mercoledì, febbraio 05, 2003


====== MONDO ======


CORTE PENALE INTERNAZIONALE, APPELLO DI AMNESTY INTERNATIONAL:
I CITTADINI DEGLI STATI UNITI NON DEVONO OTTENERE L’IMPUNITA’ PER
GENOCIDIO, CRIMINI CONTRO L’UMANITA’ E CRIMINI DI GUERRA



‘A nessuno deve essere garantita l’impunita’ per i peggiori crimini conosciuti
dall’umanita’’, ha dichiarato Amnesty International, presentando una petizione a
tutti i governi per chiedere che non firmino alcun ‘accordo dell’impunita’’ con gli Stati
Uniti d’America.
La petizione, sottoscritta da 84.598 persone in tutto il mondo, e’ stata lanciata nel
settembre scorso in risposta alla campagna lanciata dagli Usa contro la Corte penale
internazionale. Le firme raccolte sono state consegnate alle Ambasciate di tutti i
paesi aventi rappresentanza diplomatica a Londra. In Italia, alla petizione hanno
aderito 6119 firmatari.
Gli Stati Uniti stanno chiedendo a tutti i paesi di sottoscrivere accordi per garantire ai
cittadini americani l’impunita’ davanti alla Corte penale internazionale. In molti casi, gli
Usa hanno minacciato di interrompere il sostegno militare o altro tipo di assistenza
agli Stati che rifiuteranno gli ‘accordi dell’impunita’’.
‘Si tratta di ‘accordi dell’impunita’’ ­ ha affermato Marco Bertotto, presidente della
Sezione Italiana di Amnesty International ­ ‘perche’ gli Stati firmatari violerebbero i
loro obblighi, stabiliti dal diritto internazionale, di portare davanti alla giustizia persone
accusate di aver commesso i crimini particolarmente gravi previsti dallo Statuto di
Roma. La legislazione americana, infatti, non contempla tutti questi crimini. Inoltre gli
‘accordi dell’impunita’’ non includono alcun obbligo per gli Stati Uniti di sottoporli a
inchiesta e perseguirli o di estradare le persone sospettate di averli commessi in altri
paesi che possano e intendano farlo o di consegnarli alla Corte penale
internazionale’.
‘I timori degli Stati Uniti che la Corte penale internazionale possa diventare uno
strumento per la persecuzione politica dei propri cittadini sono infondati’ - ha aggiunto
Bertotto. ‘In realta’, lo Statuto di Roma contiene importanti salvaguardie e garanzie di
processi equi, tali da assicurare che una situazione del genere non si possa
verificare’.


Ulteriori informazioni


Lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale, ratificato finora da 87 paesi, e’
entrato in vigore il 1° luglio 2002. La Corte dovrebbe iniziare ad operare entro il 2003.
Le elezioni dei 18 giudici della Corte avranno luogo tra il 3 e il 7 febbraio 2003 presso
le Nazioni Unite a New York.
Il 29 gennaio 2003 18 Stati (Afghanistan, El Salvador, Gambia, Gibuti, Honduras,
India, Israele, Isole Marshall, Mauritania, Micronesia, Nepal, Palau, Repubblica
Dominicana Romania, Sri Lanka, Tagikistan, Timor Est e Uzbekistan) hanno firmato
‘accordi dell’impunita’’. Nessuno di essi li ha ratificati. Amnesty International,
nell’ambito della Coalizione per la Corte penale internazionale di cui fa parte insieme
ad altre 1.000 organizzazioni in tutto il mondo, ha lanciato una campagna affinche’ i
parlamenti di questi paesi non ratifichino gli accordi.
Amnesty International ha pubblicato due documenti, disponibili presso il sito Internet
www.amnesty.org, che illustrano le motivazioni per le quali gli accordi di impunita’
degli Stati Uniti sono contrari al diritto internazionale:
- International Criminal Court: US efforts to obtain impunity for genocide, crimes
against humanity and war crimes (AI Index: IOR 40/023/2002)
- International Criminal Court: The need for the European Union to take more
significant steps to prevent members from signing US impunity agreements (AI Index:
IOR 40/030/2002)

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====== MODENA ======


MOBILITA' IN CITTA', OLTRE 700 MILA SPOSTAMENTI AL GIORNO

I dati degli ultimi rilevamenti finalizzati a completare il dossier sul progetto di metrò modenese. Gallerani: "Ora tocca al ministero fare la sua parte"

Oltre 700 mila spostamenti al giorno complessivi, di cui 585 mila che avvengono usando l'automobile. Sono queste le stime che emergono dal documento finale, consegnato nei giorni scorsi all'Amministrazione comunale dall'ingegner Franco Righetti, che costituisce la base dati, aggiornata al 2002, sulla mobilità automobilistica privata e sulla mobilità pubblica. Le elaborazioni illustrate costituiscono le risultanze delle indagini sui flussi di traffico e sui passeggeri della rete di trasporto urbana ATCM condotte nello scorso mese di novembre.
Le origini e le destinazioni degli spostamenti in auto sono state verificate su un campione di automobilisti in transito in corrispondenza di tre cordoni concentrici che muovono dai confini comunali sino al centro della città.
La distribuzione dei passeggeri del sistema di trasporto collettivo è stata invece ottenuta registrando su ciascuna delle 19 linee urbane le fermate di salita e quelle di discesa degli utenti.
Le nuove informazioni rese disponibili consentono di definire la distribuzione attuale della mobilità urbana: sono circa 700.000 - 720.000 i movimenti che quotidianamente, con tutti i mezzi di trasporto e per tutte le motivazioni, interessano il territorio comunale. Di questi:
· circa 360.000 spostamenti avvengono in autovettura internamente ai confini comunali;
· circa 225.000 costituiscono i movimenti di scambio bidirezionale, sempre in autovettura, tra le aree esterne e territorio comunale;
· circa 35.000 spostamenti vengono compiuti sulla rete di trasporto collettivo urbano ATCM internamente ai confini comunali;
· circa 15.000 sono effettuati sulla rete di trasporto collettivo extrurbano ATCM come scambio bidirezionale tra le aree esterne e la città;
· circa 10.000 spostamenti risultano polarizzati sulla stazione FS;
· circa 42.000 spostamenti vengono effettuati a piedi, 20.000 in bicicletta e 20.000 in ciclomotore.
"L'amministrazione comunale - spiega l'assessore alle politiche per la mobilità Nerino Gallerani - con questa rilevazione di dati, ha così completato la propria documentazione che sarà necessaria ai promotori per l'elaborazione del progetto preliminare di sistema di trasporto rapido in sede fissa, cioè di metropolitana leggera. Tale intervento deve ora essere inserito nell'elenco delle opere strategiche sull'apposito sito ministeriale. L'auspicio è che il governo faccia celermente la propria parte, pubblicando l'invito ai promotori ad avanzare proposte di progetto, rispettando annunci e promesse che indicavano l'intervento modenese una priorità. Ciò in coerenza con la scelta del Comune di dare alla città un sistema di trasporto moderno e capace, puntando su una modalità che coinvolga i soggetti privati nella progettazione esecutiva e nella gestione".
E' da ricordare che la pubblicazione del progetto modenese sul sito ministeriale avvierà di fatto l'iter che consentirà ai soggetti interessati di concorrere per la realizzazione di tale progetto.
I dati sulla mobilità contenuti nel documento indicato saranno anche utilizzati dall'ufficio traffico del Comune per la sua attività di pianificazione, per la redazione del Piano urbano della mobilità.


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QUANDO MODENA ERA "BEAT"

Rivivono in un libro gli anni Sessanta e il Bar Grande Italia, dove si incontravano Francesco Guccini e Bonvi, Dodo Veroli e Pier Farri, Tony Verona e Carlo Savigni

Un brivido di chitarre e batterie, di occhi truccati con la matita e di minigonne, di capelli lunghi e di pantaloni a tubo. Il cuore era a Londra, o a Liverpool, il resto - tutto il resto - a Modena, in quel Bar Grande Italia che negli anni Sessanta era il punto di riferimento o, come direbbe Guccini, la "préda ringadora", di studenti turbolenti e di giovani creativi.
C'erano Roman Rock, Gianni Borelli, i Monelli, i Gatti, i Giovani Leoni. E in un attimo le carte si mescolarono e spuntarono l'Equipe 84, i Nomadi, i Marines di Johnny e le Gatte di Ambra, alchimie concepite con l'apporto di altri avventori del Bar: Dodo Veroli e Pier Farri, Tony Verona e Francesco Guccini, Bonvi e Carlo Savigni.
Quegli anni rivivono ora nelle 128 pagine del volume "Seduto in quel caffè: fotocronache dell'era beat", che a cura di Massimo Masini raccoglie fotografie di Carlo Savigni, Franco Vaccari e Oscar Goldoni e testi di Edmondo Berselli, Giò Barbieri, Franco Fini Storchi, Francesco Guccini, Maria Roberta Olivieri, Carlo Savigni, Franco Tedeschi e Franco Vaccari. Realizzato in collaborazione con Sottomarino Gialloblu e con il contributo degli assessorati alla Cultura e agli Interventi economici del Comune e della società di promozione del centro storico Modena Amore Mio, il libro è pubblicato dalle Raccolte fotografiche modenesi Giuseppe Panini ed è in vendita a 25 euro.
"Eravamo appena usciti dalla convenzione del melodico moderno di Gianni Morandi e dai sussurri e le grida di Rita Pavone, dal ballo del mattone, dal pullover, dal barattolo, dal cane di pezza, da giovane-giovane-giovane, dal cha-cha-cha: e davvero la deflagrazione mondiale di 'Please Please Me' aveva scompigliato le nebbie della provincia", ricorda Edmondo Berselli. "Era decollata un'altra epoca, e la capitale del mondo riconosciuto era ovviamente Londra con le sue cavern. La modernità era un brivido di chitarre e batterie: c'era in giro un'eccitazione mai sentita prima".
Era venuto il momento in cui si potevano indossare "le giacchettine striminzite, i pantaloni a tubo, i berrettini, le camicie eccentriche, e farsi crescere moderatamente o smodatamente i capelli, e comprare religiosamente ogni settimana Ciao Amici o Giovani". I segni di una disinvoltura nuova.
"Quando il nostro gruppo (allora si diceva la compagnia) cominciò ad occupare uno spicchio di quel territorio, alla fine dei '50, quel bar presentava parecchi vantaggi", ricorda Franco Tedeschi: "era talmente vasto che potevamo posizionarci ai margini senza essere costretti a consumare; ci si poteva scindere in sottogruppi secondo gli affetti del momento; era una comoda sosta fra una 'vasca' e l'altra o, verso le 12 e 30, al ritorno da scuola; c'era un gran passeggio di ragazze, da lì si vedeva quasi tutto e, soprattutto, ci si faceva vedere".
I giovani avventori del Grande Italia leggono Steinbeck, Salinger, Camus, Kafka, Orwell, ma anche fumetti, fantascienza, Wodehouse e un po' di poesia: Pavese, Lorca, Ungaretti, Dylan Thomas e, più tardi, Corso e Ginsberg. Amano anche la prosa e il cabaret, vanno a Municipale e allo Storchi per vedere Glauco Mauri e la Moriconi, Romolo Valli e Alberto Lionello, Lina Volonghi e Franco Parenti, gli spettacoli di Strehler, Visconti, Dario Fo, di Paolo Poli. Ma la vera passione è la musica, soprattutto il pop americano e i suoi territori adiacenti.
Il più autorevole del gruppo è Francesco Guccini, poeta e scrittore in erba, ma soprattutto grande animatore di gruppi musicali dilettanti che spaziano dal repertorio di Modugno e Buscaglione al rock&roll. Con Alfio Cantarella e Victor Sogliani, Guccini suona con successo alle terme di Salvarola con "I Gatti". Poi parte per il servizio militare e viene sostituito da Maurizio Vandelli. Con l'arrivo di Franco Ceccarelli, sul finire del 1963 i ragazzi si ribattezzano "Equipe 84" e, in pochissimo tempo, complice l'onda d'urto Beat proveniente d'oltremanica, raggiungono la celebrità.
"Il gruppo (allora però si diceva 'complesso') ottenne in poco tempo un successo incredibile", ricorda Carlo Savigni. "Io cominciai a seguirli ovunque: nei concerti, nella villa di Via Bodoni a Milano dove erano andati a stare e, per un intero mese al mare, a San Felice Circeo". Scattava foto a centinaia, che venivano pubblicate su spartiti, giornali copertine di dischi.
La cronologia che Masini ha ricostruito si arresta annunciando il 1967: un po' perché la preziosa ed esclusiva documentazione fotografica di Carlo Savigni si arresta improvvisamente; ma soprattutto perché dall'anno seguente il Beat, che ha raggiunto l'apice, si trasforma. "D'ora in poi ci chiameremo Hippies, o Figli dei Fiori".
Già nel maggio '68 si partiva dal Bar Italia alla volta della storica "Liberté de Parole", manifestazione dell'avanguardia artistica che si svolgeva al Colombier di Parigi, "mentre gli artisti stranieri che facevano tappa nella Modena del Grand'Italia - racconta Giò Barbieri - si sentivano a casa propria: stesse idee, musica, argomenti, interessi e aspirazioni, tanto da sentir definire la nostra città una piccola Londra".
Prima del giro di boa, il Beat modenese nel 1967 snocciola "Dio è morto", la discesa in campo di Guccini e "29 settembre"."La musica leggera - spiega Masini - corre ora verso un orizzonte d'impegno sessantottino, oppure d'individualismo intimista 'mogolbattistiano'. Quando avrà voglia d'impegnarsi, ovviamente. In un'Italia che musicalmente s'è finalmente desta grazie anche al Grand'Italia, restandosene comodamente 'seduto in quel caffè' il Beat si congeda".
I miti degli anni Sessanta si materializzano nel megaconcerto di Woodstock. "L'onda d'urto dell'evento - ricorda Franco Vaccari - fece diverse volte il giro del pianeta ed al suo passaggio sull'Europa produsse il Pop Festival dell'Isola di Wight. In agosto partii anch'io col sacco a pelo d'ordinanza per partecipare al grande rito collettivo. Non immaginavo, allora, che quell'esperienza non sarebbe stata mai più possibile".


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