venerdì, ottobre 31, 2003

MODENA, INTERVENTI IN VIALE CIRO MENOTTI

Sarà realizzata innanzitutto una pista ciclabile e il marciapiede sul lato est

Partirà lunedì 3 novembre l’intervento di riqualificazione del sistema viario che comprende l’asse Ciro Menotti-viale Trento Trieste e la zona di viale Reiter, previsto in fasi successive e che si concluderà entro la fine del prossimo anno. Il primo cantiere in programma sta per aprire in via Ciro Menotti, dove verrà realizzato sul lato est entro la primavera un marciapiede, la pista ciclabile e verranno sistemate le aree di sosta. Subito dopo si procederà a fare lo stesso in viale Reiter (lato est) e a sistemare le intersezioni con le laterali di via Menotti. All’incrocio tra via Ricci e viale Reiter, ora regolato da un semaforo, la ditta vincitrice del bando di gara, l’Acea di Mirandola, costruirà poi entro la metà del 2004 una rotatoria per snellire il traffico. I lavori procederanno senza bloccare il traffico veicolare. Obiettivo principale di questi interventi di riqualificazione è quello di aumentare la sicurezza di chi percorre queste strade mettendole al servizio della mobilità locale. Strade come via Ciro Menotti e viale Reiter infatti fungono da vera e proprio ‘tangenziale interna cittadina’, caratterizzate da grandi volumi di traffico e velocità incompatibili con la vita dei quartieri circostanti, molto abitati. Dopo l’intervento la zona dovrebbe essere maggiormente valorizzata, e viale Ciro Menotti diventerà un vero e proprio boulevard alberato.
Nella seconda fase di questo progetto, che si concluderà entro la fine del 2004, verranno poi realizzati ed adeguati marciapiedi, aree di sosta e ciclabili di viale Reiter (lato ovest), parte delle vie Piave, Soli, Ferrari, Trento Trieste e sarà costruita una rotatoria all’incrocio tra viale Muratori, via Vignolese e via Trento Trieste. Subito dopo dovrebbero infine partire i lavori per la realizzazione dell’opera più importante prevista in questo complesso progetto di riqualificazione, ovvero la rotatoria ai piedi del cavalcaferrovia della Crocetta, tra le vie Divisione Acqui, Ferrari e Menotti: uno snodo fondamentale della viabilità cittadina, dove passano anche 3000 veicoli all’ora di punta. Questo intervento porterà con sé il ripristino del doppio senso di marcia in via Ciro Menotti e nel suo proseguimento naturale, viale Trento Trieste, ma anche in via Tagliazucchi e in parte di viale Reiter e via Paolo Ferrari.
Particolare cura nella realizzazione di questo importante e atteso intervento di riqualificazione del sistema viario sarà dedicata poi agli arredi urbani. Sia in viale Trento Trieste che in via Menotti infatti saranno piantate ben 156 piante e installato un sistema automatico di irrigazione, messe panchine e portabiciclette: l’illuminazione pubblica verrà rinnovata con la posa di 180 nuovi pali su entrambi i lati della strada, ottenendo un effetto di luminosità diffusa utile anche per i percorsi ciclo-pedonali. Le reti telefoniche ed elettriche verranno potenziate ed adeguate in tutte le strade interessate dal progetto. Parte degli attraversamenti pedonali (e anche delle pavimentazioni stradali) saranno poi realizzati con l’impiego di materiali diversi dall’asfalto e dotati di isole salvagente per una maggiore sicurezza di pedoni e ciclisti. I lavori di riqualificazione avranno un costo globale (escludendo la rotatoria che nascerà tra le vie Menotti-Ferrari-Divisione Acqui) di un milione e 850 mila euro.

giovedì, ottobre 30, 2003

MODENA: ECCO L’ANNUARIO STATISTICO 2002

Tutti i dati della città, dai cittadini residenti al lavoro, ai prezzi

178.311 residenti. La popolazione modenese continua a crescere grazie ad una sensibile ripresa delle nascite ed ad una forte immigrazione soprattutto dall’estero e dal sud Italia. Il dato, insieme a numerosi altri sui movimenti migratori, il lavoro, la scuola, la sicurezza stradale, è contenuto nell'edizione 2002 dell'Annuario statistico del servizio statistico del Comune di Modena. L’Annuario statistico del Comune di Modena 2002 ci presenta una città in costante evoluzione. Attraverso l’analisi di demografia, prezzi, lavoro, incidenti stradali e edilizia l’Annuario 2002 segnala alcune novità, tra le quali la crescita della popolazione residente dopo un lungo periodo di stasi e l’aumento degli incidenti stradali.
Strumento di grande utilità nella programmazione politica dell’Amministrazione Comunale, l’Annuario Statistico è nato nel lontano 1930. Negli anni si è rinnovato e ampliato, in particolare dall’inizio degli anni settanta in seguito all’informatizzazione dell’anagrafe comunale e grazie alle banche dati di carattere statistico. Ad occuparsene è il Servizio Statistica e Mercati del Comune di Modena, che ha il compito istituzionale di diffondere i dati statistici raccolti ed elaborati, uniformandosi così al programma statistico nazionale in ottemperanza al Decreto legislativo 322 del 1989.
E’ possibile consultare l’Annuario anche on-line, alla pagina www.comune.modena.it/serviziostatistica.

DEMOGRAFIA
178.311 residenti. La popolazione negli ultimi anni sta crescendo grazie ad una sensibile ripresa delle nascite ed ad una forte immigrazione soprattutto dall’estero e dal sud Italia. Modena, dall’inizio del 1900 ha sempre attratto persone dall’esterno. La più forte immigrazione si è registrata negli anni ’50, ’60, ’70, dalla campagna prima e dal sud Italia dopo, sino ad arrivare ai 180.557 residenti del 1980. Per i successivi 15 anni si è invece assistito ad una costante diminuzione della popolazione a causa di un esodo crescente di cittadini verso comuni limitrofi. A metà degli anni ’90 si registra una ripresa delle migrazioni dal sud Italia e di immigrazione di cittadini extracomunitari, fattori che hanno concorso ad innalzare nuovamente il numero della popolazione residente. (tavola 7 pag. 18 e 19 e tavole 26 e 27 pag. 33 e 34). Tutto questo si riflette sulla composizione dei residenti nel Comune di Modena al 31 dicembre 2002 per luogo di nascita: meno della metà sono nati a Modena (solo il 48,5%): il 17,8% proviene dalla provincia di Modena, il 13,6% dal sud Italia, il 12,5 da altre province italiane ed il 7,56% all’estero (tavola 23 pag. 31). Dal movimento migratorio 2002 si evidenzia che sui 5838 immigrati il 36,7% ha cittadinanza straniera (2142 individui i due terzi dei quali provengono direttamente dall’estero, il restante terzo da altre zone d’Italia), il 34% proviene dal sud Italia ed un 23% dalla provincia di Modena. Sul fronte delle emigrazioni ben 2543 dei 5390 emigrati (il 42,2%) si sono spostati nella nostra provincia.

LAVORO
Le imprese modenesi attraggono mano d’opera: il tasso di disoccupazione (disoccupati su persone occupate o in cerca di occupazione) è molto basso: 3,2% rispetto al 9,1% nazionale. Il tasso di occupazione (occupati su popolazione in età lavorativa 15-64 anni) è di poco al di sopra della media nazionale (67,1% contro il 55,4%). L’immigrazione di extracomunitari ha ripercussione sulle liste dei centri per l’impiego: su 1622 cittadini extracomunitari avviati dal collocamento, 921 provengono dai paesi africani (329 dal Marocco, 179 dal Ghana), 374 dai paesi dell’Est Europeo, 256 dall’Asia.

PREZZI
L’inflazione rilevata con metodologia e “pesi” Istat segue l’andamento di quella nazionale, e negli ultimi due anni ne è di poco al di sopra. Nel dettaglio, la variazione percentuale dell’indice dei prezzi al consumo per famiglie di operai ed impiegati a Modena nel 2002 è stata del + 2,6%, contro il 2,4% nazionale.

INCIDENTI STRADALI
A Modena circolano 145.961 autoveicoli. Nel 2002 sono stati registrati 1758 incidenti con danni alle persone: 2322 feriti e 36 morti. Nel 2001 gli incidenti erano stati 1739, nel 2000 invece 1779. A subire i maggiori danni sono soprattutto i cosiddetti “utenti stradali deboli”, cioè pedoni, ciclisti, conducenti di ciclomotori e motocicli: rappresentano infatti il 27,78% dei feriti ed il 22

martedì, ottobre 28, 2003

EUROPA – CINA: IL PARTENARIATO CRESCE, LE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI CONTINUANO

Alla vigilia del vertice tra Unione Europea e Cina, in
programma giovedì 30 ottobre a Pechino, Amnesty
International ha diffuso un rapporto in 20 pagine intitolato
“Cina: abusi costanti sotto una nuova dirigenza – sintesi
delle preoccupazioni sui diritti umani”.
“Alla luce delle gravi violazioni dei diritti umani descritte nel
nostro rapporto, chiediamo ai responsabili dell’Unione
Europea di cogliere l’opportunità del primo vertice col
presidente Hu Jintao per riconsiderare profondamente il loro
approccio alla situazione dei diritti umani in Cina. Lo
sviluppo della protezione dei diritti umani dev’essere il
punto fermo di relazioni più mature tra Unione Europea e
Cina” – ha dichiarato Dick Oosting, direttore dell’Ufficio di
Amnesty International presso l’Unione Europea.
“Fino a oggi, l’Unione Europea è rimasta in ostaggio
dell’insistenza cinese sul mutuo rispetto e l’assenza di un
confronto su questioni riguardanti i diritti umani, bloccata in
un ‘dialogo sui diritti umani’ di natura formale che non ha
aiutato in alcun modo le vittime delle violazioni dei diritti
umani in Cina” – ha proseguito Oosting. “Una relazione
matura significa che le parti coinvolte riconoscono che
questa deve dare dei risultati. L’Unione Europea non deve
limitarsi a proseguire nel dialogo sui diritti umani, ma deve
iniziare a esercitare pressioni politiche su Pechino per
ottenere miglioramenti tangibili, in particolare sui problemi
sollevati nell’ultimo rapporto di Amnesty International”.
Il rapporto di Amnesty International denuncia che centinaia
di migliaia di persone continuano a essere detenute in tutta
la Cina, in violazione dei loro diritti umani fondamentali.
Proseguono le condanne a morte e le esecuzioni al termine
di processi irregolari, la tortura e i maltrattamenti
rimangono diffusi e sistematici e la libertà di espressione e
d’informazione resta sempre gravemente limitata.
“Le autorità cinesi si vantano di aver introdotto l’iniezione
letale come metodo di esecuzione e l’introduzione di
‘camere mobili di esecuzione’ in termini di maggiore
efficacia e abbattimento dei costi: queste affermazioni
dovrebbero far suonare un campanello d’allarme nei corridoi
dell’Unione Europea. Nonostante sei anni di dialogo su
questo argomento, la Cina continua a essere responsabile di
più dell’80% delle esecuzioni accertate ogni anno nel
mondo” – ha accusato Oosting.
“Possono essere adottate riforme legali in campo
commerciale, ma purtroppo non vediamo lo stesso livello di
attenzione nei confronti della necessità di riformare il
sistema penale, obiettivo vitale per la protezione dei diritti
umani e al contempo elemento essenziale per la stabilità e
lo sviluppo sostenibile del paese” – ha concluso Oosting.

Sintesi dei contenuti del rapporto di Amnesty International:

* continuo uso della pena di morte durante le
campagne “colpire duro”, col conseguente elevato
numero di esecuzioni, spesso al termine di processi
irregolari o sommari;
* costante ricorso alla “rieducazione attraverso il
lavoro”, un sistema che consente la detenzione di
centinaia di migliaia di persone ogni anno senza
accusa né processo;
* persistenza di gravi denunce di torture e
maltrattamenti;
* aumento del numero degli arresti e delle condanne
nei confronti degli utenti di internet e dei cosiddetti
“cyberdissidenti”, in violazione del loro diritto
fondamentale alla libertà di espressione e di
informazione;
* intensificazione della repressione, con la scusa delle
misure “anti-terrorismo”, nei confronti degli Uiguri,
un gruppo etnico di religione prevalentemente
musulmana che vive nella regione autonoma del
Xinjiang Uighur;
* continua repressione dei diritti alla libertà di
espressione e di associazione in Tibet, ove un
numero imprecisato di monaci e monache di
religione buddista rimangono in carcere come
prigionieri di coscienza;
* repressione in atto nei confronti del movimento
spirituale Falun Gong e di altre cosiddette
“organizzazioni eretiche”, che produce arresti
arbitrari, torture e decessi in carcere;
* gravi violazioni dei diritti umani nel contesto della
diffusione dell’Hiv / Aids, tra cui torture nei
confronti di persone che hanno contratto il virus
nonché arresti arbitrari, minacce e intimidazioni ai
danni degli attivisti impegnati in campagne di
sensibilizzazione su questo tema;
* accanimento nei confronti dei richiedenti asilo nord-
coreani, che continuano a rischiare il rientro forzato
in Corea del Nord, ove corrono il pericolo di subire
arresti, torture e persino esecuzioni;
* tentativi recenti, da parte dell’amministrazione di
Hong Kong, di introdurre una nuova legge su
“tradimento, sedizione, secessione e sovversione”,
nonostante le ampie preoccupazioni dell’opinione
pubblica per il fatto che essa potrebbe essere usata
per limitare i diritti umani fondamentali.


Il rapporto “Cina: abusi costanti sotto una nuova dirigenza
– sintesi delle preoccupazioni sui diritti umani” è disponibile
sul sito Internet www.amnesty-eu.org oppure presso
l’Ufficio Stampa di Amnesty International.

mercoledì, ottobre 15, 2003

SCARCERATO L'OPPOSITORE SIRIANO MUHAMMAD SAI'D AL-SAKHRI

AMNESTY INTERNATIONAL SODDISFATTA PER LA BUONA NOTIZIA

La Sezione Italiana di Amnesty International ha appreso oggi con grande
soddisfazione la notizia della scarcerazione dell'oppositore politico
siriano Muhammad Sai'd al-Sakhri.
Al-Sakhri era sbarcato il 23 novembre scorso all'aeroporto di Milano
Malpensa, insieme alla moglie e ai quattro figli di 2, 6, 9 e 11 anni,
proveniente da Baghdad (dove la famiglia aveva vissuto in esilio per oltre
vent'anni) via Amman. All'arrivo, gli al-Sakhri avevano presentato domanda
di asilo politico, che le autorita' italiane avevano respinto in modo del
tutto sommario. Il 28 novembre l'intera famiglia era stata rimpatriata in
Siria. La moglie e i bambini erano stati rilasciati dopo diverse
settimane, mentre Muhammad Sai'd al-Sakhri da allora fino a ieri sera e'
stato trattenuto senza la possibilita' di comunicare con l'esterno.
"Questa e' una grande notizia per tutti gli attivisti per i diritti umani.
Ora chiediamo alle autorita' siriane di chiarire le motivazioni per cui
al-Sakhri e' rimasto in carcere in isolamento per quasi un anno e di
accertare se abbia subito torture o maltrattamenti" - ha dichiarato
Daniela Carboni, responsabile dei rapporti istituzionali della Sezione
Italiana di Amnesty International. "Continuiamo a sollecitare inoltre
un'inchiesta indipendente e completa per chiarire le ragioni della sua
espulsione dall'Italia, nonostante il diritto internazionale proibisca il
rimpatrio forzato di una persona in un paese nel quale la sua vita o la
sua liberta' sarebbero in pericolo".
Nel corso di questi mesi i soci e i sostenitori della Sezione Italiana di
Amnesty International hanno inviato migliaia di appelli ai ministri Pisanu
e Frattini e al governo siriano, chiedendo la scarcerazione di Muhammad
al-Sakhri.

venerdì, ottobre 10, 2003

GIORNATA MONDIALE CONTRO LA PENA DI MORTE

AMNESTY INTERNATIONAL INVITA ALLA MOBILITAZIONE

Amnesty International invita la comunita' internazionale a prendere parte
alla Giornata mondiale contro la pena di morte che si celebra oggi,
venerdi' 10 ottobre.

"La morte non e' uno strumento di giustizia e la pena capitale ne e' un
esempio evidente, poiche' viola le fondamenta stesse dei valori e della
dignita' dell'essere umano" ha dichiarato Karen Hooper, coordinatrice
pena di morte delle Sezione Italiana di Amnesty International. "Il fatto
che gli Stati eseguano ancora condanne a morte rappresenta un oltraggio.
Nessuna ricerca ha dimostrato che la pena di morte serva a combattere la
criminalita': al contrario, essa alimenta una cultura di violenza e
pertanto non trova alcun posto in una societa' moderna che intenda
rispettare i valori dei diritti umani."
Amnesty International chiede all'opinione pubblica mondiale di
sottoscrivere la petizione che sollecita i governi a
porre immediatamente fine alle esecuzioni. Oggi, in ogni parte del mondo,
gli attivisti di Amnesty International svolgeranno manifestazioni,
seminari e dibattiti per rafforzare la pressione sui governi affinche'
aboliscano la pena di morte e per aumentare la sensibilita' su questa pena
crudele, inumana e degradante.
"Il mondo sta facendo sempre maggiori passi avanti per liberarsi dalla
pena di morte, ma rimane ancora molto da fare" ha aggiunto Hooper.
Settantasei paesi hanno abolito la pena di morte per tutti i reati, mentre
altri 16 l'hanno abolita per tutti i reati salvo quelli eccezionali.
Ulteriori 20 paesi sono abolizionisti "nella pratica", poiche' non
eseguono piu' condanne a morte. L'ultimo paese ad aggiungersi alla lista
dei paesi abolizionisti e' stato l'Armenia, che a settembre ha ratificato
il Protocollo 6 alla Convenzione europea sui diritti umani, un trattato
internazionale che abolisce la pena di morte in tempo di pace.
"Nonostante l'evidente tendenza mondiale verso l'abolizione, purtroppo
alcuni paesi continuano a mandare a morte uomini e donne mediante
iniezione letale, impiccagione, plotone d'esecuzione e persino la
lapidazione" ha denunciato Hooper.
Nei primi nove mesi del 2003 gli Usa hanno mandato a morte 57 persone. Le
esecuzioni in Iran sono state almeno 83 e non meno di 40 quelle in Arabia
Saudita. Nel 2002 Amnesty International aveva accertato 1.526 esecuzioni
in 31 paesi, 1.060 delle quali in Cina
, dove peraltro la pena di morte e'
un segreto di Stato e i dati disponibili rappresentano una piccola
frazione della dimensione effettiva del fenomeno.
In un rapporto diffuso oggi e intitolato "Africa occidentale: e' giunto il
momento di abolire la pena di morte", Amnesty International illustra la
situazione della pena capitale in sedici paesi di questa regione: negli
ultimi dieci anni tre di essi hanno abolito la pena di morte e solo
quattro hanno eseguito condanne a morte. Il rapporto descrive inoltre il
dibattito e le iniziative per riformare i codici penali in corso nella
regione.
"E' un buon segnale che molti dei paesi dell'Africa occidentale non
abbiano eseguito condanne a morte nell'ultimo decennio. Ora tutta la
regione deve compiere il passo decisivo e abolire la pena capitale sia
nelle leggi che nella pratica" ha commentato Hooper.
La Giornata mondiale contro la pena di morte e' organizzata dalla
Coalizione mondiale contro la pena di morte, un movimento di cui fanno
parte sindacati, organismi legali, autorita' locali e associazioni per i
diritti umani ? compresa Amnesty International - che si battono per
l'abolizione universale della pena capitale.

Ulteriori informazioni

Sono ancora 83 i paesi che rifiutano di seguire la tendenza mondiale verso
l'abolizione della pena di morte, tra cui Usa, Giappone, Cina, Nigeria,
Iran, Arabia Saudita e Uzbekistan. Alcuni di questi paesi continuano
persino a mandare a morte minorenni all'epoca del reato.
Ad aprile, in Oklahoma (Usa), Scott Hains e' stato mandato a morte per un
reato commesso quando aveva solo 17 anni. Alla fine dello scorso mese di
settembre, nelle Filippine, Christopher Padua, Ronald Bragas, Elmer Butal,
Ramon Nicodemus, Saturani Panggayong e Roger Pagsibigan - tutti condannati
a morte per reati commessi quando avevano meno di 18 anni - erano in
attesa dell'esecuzione. A maggio un quindicenne, Al-Taher Ahmad Hamdan, e'
stato condannato a morte in Sudan.
Amnesty International e' inoltre preoccupata per il drammatico aumento
dell'uso della pena di morte in Viet Nam, dove quest'anno secondo stime
ufficiali sono state condannate a morte 80 persone. In Cina, il paese in
cui nel corso del 2002 e' stato mandato a morte il maggior numero di
persone, il governo ha introdotto i cosiddetti "furgoni itineranti di
esecuzione", allo scopo di ottimizzare l'efficienza e ridurre i costi
delle esecuzioni.
Nel corso del 2002 Amnesty International ha accertato 3.248 condanne a
morte in 67 paesi e 1.526 esecuzioni in 31 paesi, di cui 1.060 in Cina e
113 in Iran. L'organizzazione per i diritti umani ritiene, tuttavia, che
l'effettivo numero delle esecuzioni in questi due paesi sia stato molto
piu' elevato.

giovedì, ottobre 09, 2003

ARMI, UN COMMERCIO MONDIALE DA CONTROLLARE

Il commercio mondiale di armi e' pericolosamente privo di regole e fa si'
che queste finiscano nelle mani di governi repressivi, autori di
violazioni dei diritti umani e organizzazioni criminali. Per affrontare
questo problema, tre organizzazioni internazionali hanno lanciato oggi, in
oltre 50 paesi, la campagna mondiale Control Arms, "Controllare le armi".
Gli obiettivi della campagna sono ridurre la proliferazione e l'uso
illegale delle armi e convincere i governi a istituire un accordo
vincolante sul commercio delle armi.
La proliferazione e l'uso illegale delle armi hanno raggiunto un livello
critico, alimentando violazioni dei diritti umani, poverta' e conflitti.
Ogni minuto una persona rimane uccisa dalla violenza delle armi e molte
altre subiscono abusi e ferite gravi. Tuttavia le armi rappresentano, a
livello mondiale, un affare lucroso e privo di regole.
I controlli nazionali sul commercio delle armi sono pieni di scappatoie.
La facile disponibilita' delle armi favorisce l'incidenza della violenza,
e' il detonatore dei conflitti e la causa del prolungamento delle guerre,
in cui le popolazioni civili sono sempre piu' prese di mira. I conflitti e
la criminalita' armata impediscono agli aiuti di raggiungere chi ne ha
disperato bisogno e sono spesso causa della mancanza di assistenza
sanitaria ed educazione.
Gli attacchi dell'11 settembre e la conseguente "guerra al terrore" hanno
alimentato la proliferazione di armi piuttosto che favorire un impegno
politico per controllarne la diffusione. La "guerra al terrore" ha
significato l'aumento delle esportazioni di armi, soprattutto da parte di
Stati Uniti e Gran Bretagna, verso i cosiddetti "nuovi alleati" (come
Pakistan, Indonesia e Filippine), a prescindere dalle preoccupazioni per
la situazione dei diritti umani o per lo sviluppo di questi paesi.
«Ogni anno centinaia di migliaia di persone vengono uccise, torturate,
stuprate e costrette ad abbandonare le proprie terre a causa dell'uso
illegale delle armi. In un periodo in cui la "guerra al terrore" domina
l'agenda internazionale, dovrebbe esserci un rinnovato interesse per il
controllo delle armi. E invece, accade l'opposto. Il circolo vizioso fra
trasferimenti delle armi, conflitti e violazioni dei diritti umani puo' e
deve essere fermato» ha dichiarato Irene Khan, Segretaria generale di
Amnesty International.
Per affrontare questi problemi Amnesty International, Oxfam e la Rete
d'azione internazionale sulle armi leggere (International Action Network
on Small Arms, IANSA) hanno lanciato una campagna mondiale intitolata
Control Arms "Controllare le armi". La campagna promuovera' l'istituzione
di un Trattato sul commercio di armi e l'adozione di una serie di misure,
a livello regionale e locale, per limitare la proliferazione e l'uso
illegale delle armi.
«Il commercio delle armi e' fuori controllo. E' un problema mondiale che
ha delle conseguenze locali terrificanti, soprattutto ai danni delle
persone povere. C'e' disperato bisogno di un Trattato sul commercio delle
armi, per fermare l'afflusso delle armi e contribuire a rendere piu'
sicura la societa'» ha affermato Barbara Stocking, direttrice di Oxfam.
Il possesso di armi sempre piu' letali sta diventando parte integrante
della vita quotidiana in molte parti del mondo: tra i contadini
dell'Uganda del nord le mitragliatrici AK47 stanno sostituendo le lance,
in Somalia i neonati vengono chiamati "Uzi" o "Ak", in Iraq vi sono piu'
armi che persone.
«I governi, occupati a cercare armi nucleari, biologiche e chimiche nella
loro lotta al "terrorismo", fondamentalmente ignorano le vere "armi di
distruzione di massa": le armi leggere, che in questo modo continuano a
diffondersi, al prezzo di centinaia di migliaia di vite umane» ha
aggiunto Rebecca Peters, direttrice di IANSA.
Una bozza del Trattato sul commercio delle armi e' stata redatta da un
gruppo di organizzazioni non governative che si occupano di diritti umani,
sviluppo e controllo delle armi (comprendente Amnesty International e
Oxfam), in collaborazione con esperti di diritto internazionale. La
proposta ha ottenuto l'appoggio di 19 premi Nobel per la Pace, guidati da
Oscar Arias. L'obiettivo principale del Trattato e' fornire una serie di
standard minimi sul controllo dei trasferimenti di armi, fermamente basati
sulle responsabilita' che competono agli Stati sulla base del diritto
internazionale.
Oltre a un Trattato sul commercio delle armi, la campagna Control Arms
chiede ai governi di sviluppare e rafforzare i controlli sulle armi a
livello regionale e di esercitare una rigorosa supervisione, a livello
nazionale, sulle esportazioni nazionali di armi e sulle attivita' dei
fornitori e degli intermediari, di impegnarsi maggiormente per prevenire
l'uso illegale delle armi da parte dei pubblici ufficiali e di proteggere
i propri cittadini dalla violenza armata. La campagna Control Arms chiede
infine alle autorita' e alle comunita' locali di contribuire a migliorare
la sicurezza sviluppando progetti che riducano la disponibilita' e la
domanda di armi a livello locale.

A MODENA DUE GIORNI "SUI PASSI DEI RIFUGIATI"

Sabato 11 e domenica 12 ottobre dibattito sulla Bossi-Fini, teatro reportage, incontro di calcio e narrazioni per riflettere sulla vita quotidiana di coloro che chiedono asilo

Arrivano a Modena dalla Liberia e dal Congo, dall’Angola e dalla Sierra Leone, dalla Nigeria e dalla Turchia, dall’Afghanistan e dall’Iraq. Fuggono dalle guerre e dalle dittature, dalle calamità naturali e dall’intolleranza razziale, religiosa, etnica o politica. Ai rifugiati e a coloro che chiedono asilo (oltre 130 persone si sono rivolte al Centro stranieri nell'ultimo anno e oltre 80 sono attualmente accolte e sostenute) gli assessorati ai Servizi sociali e alle Politiche giovanili del Comune, La Tenda, la Circoscrizione 4 e l'Unione sportiva Nuova Marzaglia dedicano due giorni di iniziative gratuite (informazioni ai numero 059 200407-200414). Sotto il titolo "Sui passi dei rifugiati: Modena e il diritto d'asilo" sabato 11 ottobre alle 18, alla Tenda del parco Novi Sad (viale Monte Kosica angolo viale Molza), è in programma una conferenza di Gianfranco Schiavone del Conzorzio italiano solidarietà sul tema "La difficile strada del diritto d'asilo in Italia", dedicata alla legge Bossi-Fini. Introduce l'assessore comunale ai Servizi sociali Alberto Caldana. Alle 21, sempre alla Tenda, la compagnia "Hidden Theater-Teatro di Nascosto" presenta "Dinieghi", uno spettacolo di teatro reportage sulle esperienze di vita dei rifugiati e dei richiedenti asilo (regia di Annet Henneman con l'assistenza di Gianni Calstri). La serata terminerò con musiche e danze da diversi paesi. Saranno presenti stand di Medici senza frontiere, Amnesty international, Consorzio italiano solidarietà e della campagna nazionale "Diritto d'asilo: una questione di civiltà". Domenica 12 alle 15.30, all'Unione sportiva Nuova Marzaglia (via dell'Aratro 42), si disputerà l'incontro di calcio tra la squadra Senza confini, composta da rifugiati, e gli Amatori dell'Unione sportiva Nuova Marzaglia. Alle 17 sarà distribuita una merenda a base di cibi tradizionali, caldarrose e lambrusco. Interveranno Anna Bulgarelli, presidente della Circoscrizione 4, e Alberto Caldana, assessore ai Servizi sociali. Alle 18 le iniziative si concludono con "Il mondo ha bisogno di favole", storie ricordate e narrate dai partecipanti al laboratorio di narrazione interculturale a cura di Nicoletta Rinaldi.
“I rifugiati sono persone che non hanno scelto quando partire né il momento migliore per farlo, spesso sono fuggiti lasciando le famiglie o quel che ne è rimasto, abbandonando tutto ciò che avevano”, spiega l’assessore ai Servizi sociali del Comune Alberto Caldana. “Il problema è che in Italia manca attualmente una disciplina organica che tuteli queste persone attraverso procedure certe, organismi competenti, chiarezza sui diritti e i doveri”.
E’ dal 1998 che Modena ha dato vita ad un’attività specifica per richiedenti asilo, rifugiati, titolari di permessi di soggiorno per motivi umanitari e dal 2001 la città aderisce con iniziative di accoglienza e assistenza anche al Programma nazionale promosso da Ministero dell’Interno, Acnur e Anci e al Progetto provinciale. I finanziamenti provengono dalla Commissione europea, dallo Stato e dalla Regione Emilia-Romagna. L’obiettivo è offrire accoglienza, sostegno, assistenza a chi richiede asilo nel periodo di attesa del riconoscimento e sostegno all’integrazione e all’inserimento per chi ha ottenuto lo status di rifugiato o un permesso per motivi umanitari. Gli operatori affiancano persone e famiglie per aiutarle a orientarsi in città e predispongono forme di sostegno realizzate in collaborazione con la rete dei servizi, le associazioni e le organizzazioni del territorio. Un operatore, disponibile negli orari di apertura al pubblico del Centro stranieri (martedì dalle 9 alle 12.30, giovedì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18.30) e su appuntamento anche in altri orari (tel. 059 200411), dà informazioni sui servizi e sulle opportunità del territorio e sui diritti e i doveri di chi richiede asilo. Il Comune offre inoltre sostegno per il disbrigo delle pratiche e per ottenere i documenti (permesso di soggiorno, iscrizione al Servizio sanitario nazionale, codice fiscale, libretto di lavoro, residenza, carta di identità), un’attività rivolta a tutti i richiedenti asilo e ai rifugiati. Chi richiede asilo viene ospitato in appartamenti attrezzati, dislocati in diversi punti della città e, poiché la legge non consente attività lavorative fino al riconoscimento dello status di rifugiato, riceve un contributo economico di 50 euro la settimana (per le famiglie è in relazione alle dimensioni e alla composizione del nucleo). Il Centro stranieri offre infine sostegno nella scelta del medico di base o del pediatra e indirizza le persone alle strutture sanitarie per le prime cure o vaccinazioni, si occupa dell’inserimento dei bambini nelle scuole dell’obbligo e nelle scuole dell’infanzia e degli adulti nei corsi di italiano, nei corsi di formazione professionale o nei corsi per ottenere il diploma di scuola media. Chi ha già ottenuto lo status viene inoltre aiutato nella ricerca di un lavoro e di un alloggio.

venerdì, ottobre 03, 2003

IN RUSSIA VIGE LA GIUSTIZIA SOMMARIA

Lo stato di diritto ha esteso il suo raggio d'azione nella Federazione
Russa, ma il modo in cui la legge viene applicata offre ancora scarsa
protezione a molte persone. E' quanto denunciato oggi da Amnesty
International, che ha diffuso un nuovo rapporto dal titolo "Giustizia
sommaria: la legge e i diritti umani nella Federazione Russa". Si tratta
del terzo rapporto pubblicato da Amnesty International nel corso della sua
campagna mondiale per i diritti umani in Russia, lanciata nell'ottobre
2002. Diffuso nel corso della campagna elettorale russa e alla vigilia delle
elezioni presidenziali nella Repubblica Cecena, il rapporto rappresenta un
monito per le autorita' di Mosca affinche' ricordino che hanno l'obbligo
di garantire a chiunque una protezione efficace contro le violazioni dei
diritti umani.
"Alla luce delle recenti prestazioni del paese in termini di violazioni
dei diritti umani, e' particolarmente importante assicurare protezione
dalla tortura, dai processi iniqui, dalle uccisioni illegali, dagli
arresti arbitrari e dalla discriminazione e che ognuno abbia accesso a
efficaci forme di ricorso nel caso in cui i suoi diritti siano stati
violati. Alcuni gruppi sono particolarmente esclusi dalla protezione della
legge, come le minoranze etniche, le donne, i bambini e i detenuti" si
legge nel rapporto di Amnesty International.
Lo studio dell'organizzazione per i diritti umani illustra fino a che
punto, a dodici anni di distanza dalla nascita della Federazione Russa
come Stato sovrano, i cambiamenti legislativi abbiano offerto alla
popolazione rapide, eque ed efficaci forme di ricorso contro le violazioni
dei diritti umani. Il rapporto esamina in particolare la situazione di
alcuni gruppi vulnerabili e raccomanda una serie di provvedimenti la cui
attuazione potrebbe migliorare radicalmente la protezione dei diritti
umani nel paese. Vengono messe in luce le importanti riforme approvate,
quali l'estensione dell'operato dei tribunali e l'introduzione di un nuovo
codice di procedura penale, che nei primi tre mesi di applicazione ha
favorito il rilascio di un impressionante numero di persone arrestate
senza valide ragioni. Allo stesso tempo, il rapporto denuncia le
preoccupazioni di Amnesty International per le violazioni dei diritti
umani e il cattivo funzionamento dei meccanismi di ricorso per le vittime:
* la propiska - il sistema di registrazione della residenza in vigore a
Mosca e in altri centri della Federazione Russa - limita la liberta' di
movimento, violando in questo modo gli obblighi in materia di diritti
umani che costituiscono parte integrante della legislazione nazionale.
Questo sistema e' causa di gravi violazioni dei diritti umani, come la
deportazione sommaria di appartenenti alle minoranze etniche, senza
possibilita' di accesso alla difesa o ad altri diritti procedurali.
Amnesty International nota con forte rammarico che il presidente Putin non
ha finora voluto applicare i poteri di cui dispone per contrastare questa
pratica illegale.
* La Legge per combattere il terrorismo del 1998 esonera dalla
responsabilita' chi ha preso parte a operazioni "anti-terrorismo", anche
se ha violato i diritti umani, e impedisce il ricorso alla giustizia alle
persone che lamentano di aver subito violazioni dei diritti umani.
* I bambini disabili mentali sono internati in istituti statali
semplicemente a causa della loro disabilita' e non perche' costituiscano
una minaccia nei propri confronti o della societa'. Le procedure usate per
rinchiuderli in queste istituzioni sono prive di ogni garanzia contro gli
errori.
* I prigionieri condannati all'ergastolo sono tenuti in condizioni di
quasi totale isolamento che costituiscono una crudelta', vietata dalle
norme internazionali relative al trattamento delle persone in stato di
detenzione.
"I bambini disabili mentali nella Federazione Russa sono privati del loro
diritto alla liberta', all'educazione e a una vita familiare. Sono
obbligati a vivere un'esistenza profondamente priva di senso in istituti
le cui condizioni non rispettano la dignita' dell'essere umano. Chiediamo
alla Federazione Russa di adottare una legge il cui obiettivo principale
sia l'interesse primario dei bambini affetti da disabilita' mentale" si
legge nel rapporto di Amnesty International.
L'organizzazione chiede inoltre una revisione di tutte le condanne
all'ergastolo emesse sulla base del vecchio codice di procedura penale,
ampiamente riconosciuto come ingiusto: "Le condizioni in cui versano i
condannati all'ergastolo violano il diritto ad essere trattati con
umanita' e a non essere sottoposti a torture o ad altri trattamenti
crudeli, inumani e degradanti".
La popolazione civile nella Repubblica Cecena costituisce il piu' ampio
gruppo privato dei fondamentali diritti umani, da parte sia delle forze
federali che dei combattenti ceceni: il diritto alla vita, alla liberta',
alla sicurezza, al rispetto per la vita privata e familiare, la protezione
dei beni personali e la liberta' di espressione. I ceceni non sono
protetti dalla discriminazione e dalla tortura e le autorita' federali non
mettono a loro disposizione procedure eque e rimedi efficaci a livello
nazionale.
"Dal 1991 la Federazione Russa ha accettato le norme internazionali sui
diritti umani che danno alle persone i cui diritti sono violati la
possibilita' di accedere a nuove forme di ricorso, a livello nazionale e
internazionale. L'esperienza dimostra che questi rimedi sono efficaci solo
quando sono sostenuti dalla comunita' internazionale" afferma Amnesty
International.
Le raccomandazioni di Amnesty International alle autorita' della
Federazione Russa comprendono:
* cessare di estradare persone verso paesi dove rischiano la pena di
morte, la tortura o processi irregolari;
* rendere pubblici tutti i rapporti del Comitato europeo per la
prevenzione della tortura e attuare le sue raccomandazioni;
* aprire indagini imparziali ed esaurienti sulle denunce di crimini di
guerra commessi nella Repubblica Cecena e assicurare alla giustizia i
responsabili, nel rispetto delle norme internazionali in materia di
diritti umani;
* inserire la questione dell'internamento dei bambini nelle istituzioni
all'interno del nuovo Sistema di giustizia minorile, con la possibilita'
di revisioni regolari e periodiche;
* ratificare il Protocollo n. 12 della Convenzione europea sui diritti
umani che sancisce la proibizione generale della discriminazione;
* abolire la pena di morte in tempo di guerra cosi' come in tempo di pace.

Il rapporto "Giustizia sommaria: la legge e i diritti umani nella
Federazione Russa" e' disponibile su www.amnesty.org e presso l'Ufficio
Stampa di Amnesty International. Per ulteriori informazioni sulla campagna di Amnesty International Russia.

giovedì, ottobre 02, 2003

TESSILE: PRIMO SEMESTRE 2003 NEGATIVO, INVERNO DIFFICILE

I risultati dell'indagine di Federmoda CNA sull'andamento del tessile-abbigliamento a Modena

Continua ad essere negativa la congiuntura in cui versa il settore del tessile-abbigliamento nella nostra provincia. Anche per il primo semestre 2003, così come era stato per il 2002, i principali indici del settore hanno segno meno. A rendere ancor più grave la situazione il fatto che storicamente il primo semestre dell'anno è il periodo in cui si concentra il massimo livello di produzione.
Gli indici:
produzione -3,7%
fatturato -2,1%
fatturato estero +9,3%
ordini interni -4,6%
ordini esteri +3,9%
occupazione -2,4%
imprese -4,6%
export -3,8%
Tra i fattori di criticità va sicuramente annoverato l'andamento del mercato del lavoro: per la prima volta, infatti, si registra a un saldo negativo tra assunti e licenziati, che annuncia un deficit ancora maggiore nel secondo periodo dell'anno. A tenere, nonostante il calo della produzione, è l'estero, che aumenta sia per ciò che concerne gli ordini, sia per quello che riguarda il fatturato, in particolare nell'abbigliamento. Un dato che conferma la vocazione all'export delle imprese modenesi e l'aumento costante della qualità offerta, che rimane uno dei fattori competitivi di maggior importanza. Ma questa capacità di penetrazione sui mercati esteri non basta a salvaguardare l'occupazione e la redditività delle aziende. Le sofferenze si manifestano in particolare nelle piccole aziende di subfornitura (tessitura, confezioni, stirerie, ecc.), ed il pronto moda sul mercato interno. Gli unici segnali positivi arrivano invece dall'intimo e dalla corsetteria, che mantengono risultati significativi anche nella campagna ordini autunnale. Come era lecito prevedere le difficoltà appaiono in aumento a settembre, come testimonia il massiccio ricorso a sospensioni e cassa integrazioni un po' su tutta la filiera del comparto. Molte aziende, infatti, sono ferme (rispetto agli anni precedenti si registrano ritardi sino a 40 giorni per ciò che riguarda l'avvio della produzione). Anche la raccolta ordini procede a rilento.
«In questa situazione - osserva Vanni Po, Presidente di Federmoda CNA - si rischia di vedere scomparire non solo aziende "marginali", ma anche imprese significative per produzione e forza lavoro occupata, in difficoltà per recenti investimenti e costrette a gestire, in una congiuntura di mercato tutt'altro che favorevole, un difficile rapporto con le banche. Si diffonde così un clima di sfiducia, acuito dalla mancanza di prospettive. Anche il fallimento del vertice WTO di Cancun non contribuisce certo a "pensare positivo"». «Facile prevedere - continua Po - un ulteriore slittamento dell'agognata ripresa economica. Senza interventi di sostegno il 2003 potrebbe chiudersi con una mortalità delle imprese piuttosto elevata e con un calo dell'occupazione attorno al 5%».
Sulla base di queste pessimistiche premesse, Federmoda CNA denuncia una volta di più la necessità di interventi urgenti di sostegno al settore, interventi ancora al palo malgrado gli impegni assunti al Tavolo nazionale della Moda. Tra questi gli incentivi ai campionari, l'etichetta d'origine, la reciprocità negli scambi commerciali con gli altri paesi, l'applicazione del marchio Full Made in Italy, la lotta alla contraffazione ed alle importazioni selvagge, gli aiuti ai giovani stilisti. In mancanza di questi interventi le piccole imprese dovranno per l'ennesima volta contare esclusivamente sulle proprie forze per resistere e rinnovarsi, puntando come al solito su qualità, creatività e servizio, indispensabili fattori di competitività sul mercato internazionale.

mercoledì, ottobre 01, 2003

A MODENA PUNTI DI VENDITA SEMPRE PIU’ NUMEROSI E GRANDI

Ecco i risultati della ricerca "Il commercio e la città - Analisi e prospettive per lo sviluppo del commercio modenese"

I punti di vendita al dettaglio nel Comune di Modena sono sempre più numerosi e sempre più grandi. I modenesi, inoltre, sono più che soddisfatti della rete commerciale della città. E’ quanto emerge dall’indagine "Il commercio e la città - Analisi e prospettive per lo sviluppo del commercio modenese", condotta dalle agenzie Trade Lab S.r.l. e Arché S.r.l. di Milano, oltre che da Fausto Zanasi di Modena, sotto la supervisione di Luca Zanderighi e coordinata dall’Assessorato alle Politiche Economiche del Comune di Modena. Obiettivo dell’indagine è stato quello di analizzare l’attuale struttura distributiva della rete commerciale modenese, e fotografare il profilo dei consumatori - modenesi e non - che fruiscono dell’offerta della città, condotta a cinque anni dall’entrata in vigore della “riforma Bersani” del 1998, che ha modificato e liberalizzato il settore commerciale, rinnovando il ruolo dei Comuni ai quali è stato assegnato un ruolo più attivo.
I dati dell’indagine saranno discussi nel corso di un convegno in programma il 2 ottobre a partire dalle 14,15 presso il Teatro San Carlo di Modena.

I dati della rete commerciale
Saldo positivo tra aperture e chiusure. Aumenta la dimensione media della superficie dei negozi


Tra il 1999 e la fine di agosto 2002 a Modena hanno aperto 1116 esercizi commerciali a fronte di 961 chiusure, con un saldo pari a +155 punti vendita. Entrando nello specifico della rete commerciale, al 31/8/2002 si rilevano a Modena 2823 punti di vendita al dettaglio in sede fissa. Si tratta prevalentemente di esercizi commerciali non alimentari (83% in termini numerici, 81% come superficie di vendita). C’è stato, tra il 1998 e il 2002, un aumento deciso del numero di esercizi commerciali non alimentari (+9,0%) e una riduzione di quelli alimentari (-7,2%). La superficie media per esercizio, inoltre, è passata da 160 mq a 175 mq per il non alimentare, e da 183 mq a 199 mq per l’alimentare. A Modena si conferma la presenza simultanea di un alto numero di punti di vendita di piccole e piccolissime dimensioni (il 43% dei negozi è contenuto come superficie entro i 50 mq) e da un numero esiguo di più grandi unità (solo l’1% oltre i 2.500 mq, e l’11% compreso fra i 250 e i 2500 mq). I numeri confermano che siamo ora in una fase di assestamento, dopo la grande vivacità provocata dall’effetto della “riforma Bersani”: il saldo fra aperture e chiusure rimane positivo anche per il 2002 (153 aperture a fronte di 146 chiusure, al 31/8/2002), ma il confronto con i tre anni precedenti mostra una dinamica più contenuta. Il commercio di vicinato, che rappresenta l’88% del totale degli esercizi, nel periodo 1998/2002 ha dato forti segni di ripresa: +4,7% come numero di esercizi attivi. Anche in questo caso si assiste alla ‘forbice’ tra l’andamento delle nuove aperture nel comparto non alimentare (+7,8% ) e in quello alimentare ( -7,9% ).

I dati del centro storico
Il commercio si concentra principalmente lungo via Emilia e Corso Canalchiaro


L’analisi per quartiere mostra una distribuzione dei negozi e delle diverse categorie merceologiche equilibrata e sostanzialmente adeguata a alle necessità delle varie zone della città. Particolare attenzione è stata data al Centro Storico, che con la presenza del 37% del totale dei punti vendita della città conferma il proprio ruolo fondamentale nel commercio modenese, con un’offerta che riguarda a grandissima maggioranza il settore non alimentare, caratteristica ormai comune a tutti i centri storici italiani. L’indagine mette in rilievo l’offerta ampia del commercio in Centro Storico, che copre tutti i principali comparti merceologici. Un ruolo trainante è quello del settore della moda, oltre che la presenza di alcuni esercizi di medie e grandi dimensioni in grado di svolgere il ruolo di polo di attrazione commerciale a vantaggio dell’intero sistema di offerta. Il commercio del Centro Storico è prevalentemente localizzato su due assi principali della Via Emilia Centro (e laterali) e Corso Canalchiaro, che accolgono complessivamente il 34% dei negozi del Centro. Una situazione che offre spunti di riflessione rispetto all’opportunità di attivare politiche mirate a sviluppare ulteriormente il commercio del Centro Storico su un’area più ampia, sfruttando gli ancora numerosi locali vuoti che caratterizzano alcune vie adiacenti ai due assi principali.

I dati dei consumatori modenesi

L’indagine rileva un alto grado di soddisfazione dei consumatori: il 92% dei residenti a Modena e il 94% dei non residenti considera la rete commerciale modenese in linea con le proprie attese o addirittura superiore ad esse. Il 78,4% dei modenesi sostiene di non uscire mai dal territorio comunale per gli acquisti, a conferma di una buona capacità di autocontenimento della spesa da parte della struttura commerciale di Modena. Gran parte dei modenesi, inoltre, ritiene che un servizio migliore potrebbe essere offerto lavorando meglio sia sul rapporto qualità/prezzo che sulla capacità di innovazione dei punti vendita. Ponendo comunque 1 come valore massimo per un indicatore di customer satisfaction, il comparto alimentare ha ottenuto un indice di 0,934 e quello non alimentare di 0,907.

Dati riassuntivi dell’indagine "Il commercio e la città - Analisi e prospettive per lo sviluppo del commercio modenese"

Punti vendita al dettaglio 2823
Saldo aperture/chiusure 1998-2002 + 155
Superficie media esercizi commerciali alimentari 175mq
Superficie media esercizi commerciali non alimentari 199mq
Esercizi con superficie entro i 50mq 43%
Esercizi con superficie compresa tra 50 e 250 mq 45%
Esercizi con superficie compresa tra 250 e 2500 mq 11%
Esercizi con superficie superiore ai 2500 mq 1%
% esercizi modenesi con sede in Centro Storico 37%
% residenti soddisfatti della rete commerciale modenese 92%
% non-residenti soddisfatti della rete commerciale modenese 94%
% residenti che dichiara di non uscire mai dal territorio comunale per gli acquisti 78,4%

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