Modenapiù
Una Città e il Mondo: politica, cultura, economia, società a cura di Roberto Gazzotti.
venerdì, novembre 07, 2003
STOP THE WALL: ISRAELE SMETTA SUBITO LA COSTRUZIONE DEL MURO
AMNESTY, ARCI, ICS, MOVIMONDO, SAVE THE CHILDREN E UISP CHIEDONO
DI FERMARE LA COSTRUZIONE DEL MURO O BARRIERA DI SICUREZZA
Sei associazioni italiane impegnate nei settori della difesa dei diritti
umani, della cooperazione, della solidarieta' internazionale e
dell'intervento umanitario (Amnesty International, Arci, Ics-Consorzio
italiano di solidarieta', Movimondo, Save the Children e Uisp-Unione
italiana sport per tutti) sollecitano la presidenza italiana dell'Unione
Europea a chiedere al governo israeliano di fermare la costruzione del
muro o barriera di sicurezza, avviata il 14 giugno 2002.
L'appello giunge alla vigilia della "Giornata internazionale di azione
contro il muro", indetta per il 9 novembre dalla Stop the Wall campaign.
"Chiediamo al governo israeliano" affermano le sei associazioni in una
dichiarazione congiunta "di interrompere la costruzione del muro o
barriera di sicurezza e di altre strutture permanenti all'interno dei
Territori Occupati, che sono causa diretta di restrizioni della liberta'
di movimento dei palestinesi all'interno degli stessi Territori, della
distruzione o confisca illegale delle loro proprieta' e di ulteriori
violazioni dei loro diritti sociali ed economici".
Le sei associazioni ribadiscono la loro piena condanna nei confronti degli
attacchi dei gruppi armati palestinesi contro la popolazione civile
israeliana e convengono sul diritto inalienabile dello Stato di Israele di
assumere misure "ragionevoli, necessarie e proporzionate" per proteggere
la sicurezza dei suoi cittadini e dei suoi confini.
Il muro o barriera di sicurezza tuttavia - sottolineano le sei
associazioni - non corre lungo la Linea Verde dell'armistizio del 1949 che
determina i confini tra Israele e i Territori occupati nel 1967: la
struttura penetra, in alcuni punti anche per venti chilometri, all'interno
dei Territori Occupati, allo scopo di comprendere numerosi insediamenti di
coloni israeliani. Tali insediamenti sono illegali, sulla base del diritto
internazionale, e dovrebbero essere smantellati.
La prima parte del muro o barriera di sicurezza, da Jenin a Qalqiliya, ha
contribuito significativamente al peggioramento delle condizioni di vita
di almeno 200.000 palestinesi, che devono oltrepassare questa struttura in
determinati posti di blocco, spesso chiusi, per muoversi all'interno dei
Territori Occupati, andare al lavoro, coltivare i campi, vendere i
prodotti, andare a scuola e ricevere cure mediche.
Il muro o barriera di sicurezza ha anche chiuso all'interno di enclave
circa 13.000 palestinesi di una quindicina di villaggi, che ora sono
intrappolati tra la Linea verde e il muro o barriera di sicurezza. La
costruzione del muro o barriera di sicurezza ha significato la distruzione
o la confisca, "per necessita' militari", di ampie porzioni di terreni
agricoli. Inoltre, decine di migliaia di palestinesi sono stati separati
da circa 100.000 dunam di terra (1 dunam = 1000 mq), che ora si trovano a
ovest del muro o barriera di sicurezza.
Amnesty, Arci, Ics, Movimondo, Save the Children e Uisp chiedono inoltre
alla presidenza italiana dell'Unione Europea di premere sulle autorita'
israeliane affinche' sia garantito pieno accesso nei Territori Occupati
alle organizzazioni non governative che da anni sono impegnate, accanto
alla societa' civile israeliana e palestinese, in azioni destinate a
promuovere un futuro di pace, tolleranza, sviluppo e rispetto dei diritti
umani.
DI FERMARE LA COSTRUZIONE DEL MURO O BARRIERA DI SICUREZZA
Sei associazioni italiane impegnate nei settori della difesa dei diritti
umani, della cooperazione, della solidarieta' internazionale e
dell'intervento umanitario (Amnesty International, Arci, Ics-Consorzio
italiano di solidarieta', Movimondo, Save the Children e Uisp-Unione
italiana sport per tutti) sollecitano la presidenza italiana dell'Unione
Europea a chiedere al governo israeliano di fermare la costruzione del
muro o barriera di sicurezza, avviata il 14 giugno 2002.
L'appello giunge alla vigilia della "Giornata internazionale di azione
contro il muro", indetta per il 9 novembre dalla Stop the Wall campaign.
"Chiediamo al governo israeliano" affermano le sei associazioni in una
dichiarazione congiunta "di interrompere la costruzione del muro o
barriera di sicurezza e di altre strutture permanenti all'interno dei
Territori Occupati, che sono causa diretta di restrizioni della liberta'
di movimento dei palestinesi all'interno degli stessi Territori, della
distruzione o confisca illegale delle loro proprieta' e di ulteriori
violazioni dei loro diritti sociali ed economici".
Le sei associazioni ribadiscono la loro piena condanna nei confronti degli
attacchi dei gruppi armati palestinesi contro la popolazione civile
israeliana e convengono sul diritto inalienabile dello Stato di Israele di
assumere misure "ragionevoli, necessarie e proporzionate" per proteggere
la sicurezza dei suoi cittadini e dei suoi confini.
Il muro o barriera di sicurezza tuttavia - sottolineano le sei
associazioni - non corre lungo la Linea Verde dell'armistizio del 1949 che
determina i confini tra Israele e i Territori occupati nel 1967: la
struttura penetra, in alcuni punti anche per venti chilometri, all'interno
dei Territori Occupati, allo scopo di comprendere numerosi insediamenti di
coloni israeliani. Tali insediamenti sono illegali, sulla base del diritto
internazionale, e dovrebbero essere smantellati.
La prima parte del muro o barriera di sicurezza, da Jenin a Qalqiliya, ha
contribuito significativamente al peggioramento delle condizioni di vita
di almeno 200.000 palestinesi, che devono oltrepassare questa struttura in
determinati posti di blocco, spesso chiusi, per muoversi all'interno dei
Territori Occupati, andare al lavoro, coltivare i campi, vendere i
prodotti, andare a scuola e ricevere cure mediche.
Il muro o barriera di sicurezza ha anche chiuso all'interno di enclave
circa 13.000 palestinesi di una quindicina di villaggi, che ora sono
intrappolati tra la Linea verde e il muro o barriera di sicurezza. La
costruzione del muro o barriera di sicurezza ha significato la distruzione
o la confisca, "per necessita' militari", di ampie porzioni di terreni
agricoli. Inoltre, decine di migliaia di palestinesi sono stati separati
da circa 100.000 dunam di terra (1 dunam = 1000 mq), che ora si trovano a
ovest del muro o barriera di sicurezza.
Amnesty, Arci, Ics, Movimondo, Save the Children e Uisp chiedono inoltre
alla presidenza italiana dell'Unione Europea di premere sulle autorita'
israeliane affinche' sia garantito pieno accesso nei Territori Occupati
alle organizzazioni non governative che da anni sono impegnate, accanto
alla societa' civile israeliana e palestinese, in azioni destinate a
promuovere un futuro di pace, tolleranza, sviluppo e rispetto dei diritti
umani.
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