Modenapiù
Una Città e il Mondo: politica, cultura, economia, società a cura di Roberto Gazzotti.
sabato, marzo 26, 2005
LE ARMI UCCIDONO UNA PERSONA AL MINUTO
ANCHE IN ITALIA LA CAMPAGNA 'CONTROL ARMS' DI AMNESTY INTERNATIONAL, OXFAM E IANSA
«Nel mondo in cui viviamo, sono in circolazione quasi 700 milioni di armi e altri otto milioni vengono prodotte ogni anno. Ci sono aziende che le fabbricano, intermediari che le mettono in commercio, governi e privati che le acquistano e le vendono, persone che le utilizzano. E, in fondo a questa catena, le persone che ne muoiono, una al minuto» ha dichiarato Marco Bertotto, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International, presentando la campagna Control Arms. Obiettivo della campagna, promossa a livello mondiale insieme a Oxfam e Iansa (Rete internazionale di azione sulle armi leggere) e che in Italia + patrocinata dal Segretariato sociale della Rai, è l'adozione, entro il 2006, di un trattato sul commercio delle armi.
«In questo stesso mondo, con queste stesse armi, ogni anno almeno 500.000 esseri umani vengono ammazzati, 300.000 bambini soldato sono costretti a imbracciarle e usarle in guerra come se fossero giocattoli, decine di conflitti vengono sostenuti e alimentati dal traffico incontrollato dei prodotti dell'industria militare» ha denunciato Bertotto. «Milioni di persone pagano a caro prezzo le scelte sbagliate dei rispettivi governi, che preferiscono investire risorse e ingigantire il loro debito estero nella corsa agli armamenti piuttosto che sostenere programmi virtuosi, e spesso meno costosi, di sviluppo economico e lotta alla povertà».
Secondo Amnesty International, uscire da questo cortocircuito non è impossibile, ma richiede una mobilitazione costante e coordinata da parte di tutti. Le soluzioni concrete esistono e sono da tempo alla portata dei governi e della comunità internazionale: rafforzare i meccanismi di controllo nazionali, regionali e a livello globale sui trasferimenti irresponsabili di armi ed attrezzature militari, di sicurezza e di polizia; impedirne in ogni caso il commercio verso paesi in stato di conflitto o responsabili di gravi violazioni dei diritti umani; adottare quanto prima un sistema globale di identificazione e tracciatura che consenta di risalire ai paesi che gestiscono la produzione e l'intermediazione illecita di armi.
«Nel mondo in cui viviamo, sono in circolazione quasi 700 milioni di armi e altri otto milioni vengono prodotte ogni anno. Ci sono aziende che le fabbricano, intermediari che le mettono in commercio, governi e privati che le acquistano e le vendono, persone che le utilizzano. E, in fondo a questa catena, le persone che ne muoiono, una al minuto» ha dichiarato Marco Bertotto, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International, presentando la campagna Control Arms. Obiettivo della campagna, promossa a livello mondiale insieme a Oxfam e Iansa (Rete internazionale di azione sulle armi leggere) e che in Italia + patrocinata dal Segretariato sociale della Rai, è l'adozione, entro il 2006, di un trattato sul commercio delle armi.
«In questo stesso mondo, con queste stesse armi, ogni anno almeno 500.000 esseri umani vengono ammazzati, 300.000 bambini soldato sono costretti a imbracciarle e usarle in guerra come se fossero giocattoli, decine di conflitti vengono sostenuti e alimentati dal traffico incontrollato dei prodotti dell'industria militare» ha denunciato Bertotto. «Milioni di persone pagano a caro prezzo le scelte sbagliate dei rispettivi governi, che preferiscono investire risorse e ingigantire il loro debito estero nella corsa agli armamenti piuttosto che sostenere programmi virtuosi, e spesso meno costosi, di sviluppo economico e lotta alla povertà».
Secondo Amnesty International, uscire da questo cortocircuito non è impossibile, ma richiede una mobilitazione costante e coordinata da parte di tutti. Le soluzioni concrete esistono e sono da tempo alla portata dei governi e della comunità internazionale: rafforzare i meccanismi di controllo nazionali, regionali e a livello globale sui trasferimenti irresponsabili di armi ed attrezzature militari, di sicurezza e di polizia; impedirne in ogni caso il commercio verso paesi in stato di conflitto o responsabili di gravi violazioni dei diritti umani; adottare quanto prima un sistema globale di identificazione e tracciatura che consenta di risalire ai paesi che gestiscono la produzione e l'intermediazione illecita di armi.
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