Modenapiù
Una Città e il Mondo: politica, cultura, economia, società a cura di Roberto Gazzotti.
venerdì, ottobre 10, 2003
GIORNATA MONDIALE CONTRO LA PENA DI MORTE
AMNESTY INTERNATIONAL INVITA ALLA MOBILITAZIONE
Amnesty International invita la comunita' internazionale a prendere parte
alla Giornata mondiale contro la pena di morte che si celebra oggi,
venerdi' 10 ottobre.
"La morte non e' uno strumento di giustizia e la pena capitale ne e' un
esempio evidente, poiche' viola le fondamenta stesse dei valori e della
dignita' dell'essere umano" ha dichiarato Karen Hooper, coordinatrice
pena di morte delle Sezione Italiana di Amnesty International. "Il fatto
che gli Stati eseguano ancora condanne a morte rappresenta un oltraggio.
Nessuna ricerca ha dimostrato che la pena di morte serva a combattere la
criminalita': al contrario, essa alimenta una cultura di violenza e
pertanto non trova alcun posto in una societa' moderna che intenda
rispettare i valori dei diritti umani."
Amnesty International chiede all'opinione pubblica mondiale di
sottoscrivere la petizione che sollecita i governi a
porre immediatamente fine alle esecuzioni. Oggi, in ogni parte del mondo,
gli attivisti di Amnesty International svolgeranno manifestazioni,
seminari e dibattiti per rafforzare la pressione sui governi affinche'
aboliscano la pena di morte e per aumentare la sensibilita' su questa pena
crudele, inumana e degradante.
"Il mondo sta facendo sempre maggiori passi avanti per liberarsi dalla
pena di morte, ma rimane ancora molto da fare" ha aggiunto Hooper.
Settantasei paesi hanno abolito la pena di morte per tutti i reati, mentre
altri 16 l'hanno abolita per tutti i reati salvo quelli eccezionali.
Ulteriori 20 paesi sono abolizionisti "nella pratica", poiche' non
eseguono piu' condanne a morte. L'ultimo paese ad aggiungersi alla lista
dei paesi abolizionisti e' stato l'Armenia, che a settembre ha ratificato
il Protocollo 6 alla Convenzione europea sui diritti umani, un trattato
internazionale che abolisce la pena di morte in tempo di pace.
"Nonostante l'evidente tendenza mondiale verso l'abolizione, purtroppo
alcuni paesi continuano a mandare a morte uomini e donne mediante
iniezione letale, impiccagione, plotone d'esecuzione e persino la
lapidazione" ha denunciato Hooper.
Nei primi nove mesi del 2003 gli Usa hanno mandato a morte 57 persone. Le
esecuzioni in Iran sono state almeno 83 e non meno di 40 quelle in Arabia
Saudita. Nel 2002 Amnesty International aveva accertato 1.526 esecuzioni
in 31 paesi, 1.060 delle quali in Cina, dove peraltro la pena di morte e'
un segreto di Stato e i dati disponibili rappresentano una piccola
frazione della dimensione effettiva del fenomeno.
In un rapporto diffuso oggi e intitolato "Africa occidentale: e' giunto il
momento di abolire la pena di morte", Amnesty International illustra la
situazione della pena capitale in sedici paesi di questa regione: negli
ultimi dieci anni tre di essi hanno abolito la pena di morte e solo
quattro hanno eseguito condanne a morte. Il rapporto descrive inoltre il
dibattito e le iniziative per riformare i codici penali in corso nella
regione.
"E' un buon segnale che molti dei paesi dell'Africa occidentale non
abbiano eseguito condanne a morte nell'ultimo decennio. Ora tutta la
regione deve compiere il passo decisivo e abolire la pena capitale sia
nelle leggi che nella pratica" ha commentato Hooper.
La Giornata mondiale contro la pena di morte e' organizzata dalla
Coalizione mondiale contro la pena di morte, un movimento di cui fanno
parte sindacati, organismi legali, autorita' locali e associazioni per i
diritti umani ? compresa Amnesty International - che si battono per
l'abolizione universale della pena capitale.
Ulteriori informazioni
Sono ancora 83 i paesi che rifiutano di seguire la tendenza mondiale verso
l'abolizione della pena di morte, tra cui Usa, Giappone, Cina, Nigeria,
Iran, Arabia Saudita e Uzbekistan. Alcuni di questi paesi continuano
persino a mandare a morte minorenni all'epoca del reato.
Ad aprile, in Oklahoma (Usa), Scott Hains e' stato mandato a morte per un
reato commesso quando aveva solo 17 anni. Alla fine dello scorso mese di
settembre, nelle Filippine, Christopher Padua, Ronald Bragas, Elmer Butal,
Ramon Nicodemus, Saturani Panggayong e Roger Pagsibigan - tutti condannati
a morte per reati commessi quando avevano meno di 18 anni - erano in
attesa dell'esecuzione. A maggio un quindicenne, Al-Taher Ahmad Hamdan, e'
stato condannato a morte in Sudan.
Amnesty International e' inoltre preoccupata per il drammatico aumento
dell'uso della pena di morte in Viet Nam, dove quest'anno secondo stime
ufficiali sono state condannate a morte 80 persone. In Cina, il paese in
cui nel corso del 2002 e' stato mandato a morte il maggior numero di
persone, il governo ha introdotto i cosiddetti "furgoni itineranti di
esecuzione", allo scopo di ottimizzare l'efficienza e ridurre i costi
delle esecuzioni.
Nel corso del 2002 Amnesty International ha accertato 3.248 condanne a
morte in 67 paesi e 1.526 esecuzioni in 31 paesi, di cui 1.060 in Cina e
113 in Iran. L'organizzazione per i diritti umani ritiene, tuttavia, che
l'effettivo numero delle esecuzioni in questi due paesi sia stato molto
piu' elevato.
Amnesty International invita la comunita' internazionale a prendere parte
alla Giornata mondiale contro la pena di morte che si celebra oggi,
venerdi' 10 ottobre.
"La morte non e' uno strumento di giustizia e la pena capitale ne e' un
esempio evidente, poiche' viola le fondamenta stesse dei valori e della
dignita' dell'essere umano" ha dichiarato Karen Hooper, coordinatrice
pena di morte delle Sezione Italiana di Amnesty International. "Il fatto
che gli Stati eseguano ancora condanne a morte rappresenta un oltraggio.
Nessuna ricerca ha dimostrato che la pena di morte serva a combattere la
criminalita': al contrario, essa alimenta una cultura di violenza e
pertanto non trova alcun posto in una societa' moderna che intenda
rispettare i valori dei diritti umani."
Amnesty International chiede all'opinione pubblica mondiale di
sottoscrivere la petizione che sollecita i governi a
porre immediatamente fine alle esecuzioni. Oggi, in ogni parte del mondo,
gli attivisti di Amnesty International svolgeranno manifestazioni,
seminari e dibattiti per rafforzare la pressione sui governi affinche'
aboliscano la pena di morte e per aumentare la sensibilita' su questa pena
crudele, inumana e degradante.
"Il mondo sta facendo sempre maggiori passi avanti per liberarsi dalla
pena di morte, ma rimane ancora molto da fare" ha aggiunto Hooper.
Settantasei paesi hanno abolito la pena di morte per tutti i reati, mentre
altri 16 l'hanno abolita per tutti i reati salvo quelli eccezionali.
Ulteriori 20 paesi sono abolizionisti "nella pratica", poiche' non
eseguono piu' condanne a morte. L'ultimo paese ad aggiungersi alla lista
dei paesi abolizionisti e' stato l'Armenia, che a settembre ha ratificato
il Protocollo 6 alla Convenzione europea sui diritti umani, un trattato
internazionale che abolisce la pena di morte in tempo di pace.
"Nonostante l'evidente tendenza mondiale verso l'abolizione, purtroppo
alcuni paesi continuano a mandare a morte uomini e donne mediante
iniezione letale, impiccagione, plotone d'esecuzione e persino la
lapidazione" ha denunciato Hooper.
Nei primi nove mesi del 2003 gli Usa hanno mandato a morte 57 persone. Le
esecuzioni in Iran sono state almeno 83 e non meno di 40 quelle in Arabia
Saudita. Nel 2002 Amnesty International aveva accertato 1.526 esecuzioni
in 31 paesi, 1.060 delle quali in Cina, dove peraltro la pena di morte e'
un segreto di Stato e i dati disponibili rappresentano una piccola
frazione della dimensione effettiva del fenomeno.
In un rapporto diffuso oggi e intitolato "Africa occidentale: e' giunto il
momento di abolire la pena di morte", Amnesty International illustra la
situazione della pena capitale in sedici paesi di questa regione: negli
ultimi dieci anni tre di essi hanno abolito la pena di morte e solo
quattro hanno eseguito condanne a morte. Il rapporto descrive inoltre il
dibattito e le iniziative per riformare i codici penali in corso nella
regione.
"E' un buon segnale che molti dei paesi dell'Africa occidentale non
abbiano eseguito condanne a morte nell'ultimo decennio. Ora tutta la
regione deve compiere il passo decisivo e abolire la pena capitale sia
nelle leggi che nella pratica" ha commentato Hooper.
La Giornata mondiale contro la pena di morte e' organizzata dalla
Coalizione mondiale contro la pena di morte, un movimento di cui fanno
parte sindacati, organismi legali, autorita' locali e associazioni per i
diritti umani ? compresa Amnesty International - che si battono per
l'abolizione universale della pena capitale.
Ulteriori informazioni
Sono ancora 83 i paesi che rifiutano di seguire la tendenza mondiale verso
l'abolizione della pena di morte, tra cui Usa, Giappone, Cina, Nigeria,
Iran, Arabia Saudita e Uzbekistan. Alcuni di questi paesi continuano
persino a mandare a morte minorenni all'epoca del reato.
Ad aprile, in Oklahoma (Usa), Scott Hains e' stato mandato a morte per un
reato commesso quando aveva solo 17 anni. Alla fine dello scorso mese di
settembre, nelle Filippine, Christopher Padua, Ronald Bragas, Elmer Butal,
Ramon Nicodemus, Saturani Panggayong e Roger Pagsibigan - tutti condannati
a morte per reati commessi quando avevano meno di 18 anni - erano in
attesa dell'esecuzione. A maggio un quindicenne, Al-Taher Ahmad Hamdan, e'
stato condannato a morte in Sudan.
Amnesty International e' inoltre preoccupata per il drammatico aumento
dell'uso della pena di morte in Viet Nam, dove quest'anno secondo stime
ufficiali sono state condannate a morte 80 persone. In Cina, il paese in
cui nel corso del 2002 e' stato mandato a morte il maggior numero di
persone, il governo ha introdotto i cosiddetti "furgoni itineranti di
esecuzione", allo scopo di ottimizzare l'efficienza e ridurre i costi
delle esecuzioni.
Nel corso del 2002 Amnesty International ha accertato 3.248 condanne a
morte in 67 paesi e 1.526 esecuzioni in 31 paesi, di cui 1.060 in Cina e
113 in Iran. L'organizzazione per i diritti umani ritiene, tuttavia, che
l'effettivo numero delle esecuzioni in questi due paesi sia stato molto
piu' elevato.
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