giovedì, giugno 12, 2003

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====== MODENA ======


TORNANO I SUPERAMENTI
NEI VALORI DI OZONO



Dai rilevamenti delle centraline limiti di attenzione superati sia in piazza XX settembre che in via Nonantolana. I consigli: evitare esposizione e sforzi nelle ore più calde della giornata

Tornano anche quest’anno, in un torrido mese di giugno, i superamenti dei valori di ozono presenti in atmosfera. L'intenso irraggiamento solare che interessa da alcuni giorni la nostra città, unitamente alle condizioni di alta pressione con scarsa ventilazione, sono infatti responsabili del progressivo aumento della concentrazione di ozono nell'aria. Il monitoraggio dell'ozono avviene nell'area urbana di Modena in 3 delle 5 stazioni della rete di rilevamento della qualità dell’aria (P.zza XX Settembre, L.go Garibaldi e Via Nonantolana).
La concentrazione massima raggiunta nella stazione di P.zza XX Settembre nella giornata di marted? 10/06 è stata di 205 microgrammi per metrocubo alle ore 17.00, mentre è stata di 212 microgrammi per metrocubo alle ore 16 del giorno mercoled? 11/06.
Nella stazione di via Nonantolana sono stati raggiunti i 186 microgrammi per metrocubo alle ore 16.00 del giorno di marted? 10/06 e i 195 microgrammi per metrocubo alle ore 18.00 del giorno di mercoled? 11/06.
Si ricorda che il livello di attenzione per tale inquinante è fissato a 180 µg/m3.
Le previsioni meteorologiche fornite da ARPA - Servizio Meteorologico Regionale indicano per i prossimi giorni tempo stabile, venti deboli e temperature elevate; tale situazione non favorirà la diminuzione delle concentrazioni di ozono.
Considerato che l’entità delle emissioni di inquinanti è minore rispetto al periodo invernale, dato che gli impianti di riscaldamento non sono in funzione e che il traffico veicolare a Modena subisce un calo naturale, provvedimenti di limitazione della circolazione veicolare risulterebbero di scarsa efficacia tenuto conto, inoltre, dell'origine fotochimica dell'ozono, che viene prodotto per effetto dell'irraggiamento solare da precursori presenti nell'aria anche in concentrazioni modeste.
L'intero periodo estivo è caratterizzato da condizioni che favoriscono la formazione di inquinanti per via fotochimica, che possono subire momentanee attenuazioni, in funzione della presenza di nubi o di vento.
L'ozono che si trova nella bassa atmosfera, detta troposfera, è dannoso in quanto dotato di elevata capacità ossidativa nei confronti dei tessuti biologici: sull'uomo produce l'irritazione delle mucose respiratorie e degli occhi che scompare se l'esposizione non è troppo intensa e prolungata. I danni diretti si manifestano, per?, a concentrazioni elevate; più pericolosi sono i danni indiretti a cui sono esposti soprattutto alcune categorie (bambini, anziani, cardiopatici).
Già ai livelli di attenzione è, quindi, consigliabile, soprattutto per le persone più "sensibili", di limitare l'esposizione evitando di svolgere attività che comportino l'aumento dell'intensità respiratoria (ad esempio le attività sportive o comunque faticose); in particolare nelle ore di maggiore concentrazioni di inquinanti che sono quelle comprese tra le 13 e le 19.


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GLI STRANIERI DI MODENA CI GIUDICANO:
PROMOSSI LAVORO E SINDACATO,
MA L’INTEGRAZIONE STENTA


? sul posto di lavoro e nel sindacato che gli immigrati si sentono un po’ più modenesi e un po’ meno stranieri. Fuori dal lavoro, invece, aumentano i problemi, soprattutto a causa delle difficoltà a trovare una casa, per la burocrazia di alcune istituzioni e per una certa intolleranza dei modenesi.
Sono i risultati più rilevanti della ricerca sugli stranieri nella nostra provincia realizzata dalla CISL e dall’ANOLF (l’associazione stranieri della CISL) di Modena.
L’indagine – la terza di questo tipo dopo quelle condotte nel 1998 e nel 2000 - ha coinvolto 656 cittadini stranieri provenienti da 23 paesi diversi, un campione sufficientemente rappresentativo dei circa 32 mila immigrati che vivono a Modena e provincia.
Agli intervistati è stato chiesto, attraverso un questionario, la loro opinione su lavoro, sindacato e integrazione. La stragrande maggioranza di essi lavora come operaio, è discretamente soddisfatto del proprio lavoro e ha rapporti molto buoni con i propri colleghi. Il 40 per cento ha un impiego a tempo indeterminato, ma sono in aumento tempo determinato e lavoro interinale. L’80 per cento è iscritto al sindacato, e comunque oltre la metà degli intervistati giudica molto utile l’appartenenza al sindacato, anche se non è ancora iscritto.
Il lavoro è unanimemente individuato come il luogo privilegiato per creare integrazione tra italiani e stranieri; è sul posto di lavoro che le diverse culture si incontrano e si conoscono, nascono le amicizie tra modenesi e immigrati. Nel tempo libero, invece, non c’è spazio per momenti di incontro interetnici; infatti, tendenzialmente gli stranieri frequentano familiari, parenti, connazionali e praticano attività religiose. Hanno paura di non essere accettati dalla popolazione modenese, un timore giustificato dalla percezione (lo pensa l’80 per cento degli intervistati) che i modenesi siano poco tolleranti. Nonostante ci?, due terzi degli immigrati intervistati (con tendenza all’aumento) ha intenzione di stabilirsi definitivamente in Italia e afferma che appena possibile (dopo dieci anni di residenza in Italia) chiederà la cittadinanza italiana nella speranza di avere maggiori diritti e tutele.
«Noi pensiamo che si debbano valorizzare le persone, i gruppi e le associazioni, come il sindacato che, per loro natura, sono ai confini delle varie comunità – dice Andrea Cicogni, curatore della ricerca e responsabile dell’Ufficio stranieri della CISL di Modena - C’è bisogno di sostenere questi “saltatori di muri e costruttori di ponti” affinché diventino “traditori della compattezza etnica”, con i piedi ben saldi nelle proprie radici per essere credibili, ma aperti all’altro».
Dall’indagine CISL emerge che le tre esigenze più importanti degli stranieri che vivono a Modena sono, nell’ordine: trovare/cambiare lavoro, trovare/cambiare casa, mantenere la famiglia.
Trovare casa è molto difficile. Il 38 per cento degli intervistati è contitolare di contratto di affitto con amici e conoscenti (non con la famiglia) e la casa in proprietà rimane ancora un sogno (ce l’ha solo il 2 per cento). Il 90 per cento degli stranieri ritiene che la “questione casa” sia assai problematica per la scarsa offerta di alloggi e per i prezzi elevati degli affitti.
«Che fine hanno fatto le agenzie per la casa promesse negli anni scorsi dai Comuni»?, chiede Pietro Pifferi, componente della segreteria provinciale della CISL.
Per quanto riguarda il lavoro, invece, la maggioranza gli immigrati ritiene che in provincia di Modena ci siano sostanzialmente buone opportunità occupazionali e, di conseguenza, pensa che sia possibile arrivare ad avere un discreto tenore di vita.
Infine, il voto alla burocrazia degli uffici pubblici modenesi. Gli stranieri giudicano positivamente o abbastanza positivamente i servizi offerti dai Comuni e dall’AUSL. Giudizio del tutto negativo, invece, sui servizi di Questura e Commissariati, che risentono probabilmente della cronica carenza di organici. «Una volta presentata la domanda occorrono tre anni per ottenere la cittadinanza italiana, quattro mesi per la carta di soggiorno e oltre due mesi per il permesso di soggiorno. Sono tempi d’attesa lunghissimi, che non favoriscono di certo – conclude Pifferi – l’integrazione degli immigrati nella società modenese e italiana».


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====== MONDO ======



NESSUNA SCORCIATOIA
PER UNA SICUREZZA AUTENTICA.

IL RAPPORTO ANNUALE 2003
DI AMNESTY INTERNATIONAL RACCONTA
LA SOFFERENZA DIETRO I RIFLETTORI



“In ogni parte del mondo la gente e’ piu’ insicura oggi di quanto lo sia mai stata dalla
fine della Guerra Fredda” ­ ha dichiarato oggi Irene Khan, Segretaria Generale di
Amnesty International, presentando il Rapporto Annuale dell’organizzazione per i
diritti umani.
“Nell’ultimo anno la guerra in Iraq ha dominato l’agenda internazionale, ma lontano
dagli occhi del mondo una miriade di conflitti dimenticati ha causato alti costi in
termini di diritti umani e vite umane, in luoghi assai diversi tra loro come Costa
d’Avorio, Colombia, Burundi, Cecenia e Nepal” ­ ha aggiunto Irene Khan. “Quello che
accade in Iraq e in Israele e nei Territori Occupati fa notizia, al contrario di cio’ che
succede nella zona di Ituri, nella Repubblica Democratica del Congo, nonostante
l’imminente minaccia di un genocidio. Spostare l’attenzione sulle crisi nascoste,
proteggere i diritti delle vittime dimenticate e’ la piu’ grande sfida che abbiamo davanti
a noi”.
I governi di ogni parte del mondo spendono miliardi per rafforzare la sicurezza
nazionale e la “guerra al terrore”, ma per milioni di persone la vera fonte di
insicurezza e’ rappresentata da sistemi politici e giudiziari corrotti e inefficaci, dalla
brutale repressione del dissenso politico, da gravi forme di discriminazione e
ineguaglianza sociale, dall’estrema poverta’ e dalla diffusione di malattie prevenibili.
“In Iraq e’ stata fatta una guerra a causa della sospetta presenza di armi di
distruzione di massa. Ma nulla e’ stato fatto per fermare il ben documentato afflusso
di armi che alimenta i conflitti e causa massicci abusi dei diritti umani in molte regioni
del mondo” ­ ha denunciato la Segretaria Generale di Amnesty International.
A oltre diciotto mesi dalla fine della guerra in Afghanistan, milioni di afgani - compresi
i rifugiati che rientrano nel paese - affrontano un futuro incerto e insicuro: “Vi e’ il
rischio che l’Iraq segua la stessa strada dell’Afghanistan, se non verranno fatti sforzi
sinceri per esaudire le richieste degli iracheni: legge, ordine e pieno rispetto dei diritti
umani”.
In un periodo segnato da una piu’ elevata insicurezza, i governi hanno scelto di
ignorare e indebolire il sistema di sicurezza collettiva che e’ rappresentato dal primato
del diritto internazionale. Mentre affermano di portare giustizia alle vittime in Iraq, gli
Stati Uniti cercano attivamente di sminuire il ruolo della Corte penale internazionale, il
meccanismo di giustizia universale.
La “guerra al terrore”, lungi dall’aver reso il mondo un posto piu’ sicuro, lo ha
trasformato in un ambiente piu’ pericoloso limitando i diritti umani, indebolendo il
primato del diritto internazionale e sottraendo l’operato dei governi al controllo
dell’opinione pubblica. Essa ha acuito le divisioni tra popoli di diverse fedi e origini,
seminando il terreno per nuovi conflitti. La conseguenza generale di tutto questo e’ la
paura: paura autentica, tra i ricchi come tra i poveri.
“E’ fondamentale resistere alla manipolazione della paura e mettere in discussione
l’obiettivo ristretto di un’agenda impostata sulla sicurezza. La definizione di sicurezza
dev’essere ampliata fino a comprendere quella dei popoli accanto a quella degli stati.
Questo richiede un impegno per i diritti umani. Questo significa riconoscere che
l’insicurezza e la violenza possono essere contrastate piu’ efficacemente da politiche
che rispettino, anziche’ violare, i diritti umani” ­ ha concluso Irene Khan.


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Dietro le luci dei riflettori, i conflitti, l’insicurezza e la violenza continuano ad affliggere
milioni di persone in Africa. Nella Repubblica Democratica del Congo, la situazione
dei diritti umani resta raccapricciante, con costanti combattimenti e attacchi contro i
civili, soprattutto nell’est del paese. Anche nella regione dei Grandi Laghi, coloro che
commettono abusi dei diritti umani seguitano a rimanere impuniti. In Burundi, le forze
governative si rendono responsabili di esecuzioni extragiudiziali, “sparizioni”, torture
ed altre gravi violazioni e i gruppi armati, a loro volta, commettono uccisioni illegali,
mutilazioni e rapimenti di civili nel perseguimento dei propri obiettivi politici. Le parti in
conflitto in Burundi proseguono a reclutare, a volte con la forza, bambini soldato.
Sebbene la crisi dei diritti umani in Israele e nei Territori Occupati sia tra le questioni
piu’ discusse, e’ quella meno affrontata concretamente dalla comunita’ internazionale.
In Colombia, le misure di sicurezza emanate dal nuovo governo hanno esacerbato la
spirale di violenza politica. La rottura dei colloqui di pace a febbraio tra il governo e le
Forze armate rivoluzionarie di Colombia, il principale gruppo armato di opposizione
del paese, ha peggiorato la crisi dei diritti umani.


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Le campagne condotte da Amnesty International nel corso del 2002 hanno dato
diversi risultati positivi come la scarcerazione di prigionieri di coscienza (tra cui il
giornalista russo Grigory Pasko) e i passi avanti verso la giustizia in Sierra Leone,
con l’istituzione di un tribunale speciale che si occupera’ dei crimini commessi in
questo paese, e verso la giustizia mondiale, con l’entrata in funzione della Corte
penale internazionale.


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