soc. coop a r.l. – abbiamo inteso garantire maggiori risultati ai produttori associati che sono i maggiori referenti di tutto il nostro lavoro. Come? Difendendone il reddito, diventando più competitivi nei prezzi e nei costi, su un mercato che richiede qualità, gamma e servizi, valorizzando le produzioni tipiche e promuovendo un costante miglioramento dei sistemi di produzione”. “Nonostante la stagnazione dei consumi – continua la Presidenza di Agra – si sta assistendo ad una crescente sensibilità da parte dei consumatori nei confronti della cosiddetta “dieta mediterranea” nella quale l’ortofrutta ha sicuramente una parte molto rilevante. Questa tendenza, unita alla politica dei Marchi di prodotto che valorizzano il territorio e la tipicità, dovrebbe favorire la nostra cooperativa a conservare e accrescere gli spazi di mercato. La nuova AGRA, pertanto, si apre al futuro con fiducia”.


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venerdì, aprile 11, 2003

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IRAQ: AMNESTY INTERNATIONAL
CHIEDE MISURE IMMEDIATE
PER RISTABILIRE L’ORDINE
E IL RISPETTO DELLA LEGGE



Di fronte ai vasti saccheggi e ai disordini che proseguono in molte
zone dell’Iraq, Baghdad compresa, Amnesty International ricorda
alle forze della Coalizione che, in quanto potenze occupanti, esse
hanno delle precise responsabilita’ secondo quanto stabilito dal
diritto internazionale dei diritti umani e dal diritto internazionale
umanitario.
“In quanto forze di una potenza occupante, esse devono assumere
immediate misure per ristabilire l’ordine nelle aree sotto il loro
controllo, impedendo in particolare saccheggi, devastazioni e atti di
violenza nei confronti delle persone”­ ha dichiarato Amnesty
International.
Le autorita’ britanniche e statunitensi erano state messe in guardia,
gia’ prima della guerra e dalla stessa Amnesty International, sul
grave rischio che la caduta del regime iracheno avrebbe potuto
determinare gli attuali disordini e gravi violazioni dei diritti umani,
comprese uccisioni per rappresaglia.
“Le forze della Coalizione non devono abdicare alle proprie
responsabilita’ e devono fare quanto e’ in loro potere per proteggere
i diritti della popolazione irachena” - ha sottolineato l’organizzazione
per i diritti umani.
La situazione sanitaria e’ particolarmente preoccupante e molti
ospedali, specialmente a Baghdad, non riescono a far fronte al
numero assai elevato di feriti. L’accesso alle cure e ai medicinali sta
diventando molto difficile in quanto le scorte si stanno esaurendo.
C’e’ una forte carenza di medicinali di prima necessita’, quali
antibiotici, anestetici e antidolorifici.
“Le forze della Coalizione hanno anche l’obbligo di assicurare la
fornitura di cibo e medicinali agli abitanti delle aree sotto il loro
controllo. Devono inoltre garantire il funzionamento degli ospedali e
delle strutture sanitarie, la salute pubblica e l’igiene” ­ ha concluso
Amnesty International.

Ulteriori informazioni

L’articolo 43 dei Regolamenti dell’Aja descrive le specifiche
responsabilita’ che competono alle Potenze Occupanti sulla base di
quanto prevede il diritto internazionale umanitario. L’articolo 55 della
IV Convenzione di Ginevra afferma che “quanto piu’ possibile in
base ai mezzi disponibili, la potenza occupante ha il dovere di
assicurare cibo e medicinali alla popolazione; dovra’ inoltre fornire
alimenti, medicinali e altri generi se le risorse del territorio occupato
risulteranno inadeguate”.


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PESANTI CONDANNE A CUBA:
“UN ENORME PASSO INDIETRO
PER I DIRITTI UMANI”,
SECONDO AMNESTY INTERNATIONAL



“Un enorme passo indietro per i diritti umani”: cosi’ Amnesty
International ha definito oggi le pesanti condanne, da 14 a 27 anni di
carcere, inflitte ad almeno 33 dissidenti cubani, arrestati a marzo nel
corso di un giro di vite contro l’opposizione.
“Siamo estremamente allarmati. Erano oltre vent’anni che i tribunali
cubani non emettevano condanne cosi’ dure, al termine di processi
sommari, nei confronti di un cosi’ ampio numero di imputati” ­ ha
affermato l’organizzazione per i diritti umani. “Queste persone, che
temiamo possano essere state arrestate per nient’altro che
l’esercizio pacifico delle liberta’ fondamentali, sono state condannate
al termine di processi fortemente irregolari celebrati in un clima di
odio e segretezza”.
Ha destato particolare preoccupazione la richiesta della pubblica
accusa di una condanna a morte nei confronti dell’attivista Jose’
Daniel Ferrer Castillo, coordinatore per la provincia di Santiago de
Cuba del Movimento cristiano di liberazione e del Progetto Varela,
una petizione popolare che chiede un referendum sulle liberta’
fondamentali. Amnesty International, che aveva pubblicamente
apprezzato la moratoria di fatto sulle esecuzioni in vigore da tre anni,
considera la richiesta della pubblica accusa un grave passo indietro.
Amnesty International ha appena pubblicato un rapporto, dal titolo
Cuba: repressione di massa contro il dissenso”, sull’arresto di
almeno 77 tra dissidenti, giornalisti indipendenti e attivisti per i diritti
umani. Queste persone sono state accusate, tra l’altro, di reati
contro la sicurezza dello Stato e sono attualmente sottoposte a
processi irregolari.
“Il governo cubano deve assicurare che nessuno sia imprigionato
per l’esercizio non violento del loro diritto alla liberta’ di espressione
e associazione” ­ ha sottolineato l’organizzazione per i diritti umani,
che considera prigioniero di coscienza chiunque sia arrestato solo
per queste ragioni.


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LA CAMPAGNA “DIRITTO D’ASILO: UNA QUESTIONE DI CIVILTA’”
INCONTRA LA PRIMA COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI



Amnesty International, ICS-Consorzio Italiano di Solidarieta’ e Medici Senza
Frontiere, promotori della campagna “Diritto di asilo: una questione di civilta’”, sono
stati ricevuti in audizione dalla I Commissione Affari Costituzionali della Camera dei
Deputati.



Le organizzazioni hanno comunicato ai deputati membri della I Commissione le
proprie raccomandazioni in vista dell'adozione di una normativa organica in materia
d'asilo, auspicando che il Parlamento colmi prima possibile la grave lacuna
legislativa. Hanno, inoltre, consegnato un documento in cui sono dettagliati i principi
fondamentali riguardanti la tutela dei diritti dei richiedenti asilo quali: la garanzia
dell’accesso alla procedura di asilo; le garanzie procedurali, dal funzionamento delle
commissioni territoriali alla loro composizione, dalla possibilita’ di presentare
domanda d’asilo nei posti di frontiera all’assistenza e all’orientamento adeguati in
merito alla procedura, con particolare attenzione alle categorie piu’ vulnerabili (minori
non accompagnati, vittime di torture, donne incinte, etc.); l’effetto sospensivo
dell’espulsione in caso di ricorso avverso il diniego della richiesta di asilo; le misure di
accoglienza e di assistenza in favore di richiedenti asilo e rifugiati.
Amnesty International, Ics - Consorzio Italiano di Solidarieta’ e Medici Senza
Frontiere hanno inoltre ribadito l'appello rivolto al Governo e al Parlamento italiani,
affinche’ l'Italia metta in atto le misure necessarie per l'accoglienza dei profughi della
guerra in Iraq sia nei paesi confinanti sia nel proprio territorio. Le tre organizzazioni
hanno ricordato che l'Italia e’ l'unico Stato membro dell'Unione Europea a non essersi
ancora dotato di una legge organica sul diritto d'asilo. In considerazione del processo
di armonizzazione attualmente in atto in sede comunitaria e in vista della presidenza
italiana del Consiglio dell'Unione Europea, la Campagna “Diritto d'asilo: una
questione di civilta’” chiede quindi al Parlamento italiano di discutere ed approvare
una legge organica sul diritto d'asilo dando seguito all'articolo 10 della Costituzione
italiana ed alla ratifica della Convenzione di Ginevra del 1951 relativa allo status dei
rifugiati.

Per ulteriori informazioni:
Amnesty International, tel. 06 4490224; ICS, tel. 06 85355081;
Medici Senza Frontiere, tel. 06 4486921.

La campagna “Diritto di asilo: una questione di civilta’
ha il suo sito Internet ufficiale
all’indirizzo www.dirittoasilo.it


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giovedì, aprile 03, 2003


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IRAQ: I SOLDATI CHE SI FINGONO CIVILI
METTONO A RISCHIO LA POPOLAZIONE



Amnesty International ha chiesto alle autorita’ irachene di ordinare la
fine degli atti di perfidia mediante i quali i soldati iracheni si fingono
civili per arrivare abbastanza vicino da attaccare le forze nemiche.
L’organizzazione e’ particolarmente preoccupata per le affermazioni
rilasciate dalle autorita’ irachene a seguito dell’attentato suicida del
29 marzo contro un posto di blocco militare che ha causato la morte
di quattro soldati statunitensi. Il vicepresidente Taha Yassin
Ramadan, nel corso di una conferenza stampa ha affermato:
“Questo e’ solo l’inizio e voi sentirete notizie migliori nei giorni
seguenti. Useremo ogni mezzo per uccidere il nostro nemico nella
nostra terra e lo seguiremo nella sua terra.”
“Un’azione in cui i militari si fingono civili per portare avanti un
attacco contro i soldati nemici e’ chiaramente illegale” ha sottolineato
Amnesty International.
“Rendendo confusa la distinzione tra combattenti e civili, questi
attacchi mettono a rischio tutti i civili iracheni. Tali azioni sono
classificate come atti di perfidia e, secondo quanto prevede lo
Statuto della Corte penale internazionale, si tratta di crimini di
guerra. Chiediamo alle autorita’ irachene di condannare
pubblicamente questi attacchi e di rendere noto a tutti coloro che
prendono parte ai combattimenti che queste violazioni sono
inaccettabili.”


Ulteriori informazioni

L’Articolo 37 del I Protocollo Aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra,
relativo alla protezione delle vittime dei conflitti armati internazionali,
stabilisce che:

1. E’ vietato uccidere, ferire o catturare un avversario ricorrendo alla
perfidia. Costituiscono perfidia gli atti che fanno appello, con
l’intenzione di tradirla, alla buona fede di un avversario per fargli
credere che ha il diritto di ricevere o il dovere di accordare la
protezione prevista dalle regole del diritto internazionale applicabile
nei conflitti armati. Sono esempi di perfidia gli atti seguenti:
* simulare di voler negoziare sotto una bandiera di armistizio o di
resa
* simulare una incapacita’ per ferite o malattia
* simulare di avere lo status di civile e di non combattente
* simulare di avere uno status protetto facendo uso di segni,
emblemi o uniformi delle Nazioni Unite, di uno Stato neutrale o di
altri Stati non Parti in conflitto.

2. Gli stratagemmi di guerra non sono vietati. Tali stratagemmi sono
atti che intendono indurre in errore un avversario o di fargli
commettere imprudenze, ma che non violano alcuna regola del
diritto internazionale applicabile nei conflitti armati e che, non
facendo appello alla protezione dell’avversario circa la protezione
prevista da detto diritto, non sono perfidi. Sono esempi di
stratagemmi di guerra gli atti seguenti: mascheramenti, inganni,
operazioni simulate e false informazioni.


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GUERRA IN IRAQ.
AMNESTY INTERNATIONAL CONTRO L’USO
DELLE BOMBE A GRAPPOLO:
E’ LA POPOLAZIONE CIVILE
A PAGARE IL PREZZO



Amnesty International ha espresso profonda preoccupazione per
l’alto numero di vittime civili che la guerra in Iraq sta provocando e
per il ricorso alle bombe a grappolo nel corso di attacchi militari
contro aree densamente popolate.
Il 1° aprile almeno 35 civili ­ tra cui molti bambini ­sono stati uccisi
ed altri 300 sono rimasti feriti a seguito di un attacco militare lanciato
dalle forze statunitensi contro la citta’ di al-Hilla. Amnesty
International e’ sconcertata per le notizie secondo le quali, durante
l’attacco, sono state utilizzate bombe a grappolo.
“L’uso delle bombe a grappolo ad al-Hilla costituisce un attacco
indiscriminato e una grave violazione del diritto internazionale
umanitario” ­ ha accusato l’organizzazione per i diritti umani.
“Se gli USA parlano seriamente quando dicono di voler proteggere la
popolazione civile, allora devono impegnarsi pubblicamente a
sospendere l’uso delle bombe a grappolo. Continuare a usarle
significhera’ causare indiscriminatamente morti e feriti tra la
popolazione civile”.
Secondo le informazioni ricevute da Amnesty International, ad al-
Hilla sono state usate bombe a grappolo del tipo BLU97 A/B.
Ognuna di esse contiene 202 ordigni ­ denominati BLU 97 - di
dimensioni simili a una lattina da bibita. Le bombe a grappolo si
spargono su un’area pari a quella di due campi da calcio. In almeno
il 5% dei casi, gli ordigni contenuti al loro interno non esplodono
all’impatto al suolo, trasformandosi in mine anti-persona e
prolungando nel tempo il rischio di morte per chiunque vi entri in
contatto.


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