martedì, marzo 25, 2003


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IRAQ: L’AZIONE MILITARE
RISCHIA DI PROVOCARE
UNA CATASTROFE
PER I DIRITTI UMANI E LA POPOLAZIONE CIVILE



All’avvio dell’azione militare contro l’Iraq, Amnesty International ha
chiesto assicurazioni a tutte le parti coinvolte ­ gli USA, i loro alleati
e l’Iraq ­ affinche’ rispettino integralmente le leggi di guerra,
proteggano la popolazione civile e assicurino l’accesso all’assistenza
umanitaria.
“Coloro che hanno lanciato gli attacchi militari devono assumersi le
proprie responsabilita’, nel caso in cui la loro azione provochera’ una
catastrofe umanitaria e dei diritti umani. Temiamo che gli attacchi
militari interromperanno la fornitura dei servizi e dei beni essenziali a
una popolazione che e’ altamente dipendente dall’aiuto governativo,
e possano causare un disastro sul piano umanitario. Essi dovranno
fare ogni sforzo per tutelare i civili e alleviare la loro sofferenza” ­ ha
dichiarato Irene Khan, Segretaria generale di Amnesty International.
“Amnesty International ritiene vi sia il rischio concreto che molti civili,
bambini compresi, possano morire a causa di attacchi indiscriminati
o dell’uso di armi proibite”.
Amnesty International teme inoltre che i tentativi del regime iracheno
di sopprimere le rivolte interne o i regolamenti di conti che
potrebbero seguire al suo crollo, potranno causare massicce
violazioni dei diritti umani.
“E’ essenziale che le Nazioni Unite inizino i preparativi per l’invio in
Iraq di osservatori internazionali sui diritti umani, non appena la
situazione lo permettera’. Il mandato degli osservatori dovrebbe
riguardare le violazioni dei diritti umani commesse da qualunque
autorita’, irachena o straniera, abbia il controllo del territorio”.
Amnesty International chiede agli Stati confinanti e alle autorita’
curde di tenere aperti i confini per accogliere i rifugiati e gli sfollati, e
di consentire pieno e libero accesso alle agenzie internazionali e alle
organizzazioni non governative. “La comunita’ internazionale deve
aiutare questi paesi” ­ ha aggiunto Irene Khan.
Amnesty International teme infine significativi “danni collaterali” ai
diritti umani, nella regione e anche al di fuori di essa.
“All’interno dell’opinione pubblica c’e’ un alto livello di rabbia e
preoccupazione per la guerra. La liberta’ di espressione, di riunione
e di movimento e’ gia’ minacciata: un sempre maggior numero di
manifestazioni contro la guerra vengono soppresse, gli oppositori
politici e i giornalisti vengono arrestati. Dobbiamo resistere alla
rappresaglia contro i diritti umani” ­ ha ammonito Irene Khan.


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“COLPISCI E TERRORIZZA”:
AMNESTY INTERNATIONAL
CHIEDE UN CHIARIMENTO URGENTE
SULLE MISURE
ADOTTATE PER PROTEGGERE I CIVILI



A seguito dell’attacco su vasta scala lanciato ieri sera su Baghdad,
una città di cinque milioni di abitanti, Amnesty International ha
chiesto ai governi di Stati Uniti e Gran Bretagna di chiarire
urgentemente quali misure abbiano adottato per proteggere la
popolazione civile. L’organizzazione per i diritti umani ha ricordato a
Stati Uniti e Gran Bretagna che, secondo il diritto internazionale
umanitario, un attacco dev’essere cancellato o sospeso qualora
risulti chiaro che esso sta causando una perdita sproporzionata di
vite civili.
Amnesty International ha preso nota delle dichiarazioni delle autorità
statunitensi e britanniche riguardanti la loro intenzione di
minimizzare le perdite civili. Il 19 marzo il presidente George Bush
ha affermato: “Voglio che gli americani e tutto il mondo sappiano che
le forze della coalizione faranno ogni sforzo per evitare danni ai civili
innocenti”.
Il 20 marzo il segretario alla Difesa Rumsfeld ha avvertito la
popolazione civile irachena: “Una volta iniziate le ostilità, restate
nelle vostre case e ascoltate le emittenti radio della coalizione per
sapere cosa fare per rimanere salvi e fuori dalla linea del fuoco. Non
andate a lavorare. State alla larga da obiettivi militari e da ogni
edificio dove Saddam Hussein ha trasferito strutture militari”.
Quanto sopra non esime gli Stati Uniti dall’obbligo di astenersi da
attacchi che potrebbero risultare indiscriminati o sproporzionati.


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AMNESTY INTERNATIONAL,
ICS ­ (CONSORZIO ITALIANO DI SOLIDARIETA’)
E MEDICI SENZA FRONTIERE
LANCIANO UN APPELLO PER LA PROTEZIONE UMANITARIA
ALLE VITTIME DELLA GUERRA



Come confermato da tutte le organizzazioni di tutela dei diritti umani
e di assistenza ai rifugiati e alle vittime di guerra, e prioritariamente
dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) e
dalla Croce Rossa internazionale, la guerra scatenata contro l’Iraq è
in grado di provocare una “catastrofe umanitaria”, con una
previsione di sfollati e profughi pari a centinaia di migliaia di persone
in fuga dal solo territorio iracheno, senza dimenticare gli effetti a
catena che si scateneranno nell’intera area.
Anche se la maggior parte dell’esodo dall’Iraq si riverserà sui Paesi
vicini, e segnatamente Iran, Turchia e Giordania, è prevedibile che
parte di tale esodo si dirigerà verso l’Europa, quindi anche verso
l’Italia. Il nostro paese, anzi, potrebbe rappresentare per la sua
posizione geografica il principale punto di ingresso, insieme alla
Grecia, nell’Unione europea. La gravità complessiva dell’esodo
verso Occidente potrebbe aggravarsi, coinvolgendo anche i kurdi
della Turchia. Questo soprattutto nel caso in cui in Turchia si verifichi
un aumento della tensione interna tra il Governo e la popolazione
kurda, che aspira a una maggiore autonomia. Gianfranco
Schiamone dell’ICS ricorda a questo proposito che «nel territorio del
Kurdistan turco è stato proclamato lo stato di emergenza e che
recentemente il partito dell’HADEP, uno dei maggiori partiti politici
kurdi, è stato dichiarato fuori legge dalla magistratura turca».
Amnesty International, ICS-Consorzio Italiano di Solidarietà e Medici
Senza Frontiere, promotori della campagna “Diritto d’Asilo: una
questione di solidarietà”, richiamano l’attenzione sul fatto che non
necessariamente l’esodo verso l’Europa e l’Italia avverrà in tempi
brevi. La situazione di guerra aperta e le distanze geografiche
potrebbero, in una prima fase, rallentare gli spostamenti di
popolazione. Il che vorrebbe dire che la fuga dei profughi e dei
rifugiati potrebbe dilatarsi nel tempo e investire i nostri paesi con un
flusso continuo anche se non subito drammaticamente visibile. Che
un esodo verso Occidente sia già in atto è comprovato dal forte
aumento di arrivi in Europa e in Italia, registrato negli ultimi mesi, di
cittadini iracheni e di kurdi provenienti sia dalla Turchia che dall’Iraq.
In questo senso, afferma Loris De Filippi di Medici Senza Frontiere,
«troviamo sconcertanti e censurabili le esternazioni del ministro
Umberto Bossi, apparse sul quotidiano “La Repubblica” in data
giovedì 20 marzo 2003, secondo cui i profughi in fuga dal conflitto
iracheno debbano “restarsene a casa loro”. Con questa
affermazione il ministro Bossi, uno dei padri della legge 189/2002
(detta appunto Bossi-Fini), che le nostre organizzazioni considerano
lacunosa e complessivamente insoddisfacente, dimostra di non
tenere in considerazione l’articolo 10 della Costituzione italiana, la
Convenzione di Ginevra relativa alo status di rifugiato e la
Dichiarazione universale dei diritti umani. Una volta di più riteniamo
determinante portare all’attenzione dell’opinione pubblica quanto sia
grave che in Italia, unico tra i Paesi membri dell’Unione europea,
negli ultimi cinquant’anni non sia stata approvata una legge organica
sul diritto d’asilo».
“L’Italia deve fare la sua parte per garantire la massima assistenza
umanitaria alla popolazione civile irachena, stremata da trent’anni di
repressione brutale e da dodici anni di sanzioni economiche, vittima
di un conflitto che non ha in alcun modo contribuito a provocare.
Questa assistenza dovrà concretizzarsi nella richiesta agli Stati
confinanti con l’Iraq di tenere aperte le frontiere, nell’aiuto a questi
ultimi affinché siano in grado di accogliere i rifugiati e in misure
immediate di assistenza alle vittime della guerra che arriveranno ai
nostri confini”, ha dichiarato Marco Bertotto di Amnesty International.
Sulla base delle ragioni sopra esposte, Amnesty International, ICS-
Consorzio Italiano di Solidarietà e Medici Senza Frontiere lanciano
un appello al Governo e al Parlamento italiani affinché siano adottate
le seguenti misure urgenti:
1. vengano emessi gli atti legislativi e amministrativi previsti dalla
legislazione vigente, e segnatamente dall’art. 20 (misure
straordinarie di accoglienza per eventi eccezionali) della L. 189/02,
affinché per tutta la durata del conflitto e del dopoguerra in Iraq sia
attribuito a tutti i cittadini iracheni in fuga dal Paese un permesso di
soggiorno temporaneo e rinnovabile per motivi di protezione
umanitaria, abilitante al lavoro e al ricongiungimento familiare, senza
pregiudizio per l’eventuale richiesta di asilo politico in Italia o in altri
paesi;
2. un analogo permesso sia riconosciuto ai cittadini di etnia kurda
provenienti da altri paesi dell’area, ed in particolare dalla Turchia,
nonché a coloro che, venendo dai paesi coinvolti nel teatro di guerra,
si dichiarino obiettori o renitenti alla leva, in analogia con quanto
avvenuto con le chiare disposizioni che furono previste dalla L.
390/92 art. 2 bis, durante il confitto nei territori della ex Jugoslavia;
3. vengano impartite istruzioni alle autorità consolari italiane in Iran,
Giordania, Siria e Turchia, affinché in via eccezionale si prendano in
esame “in loco” con procedura d’urgenza eventuali richieste di
protezione umanitaria e/o di asilo politico, nonché di
ricongiungimento familiare, con persone che abbiano richiesto o
ottenuto in Italia l’asilo politico, attribuendo agli interessati, se del
caso, un visto temporaneo per l’ingresso in Italia;
4. venga attuato immediatamente un piano nazionale di emergenza
per l’accoglienza dei profughi dalla guerra e sia istituito un tavolo di
coordinamento degli interventi tra le istituzioni e gli enti e gli
organismi umanitari maggiormente rappresentativi. Ferma restando
la necessaria condivisione europea e quindi la necessità di
distribuire l’accoglienza nei vari paesi in base a criteri di unità
familiare e coesione comunitaria, anche in deroga alle norme
generalmente valide sulla scelta del paese d’asilo, nell’attuazione del
piano nazionale di accoglienza andrà evitato il più possibile il ricorso
all’utilizzo di grandi strutture demaniali, privilegiando le forme di
accoglienza diffusa, coinvolgendo gli enti locali e l’associazionismo
attraverso una possibile estensione dell’esperienza positiva del
Programma Nazionale Asilo (Pna).

Per ulteriori informazioni:
Amnesty International, tel. 06 4490224; ICS, tel. 06 85355081;
Medici Senza Frontiere, tel. 06 4486921.
La campagna “Diritto di asilo: una questione di civiltà” ha il suo sito
Internet ufficiale all’indirizzo www.dirittoasilo.it


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