Modenapiù
Una Città e il Mondo: politica, cultura, economia, società a cura di Roberto Gazzotti.
mercoledì, settembre 18, 2002
AMNESTY INTERNATIONAL
AL GOVERNO ERITREO:
LIBERATE OPPOSITORI E GIORNALISTI
In un rapporto diffuso oggi (mercoledi’ 18 settembre 2002),
intitolato Eritrea: detenzione arbitraria di oppositori e giornalisti,
Amnesty International ha rivolto un appello alle autorita’ di Asmara
affinché pongano fine, immediatamente e senza condizioni, alla
detenzione illegale di decine di prigionieri di coscienza e difensori
dei diritti umani.
“Con queste detenzioni l’Eritrea viola i trattati regionali e
internazionali in materia di diritti umani che il Governo ha ratificato
solo di recente. Esse inoltre rafforzano il clima di impunita’
sull’operato delle autorita’”, ha dichiarato Amnesty International.
Giornalisti della stampa indipendente e varie personalita’
che hanno espresso critiche nei confronti del governo si trovano in
stato di detenzione segreta, senza poter comunicare con la famiglia
e con gli avvocati ormai da un anno, da quando cioe’ - nel
settembre 2001 - le autorita’ hanno iniziato improvvisamente a
reprimere il crescente dissenso. Fra i detenuti, figurano l’ex
Vicepresidente Mahmoud Ahmed Sceriffo, l’ex ministro degli Esteri
Haile Woldetensae, Aster Fissehatsion - un importante leader del
Fronte popolare di liberazione eritreo - nonché altre personalita’
che svolsero un ruolo di primo piano nel raggiungimento
dell’indipendenza nel 1991.
Nel maggio 2001 un gruppo dissidente di 15 esponenti del
partito al governo (il cosiddetto “Gruppo dei 15”) aveva criticato
pubblicamente il Presidente Issayas Afewerki ed aveva invocato “il
primato della legge e della giustizia, attraverso metodi pacifici e
legali”. Quattro mesi dopo, il 18 settembre, le forze di sicurezza
avevano arrestato 11 dei 15 oppositori: altri tre erano sfuggiti
all’arresto perché all’estero e un quarto aveva nel frattempo ritirato
il proprio supporto al gruppo.
Per il governo, gli 11 sono colpevoli di “reati contro la
sovranita’, la sicurezza e la pace della nazione” e si sono resi
responsabili di tradimento durante la guerra del 1998-2000 con
l’Etiopia. A giudizio di Amnesty International, invece, si tratta di
prigionieri di coscienza arrestati unicamente per la loro opposizione
pacifica al governo.
Sempre il 18 settembre 2001, il governo aveva fatto
chiudere i quotidiani di proprieta’ privata e nei giorni seguenti
aveva ordinato l’arresto di 10 noti giornalisti, autori di una protesta
nei confronti del ministro dell’Informazione sulla vicenda degli 11
oppositori e sulla chiusura dei quotidiani.
Nel marzo di quest’anno, i 10 giornalisti hanno iniziato uno
sciopero della fame; in seguito sono stati trasferiti dalla I stazione
di polizia e da allora non sono stati piu’ visti. Amnesty International
li considera prigionieri di coscienza: “Come difensori dei diritti
umani, hanno accettato il rischio di subire la repressione del
governo pubblicando articoli sui diritti umani e la democrazia e
rivendicando il diritto alla liberta’ di espressione e di stampa”, ha
dichiarato l’organizzazione.
Nei mesi successivi a questi arresti e durante il 2002,
Amnesty International ha ricevuto informazioni su decine di altre
detenzioni, che si ritiene siano ancora in corso, ai danni di
funzionari statali, giornalisti, ex combattenti della liberazione e
notabili che hanno tentato di mediare tra il governo e i suoi
oppositori. In centinaia hanno lasciato il paese, compresi molti
giovani che hanno rifiutato di svolgere il servizio militare.
Nessuno di questi detenuti e’ stato portato dinanzi a un
giudice o incriminato formalmente. Le autorita’ negano loro ogni
accesso al mondo esterno e non permettono ad Amnesty
International di visitare il paese e sottoporre al governo le proprie
preoccupazioni e richieste.
AL GOVERNO ERITREO:
LIBERATE OPPOSITORI E GIORNALISTI
In un rapporto diffuso oggi (mercoledi’ 18 settembre 2002),
intitolato Eritrea: detenzione arbitraria di oppositori e giornalisti,
Amnesty International ha rivolto un appello alle autorita’ di Asmara
affinché pongano fine, immediatamente e senza condizioni, alla
detenzione illegale di decine di prigionieri di coscienza e difensori
dei diritti umani.
“Con queste detenzioni l’Eritrea viola i trattati regionali e
internazionali in materia di diritti umani che il Governo ha ratificato
solo di recente. Esse inoltre rafforzano il clima di impunita’
sull’operato delle autorita’”, ha dichiarato Amnesty International.
Giornalisti della stampa indipendente e varie personalita’
che hanno espresso critiche nei confronti del governo si trovano in
stato di detenzione segreta, senza poter comunicare con la famiglia
e con gli avvocati ormai da un anno, da quando cioe’ - nel
settembre 2001 - le autorita’ hanno iniziato improvvisamente a
reprimere il crescente dissenso. Fra i detenuti, figurano l’ex
Vicepresidente Mahmoud Ahmed Sceriffo, l’ex ministro degli Esteri
Haile Woldetensae, Aster Fissehatsion - un importante leader del
Fronte popolare di liberazione eritreo - nonché altre personalita’
che svolsero un ruolo di primo piano nel raggiungimento
dell’indipendenza nel 1991.
Nel maggio 2001 un gruppo dissidente di 15 esponenti del
partito al governo (il cosiddetto “Gruppo dei 15”) aveva criticato
pubblicamente il Presidente Issayas Afewerki ed aveva invocato “il
primato della legge e della giustizia, attraverso metodi pacifici e
legali”. Quattro mesi dopo, il 18 settembre, le forze di sicurezza
avevano arrestato 11 dei 15 oppositori: altri tre erano sfuggiti
all’arresto perché all’estero e un quarto aveva nel frattempo ritirato
il proprio supporto al gruppo.
Per il governo, gli 11 sono colpevoli di “reati contro la
sovranita’, la sicurezza e la pace della nazione” e si sono resi
responsabili di tradimento durante la guerra del 1998-2000 con
l’Etiopia. A giudizio di Amnesty International, invece, si tratta di
prigionieri di coscienza arrestati unicamente per la loro opposizione
pacifica al governo.
Sempre il 18 settembre 2001, il governo aveva fatto
chiudere i quotidiani di proprieta’ privata e nei giorni seguenti
aveva ordinato l’arresto di 10 noti giornalisti, autori di una protesta
nei confronti del ministro dell’Informazione sulla vicenda degli 11
oppositori e sulla chiusura dei quotidiani.
Nel marzo di quest’anno, i 10 giornalisti hanno iniziato uno
sciopero della fame; in seguito sono stati trasferiti dalla I stazione
di polizia e da allora non sono stati piu’ visti. Amnesty International
li considera prigionieri di coscienza: “Come difensori dei diritti
umani, hanno accettato il rischio di subire la repressione del
governo pubblicando articoli sui diritti umani e la democrazia e
rivendicando il diritto alla liberta’ di espressione e di stampa”, ha
dichiarato l’organizzazione.
Nei mesi successivi a questi arresti e durante il 2002,
Amnesty International ha ricevuto informazioni su decine di altre
detenzioni, che si ritiene siano ancora in corso, ai danni di
funzionari statali, giornalisti, ex combattenti della liberazione e
notabili che hanno tentato di mediare tra il governo e i suoi
oppositori. In centinaia hanno lasciato il paese, compresi molti
giovani che hanno rifiutato di svolgere il servizio militare.
Nessuno di questi detenuti e’ stato portato dinanzi a un
giudice o incriminato formalmente. Le autorita’ negano loro ogni
accesso al mondo esterno e non permettono ad Amnesty
International di visitare il paese e sottoporre al governo le proprie
preoccupazioni e richieste.
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