Modenapiù
Una Città e il Mondo: politica, cultura, economia, società a cura di Roberto Gazzotti.
giovedì, luglio 01, 2004
SUDAN: I RESPONSABILI DEI CRIMINI DI GUERRA DEVONO RISPONDERE DEL LORO OPERATO
CHIEDE AMNESTY INTERNATIONAL
In occasione dei colloqui del Segretario di Stato Usa Colin Powell e del Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan con il presidente sudanese Omar al-Beshir, Amnesty International ha chiesto che sia posta fine all'impunita' per i responsabili della tragedia umanitaria e dei diritti umani in atto in Sudan.
La responsabilita' di assicurare la giustizia in Sudan resta principalmente nelle mani del governo sudanese. Tuttavia,l'intera
comunita' internazionale ha il dovere di lottare contro l'impunita' consegnando alla giustizia gli autori di crimini di diritto internazionale attraverso l'esercizio della giurisdizione universale. Assicurare la giustizia significa indagare sulle denunce di crimini di guerra e crimini contro l'umanita', incriminarne gli autori, chi li ha ordinati e chi vi ha collaborato, celebrare processi equi senza pena di morte e assicurare il risarcimento delle vittime.
«L'impunita' per gli abusi dei diritti umani alimenta solo ulteriori violazioni. Coloro che sono stati uccisi, stuprati, rapiti e costretti ad abbandonare il Darfur sanno che gli autori di analoghi crimini commessi nei monti Nuba e nel sud, sono rimasti impuniti. Se non si riconosce la responsabilita' di coloro che compiono crimini di guerra, non ci sara' mai pace in Sudan» ha dichiarato Amnesty International.
«Lo stupro e le uccisioni commesse dalle milizie filo-governative Janjawid nel Darfur costituiscono crimini di guerra. Le uccisioni sistematiche e diffuse, gli stupri e lo sfollamento forzato sono crimini contro l'umanita'. Crimini di guerra e crimini contro l'umanita' sono stati commessi anche nel Sudan meridionale da tutte le parti in conflitto» ha aggiunto l'organizzazione.
Il 19 giugno il presidente Omar al-Bashir ha dichiarato in televisione che avrebbe sottoposto a controllo e perseguito tutti i gruppi illegali, come i Janjawid, consegnandoli alla giustizia. Nei loro colloqui con al-Bashir, il Segretario di Stato Usa Colin Powell e il Segretario Generale dell'Onu Kofi Annan devono chiedere che cio' sia fatto immediatamente.
Durante i 20 anni di guerra nel sud, le forze armate sudanesi e le milizie sostenute dal governo hanno ucciso, stuprato e rapito migliaia di sudanesi. Allo stesso tempo, l'Esercito popolare di liberazione del Sudan (Spla), le milizie alleate a questo gruppo armato ed altre milizie indipendenti hanno ucciso e stuprato con uguale impunita'.
Mentre i negoziati di pace tra il governo sudanese e lo Spla andavano avanti pur con difficolta' dopo il 2002, Khartoum ha sostenuto gli attacchi delle milizie Janjawid nei confronti dei gruppi etnici del Sudan occidentale i quali, denunciando l'emarginazione e la carenza di protezione, avevano costituito un Esercito sudanese di liberazione. Oggi, un milione di profughi interni nel Darfur devono fronteggiare fame e malattie. Altri 130.000 sono fuggiti in Ciad.
Il 5 giugno 2004, dopo due anni di negoziati, e' stata finalmente siglata la pace tra il governo del Sudan e lo Spla. Ma i protocolli sui quali si e' basato l'accordo di pace non fanno riferimento alla responsabilita' penale per le gravi violazioni dei diritti umani del passato.
«Tollerando questa impunita' il governo e lo Spla, cosi' come i mediatori e gli osservatori del processo di pace nel sud del paese, accettano che il diritto internazionale umanitario possa essere violato senza conseguenze» ha affermato Amnesty International.
Amnesty International ha ripetutamente chiesto il dispiegamento di osservatori sui diritti umani nel Sudan meridionale col compito di indagare sulle denunce di gravi violazioni dei diritti umani e di chiamare gli autori di abusi dei diritti umani a rispondere delle proprie azioni.
Rispetto al conflitto nel Darfur, Amnesty International chiede:
- una commissione internazionale di inchiesta per esaminare le prove di crimini di guerra, crimini contro l'umanita' e altre violazioni del diritto internazionale umanitario, cosi' come denunce di genocidio;
- l'immediato dispiegamento di osservatori per i diritti umani in numero sufficiente e con le risorse necessarie per indagare e riferire sulle gravi violazioni dei diritti umani;
- il disarmo e lo scioglimento delle milizie Janjawid, a cui occorre impedire una volta per tutte di compiere abusi nei confronti della popolazione civile.
Il Sudan ha siglato, ma non ratificato, lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale. Tra i suoi primi atti il nuovo governo, basato sulla divisione del potere stabilita dall'accordo di pace di Nairobi tra il governo e lo Spla, deve ratificare lo Statuto di Roma. Questo gesto trasmettera' al popolo sudanese il segnale che le orribili violazioni del diritto umanitario e dei diritti umani commesse per oltre 20 anni non saranno piu' accettate.
In occasione dei colloqui del Segretario di Stato Usa Colin Powell e del Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan con il presidente sudanese Omar al-Beshir, Amnesty International ha chiesto che sia posta fine all'impunita' per i responsabili della tragedia umanitaria e dei diritti umani in atto in Sudan.
La responsabilita' di assicurare la giustizia in Sudan resta principalmente nelle mani del governo sudanese. Tuttavia,l'intera
comunita' internazionale ha il dovere di lottare contro l'impunita' consegnando alla giustizia gli autori di crimini di diritto internazionale attraverso l'esercizio della giurisdizione universale. Assicurare la giustizia significa indagare sulle denunce di crimini di guerra e crimini contro l'umanita', incriminarne gli autori, chi li ha ordinati e chi vi ha collaborato, celebrare processi equi senza pena di morte e assicurare il risarcimento delle vittime.
«L'impunita' per gli abusi dei diritti umani alimenta solo ulteriori violazioni. Coloro che sono stati uccisi, stuprati, rapiti e costretti ad abbandonare il Darfur sanno che gli autori di analoghi crimini commessi nei monti Nuba e nel sud, sono rimasti impuniti. Se non si riconosce la responsabilita' di coloro che compiono crimini di guerra, non ci sara' mai pace in Sudan» ha dichiarato Amnesty International.
«Lo stupro e le uccisioni commesse dalle milizie filo-governative Janjawid nel Darfur costituiscono crimini di guerra. Le uccisioni sistematiche e diffuse, gli stupri e lo sfollamento forzato sono crimini contro l'umanita'. Crimini di guerra e crimini contro l'umanita' sono stati commessi anche nel Sudan meridionale da tutte le parti in conflitto» ha aggiunto l'organizzazione.
Il 19 giugno il presidente Omar al-Bashir ha dichiarato in televisione che avrebbe sottoposto a controllo e perseguito tutti i gruppi illegali, come i Janjawid, consegnandoli alla giustizia. Nei loro colloqui con al-Bashir, il Segretario di Stato Usa Colin Powell e il Segretario Generale dell'Onu Kofi Annan devono chiedere che cio' sia fatto immediatamente.
Durante i 20 anni di guerra nel sud, le forze armate sudanesi e le milizie sostenute dal governo hanno ucciso, stuprato e rapito migliaia di sudanesi. Allo stesso tempo, l'Esercito popolare di liberazione del Sudan (Spla), le milizie alleate a questo gruppo armato ed altre milizie indipendenti hanno ucciso e stuprato con uguale impunita'.
Mentre i negoziati di pace tra il governo sudanese e lo Spla andavano avanti pur con difficolta' dopo il 2002, Khartoum ha sostenuto gli attacchi delle milizie Janjawid nei confronti dei gruppi etnici del Sudan occidentale i quali, denunciando l'emarginazione e la carenza di protezione, avevano costituito un Esercito sudanese di liberazione. Oggi, un milione di profughi interni nel Darfur devono fronteggiare fame e malattie. Altri 130.000 sono fuggiti in Ciad.
Il 5 giugno 2004, dopo due anni di negoziati, e' stata finalmente siglata la pace tra il governo del Sudan e lo Spla. Ma i protocolli sui quali si e' basato l'accordo di pace non fanno riferimento alla responsabilita' penale per le gravi violazioni dei diritti umani del passato.
«Tollerando questa impunita' il governo e lo Spla, cosi' come i mediatori e gli osservatori del processo di pace nel sud del paese, accettano che il diritto internazionale umanitario possa essere violato senza conseguenze» ha affermato Amnesty International.
Amnesty International ha ripetutamente chiesto il dispiegamento di osservatori sui diritti umani nel Sudan meridionale col compito di indagare sulle denunce di gravi violazioni dei diritti umani e di chiamare gli autori di abusi dei diritti umani a rispondere delle proprie azioni.
Rispetto al conflitto nel Darfur, Amnesty International chiede:
- una commissione internazionale di inchiesta per esaminare le prove di crimini di guerra, crimini contro l'umanita' e altre violazioni del diritto internazionale umanitario, cosi' come denunce di genocidio;
- l'immediato dispiegamento di osservatori per i diritti umani in numero sufficiente e con le risorse necessarie per indagare e riferire sulle gravi violazioni dei diritti umani;
- il disarmo e lo scioglimento delle milizie Janjawid, a cui occorre impedire una volta per tutte di compiere abusi nei confronti della popolazione civile.
Il Sudan ha siglato, ma non ratificato, lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale. Tra i suoi primi atti il nuovo governo, basato sulla divisione del potere stabilita dall'accordo di pace di Nairobi tra il governo e lo Spla, deve ratificare lo Statuto di Roma. Questo gesto trasmettera' al popolo sudanese il segnale che le orribili violazioni del diritto umanitario e dei diritti umani commesse per oltre 20 anni non saranno piu' accettate.
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