martedì, marzo 30, 2004

MODENA: TESSILE-ABBIGLIAMENTO, UN 2003 DA KO

L'anno più difficile per il settore nell'ultimo decennio

Un secondo trimestre più "nero" del precedente, ha fatto del 2003 l'anno piùpesante e travagliato per il settore del tessile abbigliamento, tanto a livello nazionale quanto locale, dove comunque si assiste ad una maggiortenuta rispetto al resto del Paese. In calo, infatti, sono sia la produzioneche il fatturato, trascinati al ribasso dall'export, a sua volta condizionato dal rafforzamento dell'euro e dalla debole congiuntura economica europea. Queste considerazioni, assieme al crollo della domanda e
alla sempre maggior concorrenza esercitata dai paesi a basso costo, spiegano l'acutizzarsi della crisi per il settore moda italiano, in modo particolare per le aziende di subfornitura, la tessitura, la maglieria, le confezioni mentre reggono intimo, corsetteria, abbigliamento sportivo, pelletteria ed accessori.

LE IMPRESE
Nonostante le difficoltà nel settore continuano ad essere occupati oltre 19.000 addetti, l'80% di questi in imprese con meno di 50 dipendenti. In tutto si tratta di 3.345 imprese, il 72% artigiane, queste ultime con una mortalità (5,1%) più alta di quella complessiva. Una mortalità peraltro diversa da settore a settore: più colpito è il conto terzi, maggiormente esposto alla concorrenza "sleale", mentre tiene l'area del conto proprio. Si
avvertono anche i primi cedimenti delle aziende "private label", che perdono competitività nei confronti della grande distribuzione e dell'ingrosso organizzato. Reggono, invece, le imprese di progettazione, campionario, i ricamifici, le stamperie, gli accessori, i servizi legati alla logistica, e
quelle piccole imprese che hanno puntato sulla personalizzazione del servizio.

L'OCCUPAZIONE
Sono oltre 700 i posti di lavoro persi nel distretto, (-4% rispetto al 2002), peraltro difficilmente recuperabili nel medio periodo. Tiene, invece (+0,5%), l'occupazione indipendente (soci, collaboratori, ecc.). Diminuisce, rispetto al passato, l'utilizzo alla Cassa Integrazione e al Fondo di sostegno al reddito. Dunque, di fatto le imprese mantengono al proprio interno solo le professionalità indispensabili, come dimostra il fatto che per la prima volta diminuiscono sia gli operai che gli apprendisti.

IMPORT-EXPORT
L'eclatante calo, più alto del dato nazionale, delle esportazioni in importanti nazioni (Germania -26,3%, Regno Unito -53,8%, Francia -15,5%, Usa -31,9%) impone una riflessione: si tratta dell'effetto di dinamiche congiunturali (calo dei consumi, euro forte) o di una crisi del nostro modello di commercializzazione? Se diminuisce l'export, le importazioni aumentano, in particolare quelle dalla Cina (+29,5%) e dalla Turchia (+65%).

LA DISTRIBUZIONE
Questo elemento del marketing manifesta un buon dinamismo: negozi monomarca e catene internazionali continuano infatti ad incrementare i propri punti vendita. Sempre maggior peso acquisiscono i cosiddetti outlet, mentre regge sia la grande distribuzione che l'ambulantoriato. Segna invece il passo il
piccolo dettaglio indipendente.

IL 2004: LE PREVISIONI
Nonostante sia ormai trascorso il primo trimestre, le previsioni non sono positive: i segnali di recupero, infatti, sono modesti e limitati ad alcuni comparti. La tenuta della campagna ordini, ritornata a livelli di normalità, fa comunque sperare in un'inversione di tendenza, che potrebbe riflettersi
positivamente sui settori a monti della filera nel secondo semestre, per estendersi poi alle altre imprese nel 2005. Va peraltro sottolineato come le novità emerse nelle ultime proposte moda, sia in termini di creatività che di ricerca dei materiali, appaiono potenzialmente in grado di allargare i mercati di nicchia a beneficio delle nostre aziende.
Si tratta dell'ennesima occasione, forse una delle ultime, per il rilancio del distretto modenese del tessile-abbigliamento, che continua a rappresentare il 10% dell'economia locale e nel quale operano imprenditori che manifestano ancora voglia di reagire, come dimostra la sostanziale tenuta degli investimenti. Si tratta di speranze da alimentare anche attraverso alcuni interventi concreti, come quelli proposti di seguito da Federmoda CNA:

* LOTTA ALLA CONCORRENZA SLEALE: maggiori controlli doganali per contrastare contraffazioni ed importazioni illegali;
* TUTELA DEL MARCHIO MADE IN ITALY: approvazione tempestiva della normativa di applicazione del marchio Full Made in Italy e predisposizione delle risorse finanziarie necessarie al suo sostegno;
* REVISIONE DI ALCUNI PROVVEDIMENTI FISCALI: agevolazione della trasmissione d'impresa, riduzione dell'IRAP; modifica degli studi di settore;
* EXPORT ED INTERNAZIONALIZZAZIONE: elaborazione di un piano di sostegno attraverso servizi, attività ed informazioni;
* INNOVAZIONE E RICERCA: attraverso il supporto alla
creatività e all'innovazione con specifici provvedimenti coordinati tra Stato e Regioni;
* ETICHETTATURA D'ORIGINE: per permettere ai consumatori un'immediata riconoscibilità tra prodotti UE ed extraeuropei.
«Alcune di queste richieste non sono nuove - conclude Vanni Po, Presidente di Federmoda CNA di Modena - ma i segnali di attenzione emersi recentemente, dalla presa di posizione del Parlamento UE alla disponibilità al confronto prestata dai politici, ci fanno sperare che almeno questa volta le nostre
rivendicazioni possano portare a qualche risultato concreto».

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