mercoledì, marzo 03, 2004

VA MALE IL COMMERCIO MODENESE

Nell'analisi semestrale dell’Osservatorio Economico Confesercenti Modena l'andamento dei dati economici e la propensione all’innovazione

L’Osservatorio economico di Confesercenti Modena ha stilato il “Rapporto sull’andamento della rete commerciale di Modena” che analizza i dati contabili delle piccole e medie imprese commerciali della provincia di Modena, rilevati a cadenza semestrale, completati da una indagine qualitativa telefonica per raccogliere informazioni sulla propensione alla innovazione, tecnologica e dell’ambiente di lavoro, e sull’utilizzo della comunicazione per il proprio lavoro.

Analisi quantitativa Andamento dei dati economici

L’andamento degli occupati negli anni 2002-2003 è improntato alla stabilità per numero totale e per tipologia, con un leggero incremento delle collaborazioni coordinate continuative rispetto al numero dei dipendenti e dei soci-titolari collaboratori.
I ricavi complessivi degl’anni 2001 e 2002 evidenziano un incremento (+0.37%), ben lontano dal recuperare l’inflazione registrata nel corso del 2002 (+ 2.4%). Anche analizzando la differenza fra il primo semestre 2001 e il primo semestre 2003 si registra un +1,59%, al disotto della crescita inflativa registrata nel periodo (+ 4,8%), segno di una significativa perdita nelle vendite. Nel confronto fra i secondi semestri, la flessione è ulteriormente accentuata con un calo anche nel valore assoluto dei ricavi dell’1,6% (a questa percentuale occorre aggiungere l’inflazione).
Al risultato negativo concorrono tutti i settori con l’eccezione del settore alimentare, limitatamente alla media distribuzione.
Il risultato non ha variazioni di rilievo nelle diverse zone della provincia anche se Carpi (-3,32%), Sassuolo (-5,61%) e Pavullo (-8,97%) diminuiscono in modo più marcato, rispetto alla Bassa e a Modena. Vignola ha un trend di ricavi positivo, determinato dal settore alimentare.
Tutto il settore abbigliamento e calzature (totale di settore -7,18%), segna una crisi sia nella fascia alta che nella fascia media e l’abbigliamento di fascia bassa contiene la crisi (0,24%) per il probabile effetto di uno spostamento di consumatori tra le fasce.
Per il settore alimentare (totale di settore +8,1%) l’analisi è stata effettuata secondo la dimensione dell’esercizio. Negli anni 20021 e 2002 i ricavi aumentano dell’1,55% nei negozi con superficie inferiore a 100 mq, dell’1,78% in quelli con superficie fra 100 e 250 mq, mentre le aziende con superficie superiore a 250 mq, segnano un deciso +7,50%.
Nei pubblici esercizi (totale di settore –5,8%), il calo ha colpito maggiormente i Bar (-3,54%) rispetto ai ristoranti (-0,03%).
Fra gli altri settori, si registrano perdite pesanti nei prodotti per la persona (-7,53%), e comunque significative nei prodotti per la casa (-1,44%).
L’andamento negativo degli ammortamenti diminuito dell’1,5% nel biennio 2001-2002 è indicato della diminuita propensione all’investimento delle imprese commerciali.

Analisi qualitativa - Propensione all’innovazione

Indagando la presenza di strumenti tecnologici in azienda, l’Osservatorio Economico di Confesercenti, ha verificato come il fax e il POS, strumenti tecnologici più vecchi, sono ormai presenti in azienda (il 39,2% che non ha il fax utilizza la posta elettronica come strumento per comunicare; chi non ha il POS generalmente è perché la sua attività non lo richiede), mentre la presenza del personal non è ancora sviluppata, così come solo una minoranza ha un sito web.
Il commercio elettronico ancora è una realtà lontana: solo il 12% delle imprese usa il personal per avere rapporti con i propri clienti, mentre la maggioranza usa il personal per rapportarsi con i propri fornitori (53%), o con finalità amministrative (35%).
L’introduzione di nuovi strumenti tecnologici e d’attività non è visto dagli imprenditori commerciali come prioritario per il prossimo futuro. Quasi i tre quarti delle imprese non prevede investimenti in questa direzione e ancora una volta il commercio elettronico e l’apertura di siti web non sono considerati importanti.
Passando alle strategie di comunicazione si nota che un quarto delle imprese ha rinnovato il locale da meno di 5 anni, un quarto da 5 a 10 anni, ma un terzo non rinnova il proprio locale da più di 15 anni, segno di una staticità alta nell’investimento in struttura/immagine.
Altro dato preoccupante è che oltre la metà del campione (55%) non investe, se non saltuariamente, in pubblicità e, tra i mezzi, il giornale e volantini sono quelli più utilizzati.
Un ultimo dato interessante è che oltre un quarto del campione appartiene ad un’associazione di via ed utilizza i piani di comunicazione dell’associazione per pubblicizzare la propria attività in modo esclusivo o aggiuntivo alla propria comunicazione.

Conclusioni

Nel biennio 2001 2002 la piccola e media impresa commerciale modenese ha segnato un calo in tutti gli indicatori economici. All’interno di questa crisi abbastanza omogenea in tutto il territorio provinciale, vi sono settori che la subiscono maggiormente: abbigliamento, pubblici esercizi, mentre il settore alimentare, di maggiore dimensioni, riesce a reagire.
Di fronte alla crisi, e quindi al calo di risorse disponibili, l’imprenditoria commerciale reagisce diminuendo i costi, in modo particolare quelli dedicati agli investimenti strutturali.
La leva della comunicazione aziendale è ancora poco utilizzata ed è vissuta più come costo che non vero e proprio investimento.
La tecnologia non è ancora vista come elemento strategico per l’impresa, sia nella gestione che per comunicare e sviluppare la propria clientela.

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