Modenapiù
Una Città e il Mondo: politica, cultura, economia, società a cura di Roberto Gazzotti.
domenica, febbraio 15, 2004
2003, ANNO "NERO" PER L'OCCUPAZIONE
Negativi i dati dell'analisi di CNA Modena nelle piccole e medie imprese
Il 2003 è stato l'anno peggiore dal 2000 a questa parte per le imprese sotto i cinquanta dipendenti. Almeno per ciò che riguarda l'occupazione (ma dai primi dati sembra che questa situazione caratterizzi tutti i parametri aziendali), come dimostra l'analisi elaborata dall'Osservatorio Economico di CNA, che monitora l'andamento di poco meno di 4.000 imprese che occupano
circa 20.000 dipendenti. Il 2003, infatti, si è chiuso con un saldo assoluto tra licenziamenti e nuove assunzioni di -566 unità, pari, in termini percentuali, ad un -2,8%. Si tratta del dato peggiore in questi ultimi quattro anni, in costante calo nell'ultimo biennio. In ogni caso, su base quadriennale il saldo assunti/licenziati rimane positivo: dai 18.827 addetti occupati in 3.911 imprese al 1 gennaio 2000 siamo passati ai 19.6999 occupati del 31 dicembre 2003, una differenza di 872 unità pari al +4,6%. Va rilevato inoltre che questo calo è determinato
non già dall'aumento dei licenziamenti, bensì dalla diminuzione delle assunzioni. Si assiste, cioè, al mancato rimpiazzo di lavoratori stagionali e a tempo determinato, così come di quei dipendenti che abbandonano l'attività per limiti di anzianità. In altre parole, le imprese a causa della congiuntura economica negativa si ripiegano, per così dire, su sé stesse, massimizzando le risorse disponibili e compensando eventuali necessità produttive di breve periodo con il ricorso al lavoro interinale.
I licenziamenti sono inferiori rispetto al calo delle assunzioni. In particolare, i licenziamenti aumentano rispetto all'anno precedente soltanto nel 2003. Le assunzioni, invece, sono le prime ad essere penalizzate. Ciò va interpretato come una grande attenzione degli imprenditori ai problemi occupazionali.
I SETTORI
Quasi tutti in negativo i settori produttivi. Anche la meccanica, il settore più importante per l'economia modenese, si attesta intorno al -2,9%(manifestando comunque segni di ripresa nell'ultimo trimestre dell'anno). Trovano conferme le difficoltà del tessile, che chiude il 2003 con una perdita di addetti superiore al 10%, e segna il passo anche l'agroalimentare
(-3,8%). Gli unici segni più arrivano dal biomedicale (11,5%), che si conferma settore d'eccellenza della nostra economia. Buona la performance annuale messa a segno dal comparto della grafica (+4,1%). Brutte notizie, invece, arrivano dall'edilizia, un settore che ha contribuito a tenere a galla l'economia negli ultimi mesi, ma che, con una perdita di posti lavoro del 4,7% (oltre il 7% per ciò che riguarda specificatamente le imprese
edili) testimonia il manifestarsi dell'attesa inversione di tendenza del mercato. Anche se probabilmente sulla dinamica occupazionale del settore aumenta il peso del lavoro interinale. In calo il commercio (-1,9%), anche se in misura minore rispetto al dato complessivo, al pari dei servizi(-1,6%). In quest'ambito, però, merita di essere segnalata la rilevante perdita nel settore dell'acconciatura (-7%), che risente pesantemente del
fenomeno dell'abusivismo, e della ripresa dell'occupazione nel segmento dei servizi alle imprese (+1,6), dato che pare autorizzare una certa fiducia in una ripresa più decisa nel 2004.
LE AREE
Anche nella disaggregazione geografica a farla da padrone è il segno meno, con l'Appennino che si difende meglio degli altri, sostenuto anche dalle assunzioni a termine in campo turistico connesse alla stagione invernale. I dati peggiori si evidenziano invece nell'Area Nord, dove le perdite generalizzate non sono compensate dal biomedicale, e a Carpi, condizionato negativamente dalla crisi del tessile e, soprattutto, da un brusco calo di
occupati nell'edilizia.
I CONTRATTI
Per ciò che riguarda la tipologia dei contratti, a fronte di un calo delle assunzioni medio del 9,41%, va sottolineato il forte peggioramento per ciò che riguarda i contratti di formazione lavoro (-32,8%) e l'apprendistato(-16,3%). In linea la diminuzione dei part time (-9,1%), mentre diminuiscono, ma meno della media gli ingaggi degli extracomunitari (-7,8%).
Nonostante i segnali di ripresa, dunque, sul fronte occupazionale il 2003 si è chiuso negativamente, anche perché le piccole e medie imprese registrano con un certo ritardo le tendenze macroeconomiche. Particolarmente è preoccupante è il fatto che nel 2003, per la prima volta, il saldo negativo assunti - licenziati sia dovuto più ad una aumento degli ultimi che a un calo dei primi. La speranza è che nel 2004 si concretizzino quei timidi segnali di ripersa, sia economia che occupazionali, che si sono manifestati nell'ultimo trimestre dell'anno scorso.
Il 2003 è stato l'anno peggiore dal 2000 a questa parte per le imprese sotto i cinquanta dipendenti. Almeno per ciò che riguarda l'occupazione (ma dai primi dati sembra che questa situazione caratterizzi tutti i parametri aziendali), come dimostra l'analisi elaborata dall'Osservatorio Economico di CNA, che monitora l'andamento di poco meno di 4.000 imprese che occupano
circa 20.000 dipendenti. Il 2003, infatti, si è chiuso con un saldo assoluto tra licenziamenti e nuove assunzioni di -566 unità, pari, in termini percentuali, ad un -2,8%. Si tratta del dato peggiore in questi ultimi quattro anni, in costante calo nell'ultimo biennio. In ogni caso, su base quadriennale il saldo assunti/licenziati rimane positivo: dai 18.827 addetti occupati in 3.911 imprese al 1 gennaio 2000 siamo passati ai 19.6999 occupati del 31 dicembre 2003, una differenza di 872 unità pari al +4,6%. Va rilevato inoltre che questo calo è determinato
non già dall'aumento dei licenziamenti, bensì dalla diminuzione delle assunzioni. Si assiste, cioè, al mancato rimpiazzo di lavoratori stagionali e a tempo determinato, così come di quei dipendenti che abbandonano l'attività per limiti di anzianità. In altre parole, le imprese a causa della congiuntura economica negativa si ripiegano, per così dire, su sé stesse, massimizzando le risorse disponibili e compensando eventuali necessità produttive di breve periodo con il ricorso al lavoro interinale.
I licenziamenti sono inferiori rispetto al calo delle assunzioni. In particolare, i licenziamenti aumentano rispetto all'anno precedente soltanto nel 2003. Le assunzioni, invece, sono le prime ad essere penalizzate. Ciò va interpretato come una grande attenzione degli imprenditori ai problemi occupazionali.
I SETTORI
Quasi tutti in negativo i settori produttivi. Anche la meccanica, il settore più importante per l'economia modenese, si attesta intorno al -2,9%(manifestando comunque segni di ripresa nell'ultimo trimestre dell'anno). Trovano conferme le difficoltà del tessile, che chiude il 2003 con una perdita di addetti superiore al 10%, e segna il passo anche l'agroalimentare
(-3,8%). Gli unici segni più arrivano dal biomedicale (11,5%), che si conferma settore d'eccellenza della nostra economia. Buona la performance annuale messa a segno dal comparto della grafica (+4,1%). Brutte notizie, invece, arrivano dall'edilizia, un settore che ha contribuito a tenere a galla l'economia negli ultimi mesi, ma che, con una perdita di posti lavoro del 4,7% (oltre il 7% per ciò che riguarda specificatamente le imprese
edili) testimonia il manifestarsi dell'attesa inversione di tendenza del mercato. Anche se probabilmente sulla dinamica occupazionale del settore aumenta il peso del lavoro interinale. In calo il commercio (-1,9%), anche se in misura minore rispetto al dato complessivo, al pari dei servizi(-1,6%). In quest'ambito, però, merita di essere segnalata la rilevante perdita nel settore dell'acconciatura (-7%), che risente pesantemente del
fenomeno dell'abusivismo, e della ripresa dell'occupazione nel segmento dei servizi alle imprese (+1,6), dato che pare autorizzare una certa fiducia in una ripresa più decisa nel 2004.
LE AREE
Anche nella disaggregazione geografica a farla da padrone è il segno meno, con l'Appennino che si difende meglio degli altri, sostenuto anche dalle assunzioni a termine in campo turistico connesse alla stagione invernale. I dati peggiori si evidenziano invece nell'Area Nord, dove le perdite generalizzate non sono compensate dal biomedicale, e a Carpi, condizionato negativamente dalla crisi del tessile e, soprattutto, da un brusco calo di
occupati nell'edilizia.
I CONTRATTI
Per ciò che riguarda la tipologia dei contratti, a fronte di un calo delle assunzioni medio del 9,41%, va sottolineato il forte peggioramento per ciò che riguarda i contratti di formazione lavoro (-32,8%) e l'apprendistato(-16,3%). In linea la diminuzione dei part time (-9,1%), mentre diminuiscono, ma meno della media gli ingaggi degli extracomunitari (-7,8%).
Nonostante i segnali di ripresa, dunque, sul fronte occupazionale il 2003 si è chiuso negativamente, anche perché le piccole e medie imprese registrano con un certo ritardo le tendenze macroeconomiche. Particolarmente è preoccupante è il fatto che nel 2003, per la prima volta, il saldo negativo assunti - licenziati sia dovuto più ad una aumento degli ultimi che a un calo dei primi. La speranza è che nel 2004 si concretizzino quei timidi segnali di ripersa, sia economia che occupazionali, che si sono manifestati nell'ultimo trimestre dell'anno scorso.
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