venerdì, settembre 03, 2004

DARFUR: AFFRONTARE LE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI

Amnesty International ha chiesto oggi al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di mostrare impegno e volonta' politica per porre fine alle violazioni dei diritti umani e all'impunita' nel Darfur. 'Rafforzare il numero, il ruolo e le risorse degli osservatori internazionali sui diritti umani e' fondamentale ma non e' ancora abbastanza' ha dichiarato un portavoce dell'organizzazione.
L'ultimo rapporto del Segretario Generale sulla situazione nel Darfur, attualmente all'esame del Consiglio di Sicurezza, afferma chiaramente che gli osservatori non possono lavorare adeguatamente nell'attuale clima di intimidazione creato dal governo sudanese. Per questo, Amnesty chiede che 'il Consiglio di Sicurezza fornisca agli osservatori ampio supporto politico per costringere il governo di Khartoum a rispondere delle gravi violazioni dei diritti umani commesse dalle sue forze armate e dalle sue milizie janjawid'.
Amnesty International nota con preoccupazione il fatto che, al contrario di quanto promesso, il Sudan non ha disarmato alcun membro delle milizie. Il 27 agosto, il rappresentante speciale delle Nazioni Unite ha assistito a una 'cerimonia di disarmo' di 300 janjawid a Jeneina. Ma, secondo la popolazione locale, le milizie 'disarmate' hanno riavuto indietro le proprie armi non appena il funzionario dell'Onu se ne e' andato.
Un ulteriore ostacolo all'effettivo disarmo delle milizie janjawid e' costituito dalla loro progressiva integrazione nell'esercito sudanese e nella polizia di frontiera. Cio' rendera' difficile per gli osservatori internazionali identificare gli autori delle violazioni dei diritti umani.
Il governo sudanese e le Nazioni Unite hanno individuato delle 'zone protette' per i profughi. Amnesty International teme che la sicurezza in queste zone possa non essere garantita e che questa decisione possa portare a una sorta di sedentarizzazione degli sfollati, come nel caso di quelli dei Monti Nuba, nel Sudan centrale.
Il rapporto delle Nazioni Unite afferma inoltre che non vi sono stati casi in cui il governo ha costretto al rientro i profughi. Tuttavia, ad agosto piu' di 70 profughi del campo di Kalma, nei pressi di Nyala, sono stati arrestati perche' si opponevano al tentativo delle autorita' di farli rientrare nei propri villaggi in condizioni di insicurezza. I campi-profughi sono controllati dai servizi segreti e dalle forze di sicurezza del governo. Amnesty International continua a ricevere informazioni su casi di abusi sessuali ai danni delle profughe del Darfur da parte delle forze inviate dal governo per ristabilire l'ordine nella regione. Donne adulte e ragazze continuano a essere stuprate nei pressi dei campi e possono ricevere cure mediche solo se sporgono denuncia alla polizia. Quando lo fanno, la polizia rifiuta di prendere in considerazione le loro parole. Peraltro, la maggior parte dei profughi non ha alcuna fiducia nella polizia sudanese, vista come uno dei protagonisti della devastazione in corso nel Darfur.
I profughi, i testimoni e gli attivisti per i diritti umani, cosi' come gli interpreti e i giornalisti, sono sottoposti a intimidazioni quando si rivolgono ai rappresentanti delle missioni internazionali e agli osservatori dell'Unione Africana per denunciare quanto accade nel Darfur. Gli osservatori, a loro volta, non sono in grado di garantire la sicurezza e l'anonimato dei testimoni.
La drammatica situazione dei diritti umani nel Darfur e' un test decisivo per verificare la volonta' del Consiglio di Sicurezza di costringere il governo sudanese a porre termine alla crisi. Secondo Amnesty International, il Consiglio di Sicurezza dovrebbe istituire una commissione internazionale d'inchiesta per indagare su crimini di guerra, crimini contro l'umanita' e denunce di genocidio nel Darfur e suggerire modalita' per sottoporre alla giustizia i presunti responsabili.
Il Consiglio di Sicurezza dovrebbe inoltre sospendere i trasferimenti verso il governo sudanese di tutte le armi che potrebbero essere usate per commettere violazioni dei diritti umani e dovrebbe chiedere il rilascio dei prigionieri di coscienza, l'abolizione dei tribunali speciali e il monitoraggio dei centri di detenzione. 'Se la comunita' internazionale avesse agito piu' tempestivamente, la devastazione nel Darfur avrebbe potuto essere evitata. Il Consiglio di Sicurezza, come espressione della comunita' internazionale, deve ora adempiere alla propria responsabilita' di salvare la vita della popolazione del Darfur' ha concluso Amnesty International.

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