venerdì, febbraio 14, 2003

SAN VALENTINO
AMNESTY INTERNATIONAL RICORDA
CHE I DIAMANTI
COSTANO SANGUE



L’anno scorso la Sierra Leone, quest’anno la Repubblica Democratica del Congo: in
occasione della ricorrenza di San Valentino, Amnesty International ricorda che il vero
costo dei diamanti rimangono le uccisioni, i ferimenti, l’impunita’, i conflitti armati di cui
fanno le spese centinaia di migliaia di civili..
Il movimento per i diritti umani segnala in particolare il caso della Repubblica
Democratica del Congo. “Il sangue scorre ogni giorno nelle zone diamantifere di
Mbuji-Mayi e la comunita’ internazionale gira la testa dall’altra parte per non vedere,
per non intervenire” ­ ha dichiarato Umberto Musumeci, responsabile del
coordinamento diritti economici e sociali della Sezione Italiana di Amnesty
International.
Nello scorso ottobre, una delegazione di Amnesty International ha potuto visitare la
zona di Mbuji-Mayi, verificando l’esistenza di gravissime violazioni dei diritti umani,
soprattutto ai danni di minatori illegali, in cerca di qualche piccola pietra con cui
risolvere il problema della loro assoluta poverta’. Queste persone vengono uccise
oppure, nei casi piu’ fortunati, gettate senza alcuna accusa ne’ condanna in prigioni
affollate e fatiscenti.
“La Repubblica Democratica del Congo possiede immense ricchezze naturali che ne
potrebbero fare un paese ricco e felice” ­ ha affermato Musumeci. “Cio’ nonostante, il
paese e’ in coda alla classifica mondiale dello sviluppo umano. I responsabili di
questa situazione ora gestiscono anche il commercio dei diamanti”.
Cio’ che accade nella zona diamantifera di Mbuji-Mayi e’ sintomatico: le istituzioni
governative e giudiziarie sono inadeguate, corrotte e inefficienti, e cio’ rende piu’
facile l’appropriazione delle ricchezze del paese a spese dello sviluppo economico e
sociale collettivo. Le peggiori violazioni dei diritti umani, commesse in questo clima di
illegalita’ da forze di sicurezza spesso assoldate nello Zimbabwe, sono coperte da un
clima generale di impunita’.
Amnesty International si appella alla comunita’ internazionale, all’industria della
gioielleria, alla MIBA ­ la compagnia mineraria della Repubblica Democratica del
Congo - e ai consumatori, perche’ vengano tutelati i diritti umani cosi’ gravemente e
palesemente violati.
L’organizzazione per i diritti umani chiede in particolare che sia bloccato il commercio
dei diamanti illegali attraverso l’applicazione rigorosa del Procedimento Kimberley, il
sistema di certificazione per i diamanti grezzi entrato in vigore il 1° febbraio scorso,
ma che va tuttavia integrato - pena la sua inefficacia - da altre norme che richiedano
controlli severi, la trasparenza e l’uniformita’ delle statistiche.
L’accordo prevede che i paesi firmatari sottopongano la produzione, l’importazione e
l’esportazione di diamanti grezzi ad un controllo basato su appositi certificati di
origine che permettano di riconoscere e rintracciare la localita’ di estrazione. La
maggior parte dei paesi firmatari (soprattutto i piu’ forti produttori ed i maggiori
acquirenti) ha dichiarato di essere pronta ad applicare la nuova regolamentazione,
ma non si conosce ancora la posizione di Cipro, Giappone, Malta, Thailandia,
Ucraina. Inoltre, il corretto funzionamento di questo sistema dovrebbe eliminare le
triangolazioni finora avvenute con il coinvolgimento di svariati paesi africani e
chiudere cosi’ degli importanti canali di smistamento dei diamanti provenienti da
estrazione illegale.
“Un diamante, anche piccolo, deve restare un pegno d’amore e non puo’ essere il
frutto di sofferenze inimmaginabili. Chi lo compra, chi lo commercia, dovrebbe
assicurarsi della sua provenienza e della legittimita’ della sua estrazione e del suo
commercio in tutto il mondo, per non diventare involontariamente un complice.
Soprattutto nel giorno di San Valentino!” ­ ha concluso Musumeci.

Il rapporto di Amnesty International Democratic Republic of Congo: Making a Killing
e’ disponibile presso il sito Internet: www.amnesty.org


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R.C.AUTO:
IL GOVERNO SALVACOMPAGNIE
CAMBIA LE REGOLE SUI RICORSI
E ATTACCA I DIRITTI DEI CONSUMATORI


E' entrato in vigore ieri il Decreto varato dal Governo che modifica
le competenze dei Giudici di Pace sui contratti "di massa", cioè quei
contratti predisposti su formulari e moduli prestampati, ormai di
larghissima diffusione ed utilizzati dal "contraente forte" per proporre
prodotti e servizi quali i telefoni, trasporti, banche, luce, acqua, gas,
ecc. La motivazione addotta dal Governo è la presunta necessità di
uniformare i giudizi emessi dai Giudici di Pace, spesso difformi fra loro,
in modo da renderli univoci rispetto alla grande quantità di contratti
simili tra loro.
In realtà, i tempi scelti dal Governo stanno ad indicare la volontà di
colpire milioni di cittadini, e fra questi molti modenesi, che avevano
fatto riferimento ai Giudici di Pace per ottenere giustizia rispetto a
quanto indebitamente versato alle compagnie assicuratrici nel periodo
1995/2000 per effetto del "cartello" costituito dalla quasi totalità delle
stesse compagnie cosi come accertato e giudicato in ordine cronologico
dall'Antitrust, dal TAR del Lazio, dal Consiglio di Stato e dal recente
intervento della Cassazione.
Il Governo, con un atto inopportuno ed illegittimo, è intervenuto per
dare una grossa mano alle compagnie nel momento in cui l'azione delle
associazioni dei consumatori e dei cittadini le aveva obbligate a discutere
degli inammissibili aumenti, 94,65% negli ultimi sei anni, a fronte di
un'inflazione non superiore al 14,45%.
Dopo l'intervento governativo, i cittadini si trovano di fronte ad un
percorso giudiziario più complesso e costoso, dall'esito finale più
incerto. Di certo permette alle compagnie di ricorrere più facilmente in
tribunale, mentre prima potevano ricorrere solo in Cassazione, la quale
comunque, non entrava nel merito della decisione, ma si limitava a
valutarne la liceità.
Di fronte allo stravolgimento delle regole del confronto in "corso
d'opera", le scriventi associazioni dei consumatori intendono promuovere
una serie di iniziative tendenti a neutralizzare gli attacchi ai diritti
dei consumatori. In particolare nell'immediato si propone:
1. Nei procedimenti avviati davanti ai Giudici di Pace impugnare
immediatamente il Decreto "salvacompagnie" per palese incostituzionalità
davanti alla Corte Costituzionale e alla Corte Europea dei diritti
dell'uomo.
2. Promuovere incontri di sensibilizzazione nei confronti dei
parlamentari modenesi di tutti gli schieramenti politici, chiedendo loro di
non votare questa legge-truffa evitando cosi di trasformare in legge il
decreto o quantomeno di modificarlo radicalmente.
3. Volantinaggi e presidi di protesta. Invio di e-mail e fax di
sdegno alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministri delle Attività
Produttive e Giustizia, Gruppi Parlamentari, ANIA e ISVAP.
4. Incentivare al massimo le richieste di rimborso a mezzo
raccomandata da inviare alle compagnie assicuratrici, per dimostrare con
forza la volontà di difendere i propri diritti e creare le condizioni per
una soluzione negoziata a livello nazionale

Federconsumatori, Adiconsum,
Movimento Consumatori



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