Modenapiù
Una Città e il Mondo: politica, cultura, economia, società a cura di Roberto Gazzotti.
venerdì, maggio 13, 2005
GUANTANAMO E OLTRE: UN RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL
Amnesty International ha pubblicato oggi un nuovo rapporto sulle detenzioni praticate dagli Usa nel contesto della 'guerra al terrore'. Nel rapporto, intitolato Guantánamo e oltre: la continua ricerca di un potere esecutivo senza freni, l'organizzazione per i diritti umani denuncia come l'ipocrisia, la predominante mentalità bellica e il rifiuto di aderire agli standard internazionali continuino a caratterizzare l'approccio dell'amministrazione Usa alla questione delle detenzioni nel contesto della 'guerra al terrore'.
Un anno dopo lo scandalo di Abu Ghraib, le condizioni che permettono il verificarsi di maltrattamenti e torture nei confronti dei detenuti in custodia degli Usa rimangono inalterate. Mentre il governo di Washington porta avanti un esercizio di pubbliche relazioni per convincere il mondo che quanto rivelato dalle foto scattate ad Abu Ghraib è un piccolo problema oramai superato, migliaia di prigionieri nelle mani degli Usa in Iraq, in Afghanistan, a Guantánamo Bay e in altri centri segreti di detenzione rischiano ancora di subire maltrattamenti e torture. La ragione è che gli Usa insistono ad avere un approccio selettivo nei confronti delle norme e degli standard internazionali, a ricorrere alla detenzione segreta e a negare le revisioni giudiziarie, una garanzia fondamentale contro gli arresti arbitrari, le torture e le 'sparizioni'.
È passato oltre un anno da quando la Corte suprema degli Usa stabilì che i tribunali statunitensi erano competenti ad esaminare i ricorsi dei detenuti di Guantánamo Bay. Tuttavia, da allora non un solo prigioniero ha potuto ottenere una revisione giudiziaria della legittimità della propria detenzione. Il rapporto di Amnesty International descrive come gli Usa continuino a tentare di bloccare queste revisioni passo dopo passo o a procrastinarle nel tempo.
Il rapporto contiene inoltre: un'analisi dei 'Tribunali per la revisione dello status di combattente', organi esecutivi che l'amministrazione Usa tenta di convincere un tribunale federale ad accettare al posto della revisione giudiziaria; casi di 'combattenti nemici' detenuti negli Usa; approfondimenti sui trasferimenti segreti e le detenzioni sotto la supervisione di personale statunitense; la descrizione del caso di un cittadino statunitense detenuto in Arabia Saudita per conto degli Usa e di quello di Zacarias Moussaoui, che rischia la pena di morte in quanto indiziato negli attacchi dell'11 settembre, che diedero vita alla 'guerra al terrore'.
Le prove dei maltrattamenti e delle torture ad opera delle forze statunitensi continuano ad aumentare. A oggi, nessun funzionario Usa è stato incriminato ai sensi dell'Atto contro la tortura o dell'Atto sui crimini di guerra. Mentre pochi soldati, per lo più di basso profilo, sono stati processati dalle corti marziali e altri sono stati oggetto di provvedimenti disciplinari, nessun esponente dell'amministrazione Usa è stato sospeso o sottoposto a un'indagine indipendente, nonostante le prove che le violazioni dei diritti umani fossero state autorizzate e che fosse operante una cospirazione ad alto livello per garantire immunità dalle indagini ai funzionari Usa accusati di tortura o crimini di guerra. Il rapporto contiene anche una prima reazione di Amnesty International al rapporto che gli Usa hanno presentato il 6 maggio al Comitato contro la tortura delle Nazioni Unite. L'organizzazione per i diritti umani esamina, infine, le indagini ufficiali condotte sugli abusi e le recenti rivelazioni su decessi in custodia.
Amnesty International continua a chiedere al Congresso Usa di istituire una commissione d'inchiesta indipendente e con pieni poteri sulle politiche e sulle procedure di detenzione e interrogatorio nel contesto della 'guerra al terrore', che riguardi anche il coinvolgimento nei trasferimenti segreti di prigionieri. L'organizzazione per i diritti umani chiede inoltre al Procuratore generale Usa di nominare un Consiglio speciale indipendente dal dipartimento di Giustizia, che conduca un'inchiesta penale su ogni pubblico ufficiale nei confronti del quale vi siano prove di un coinvolgimento in crimini commessi nel contesto della 'guerra al terrore', tra cui 'sparizioni', esecuzioni extragiudiziali, torture e altri trattamenti crudeli, inumani e degradanti.
Un anno dopo lo scandalo di Abu Ghraib, le condizioni che permettono il verificarsi di maltrattamenti e torture nei confronti dei detenuti in custodia degli Usa rimangono inalterate. Mentre il governo di Washington porta avanti un esercizio di pubbliche relazioni per convincere il mondo che quanto rivelato dalle foto scattate ad Abu Ghraib è un piccolo problema oramai superato, migliaia di prigionieri nelle mani degli Usa in Iraq, in Afghanistan, a Guantánamo Bay e in altri centri segreti di detenzione rischiano ancora di subire maltrattamenti e torture. La ragione è che gli Usa insistono ad avere un approccio selettivo nei confronti delle norme e degli standard internazionali, a ricorrere alla detenzione segreta e a negare le revisioni giudiziarie, una garanzia fondamentale contro gli arresti arbitrari, le torture e le 'sparizioni'.
È passato oltre un anno da quando la Corte suprema degli Usa stabilì che i tribunali statunitensi erano competenti ad esaminare i ricorsi dei detenuti di Guantánamo Bay. Tuttavia, da allora non un solo prigioniero ha potuto ottenere una revisione giudiziaria della legittimità della propria detenzione. Il rapporto di Amnesty International descrive come gli Usa continuino a tentare di bloccare queste revisioni passo dopo passo o a procrastinarle nel tempo.
Il rapporto contiene inoltre: un'analisi dei 'Tribunali per la revisione dello status di combattente', organi esecutivi che l'amministrazione Usa tenta di convincere un tribunale federale ad accettare al posto della revisione giudiziaria; casi di 'combattenti nemici' detenuti negli Usa; approfondimenti sui trasferimenti segreti e le detenzioni sotto la supervisione di personale statunitense; la descrizione del caso di un cittadino statunitense detenuto in Arabia Saudita per conto degli Usa e di quello di Zacarias Moussaoui, che rischia la pena di morte in quanto indiziato negli attacchi dell'11 settembre, che diedero vita alla 'guerra al terrore'.
Le prove dei maltrattamenti e delle torture ad opera delle forze statunitensi continuano ad aumentare. A oggi, nessun funzionario Usa è stato incriminato ai sensi dell'Atto contro la tortura o dell'Atto sui crimini di guerra. Mentre pochi soldati, per lo più di basso profilo, sono stati processati dalle corti marziali e altri sono stati oggetto di provvedimenti disciplinari, nessun esponente dell'amministrazione Usa è stato sospeso o sottoposto a un'indagine indipendente, nonostante le prove che le violazioni dei diritti umani fossero state autorizzate e che fosse operante una cospirazione ad alto livello per garantire immunità dalle indagini ai funzionari Usa accusati di tortura o crimini di guerra. Il rapporto contiene anche una prima reazione di Amnesty International al rapporto che gli Usa hanno presentato il 6 maggio al Comitato contro la tortura delle Nazioni Unite. L'organizzazione per i diritti umani esamina, infine, le indagini ufficiali condotte sugli abusi e le recenti rivelazioni su decessi in custodia.
Amnesty International continua a chiedere al Congresso Usa di istituire una commissione d'inchiesta indipendente e con pieni poteri sulle politiche e sulle procedure di detenzione e interrogatorio nel contesto della 'guerra al terrore', che riguardi anche il coinvolgimento nei trasferimenti segreti di prigionieri. L'organizzazione per i diritti umani chiede inoltre al Procuratore generale Usa di nominare un Consiglio speciale indipendente dal dipartimento di Giustizia, che conduca un'inchiesta penale su ogni pubblico ufficiale nei confronti del quale vi siano prove di un coinvolgimento in crimini commessi nel contesto della 'guerra al terrore', tra cui 'sparizioni', esecuzioni extragiudiziali, torture e altri trattamenti crudeli, inumani e degradanti.
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