sabato, luglio 03, 2004

IRAQ: IL PROCESSO A SADDAM HUSSEIN DEVE ESSERE EQUO

Amnesty International e' profondamente preoccupata per l'assenza di avvocati della difesa e per l'evidente censura riscontrate durante la prima comparizione in giudizio ieri di Saddam Hussein e degli altri 11 esponenti del governo dell'ex presidente.
«L'inizio dei procedimenti legali che dovranno determinare la
responsabilita' per una serie di crimini considerati genocidio, crimini di guerra e crimini contro l'umanita' commessi negli ultimi trent'anni, dev'essere accolto positivamente. Tuttavia, per rendere giustizia alle migliaia di vittime, i procedimenti devono essere equi, imparziali e trasparenti» ha dichiarato Amnesty International.
L'organizzazione e' particolarmente allarmata perché nell'audizione di ieri non e' stato messo a disposizione dell'imputato un avvocato difensore. Sebbene il giudice abbia detto che in futuro sara' concesso a Saddam Hussein di avvalersi della difesa legale, sia lui che gli altri imputati devono poter godere del proprio diritto alla rappresentanza legale fin dall'inizio del processo.
Anche le evidenti restrizioni, o censure, di alcune udienze di ieri sono oggetto di grave preoccupazione. Sebbene in seguito alcuni dei suoi commenti siano stati trasmessi, il fatto che inizialmente il suono della voce di Saddam Hussein non fosse udibile, ha fatto nutrire dubbi sul controllo del procedimento.
Informare liberamente del processo e' di straordinaria importanza. Mentre l'accesso del pubblico all'aula giudiziaria puo' essere impraticabile a causa di ragioni di sicurezza, lo svolgimento dei procedimenti deve poter essere riportato da una molteplicita' di mezzi di comunicazione in rappresentanza dei piu' diversi contesti culturali. Alla luce di questo, Amnesty International e' sgomenta alla notizia che durante l'audizione soltanto i giornalisti delle testate statunitensi siano stati fatti entrare nell'aula. E' essenziale che il processo a Saddam Hussein e agli altri imputati sia equo e pubblico affinché gli iracheni e la comunità internazionale possano vedere che si sta facendo giustizia.

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