venerdì, marzo 05, 2004

HAITI: NON RIPETERE GLI ERRORI DEL PASSATO

Solo apprendendo dagli errori compiuti in occasione dell'intervento multinazionale di dieci anni fa, la comunita' internazionale sara' in grado di proteggere i diritti umani dei cittadini di Haiti. Lo ha dichiarato Amnesty International, chiedendo al Consiglio di sicurezza dell'Onu di considerare cinque richieste fondamentali sui diritti umani in occasione dell'attuale dispiegamento della Forza multinazionale ad interim
(Mif). Il Consiglio di sicurezza ha dato mandato alla Mif di aiutare le forze di sicurezza haitiane 'a stabilire e mantenere l'ordine pubblico, la legge e il controllo ed a promuovere e proteggere i diritti umani'.
Significativamente, la risoluzione del Consiglio di sicurezza precisa che 'saranno accertate le responsabilita' individuali e non vi sara' impunita' per i violatori [dei diritti umani]'. Sulla base di questi impegni, Amnesty International ha formulato le seguenti cinque richieste:
1. La Mif dovra' impegnarsi ad assicurare il disarmo tanto dei ribelli quanto delle milizie fedeli ad Aristide. Il mancato disarmo delle forze militari e paramilitari nel 1994 e' stato una causa determinante della successiva violenza politica.
2. La Mif dovra' garantire che persone note per aver violato i diritti umani e su cui pendono condanne - come i capi dei ribelli Louis Jodel Chamblain e Jean Pierre Baptiste ('Jean Tatoune') - siano catturate e sottoposte a processo nell'ambito del sistema giudiziario dell'isola.
3. La comunita' internazionale dovra' assicurare che in alcun modo le persone condannate o implicate in gravi violazioni dei diritti umani assumano posizioni di potere, tanto in un governo di transizione quanto nelle forze di sicurezza, ambiti in cui potrebbero commettere ulteriori violazioni dei diritti umani.
4. La Mif dovra' collaborare per far si' che coloro che, su entrambi i fronti, si sono resi responsabili di violazioni dei diritti umani siano sottoposti a processo. Solo in questo modo la legge potra' essere rispettata e il ciclo di violenza avra' termine.
5. Accanto alla Mif e al personale di polizia, dovra' essere dispiegato urgentemente personale civile internazionale, incaricato di verificare il rispetto dei diritti umani. Questo personale agira' come deterrente per impedire ulteriori abusi e assicurera' la raccolta e la trasmissione di accurate e dettagliate informazioni sulla situazione dei diritti umani ad Haiti.

Ulteriori informazioni

Uno dei capi dei ribelli, Louis Jodel Chamblain, fu condannato in
contumacia, nel settembre 1995, insieme ad altri militari e paramilitari, ai lavori forzati a vita per l'assassinio di un attivista per la democrazia, Antoine Izmery, avvenuto nel settembre 1993. Per evitare la condanna, Chamblain riparo' in esilio. In seguito, ricevette un'altra condanna ai lavori forzati per la sua partecipazione al cosiddetto 'massacro di Raboteau' del 1994. Un altro leader ribelle, Jean Pierre Baptiste (noto anche come 'Jean Tatoune'), all'epoca capo di un gruppo paramilitare, fu condannato ai lavori forzati a vita sempre per il 'massacro di Raboteau'. Nell'agosto 2002 fuggi' dalla prigione di Gonaives, dove stava scontando la pena.
Sia Louis Jodel Chamblain che Jean Pierre Baptiste hanno fatto parte dell'organizzazione paramilitare FRAPH, formata dai militari che governarono di fatto Haiti dopo il colpo di Stato del 1991 che depose l'allora presidente Aristide. Il FRAPH si rese responsabile di gravi violazioni dei diritti umani prima del ristabilimento di un governo democratico, avvenuto nel 1994.

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